Prima Civitavecchia poi Porto Tolle….il carbone sporco è imposto!

Dopo la campagna di Greenpeace http://www.facciamolucesuenel.org/

Arriva la sentenza del Consiglio di Stato che rimette in moto il carbone a Porto Tolle, così come a Civitavecchia tutti ad agevolare l’inquinamento massiccio dei territori, contro tutti i cittadini, contro le leggi della natura.

Dai comitati arriva la notizia: Rosolina lì, 21 giugno 2012- progetto di trasformazione a carbone della centrale termoelettrica di Porto Tolle – comunicato stampa

L’esito del ricorso per ottemperanza, proposto dal Ministero dell’Ambiente, non ha risolto in modo definitivo quello che è stato l’annullamento giurisdizionale del decreto di VIA, pronunciato dallo stesso tribunale Amministrativo nel maggio 2011 il quale, non è stato altro che la conseguenza di carenze progettuali di Enel ed inadempienze delle Amministrazioni pubbliche preposte ad esprimere le proprie valutazioni, alla luce di questa ultima sentenza, vale la pena rimarcare come la questione dell’obbligo della comparazione è ancora tutta aperta perché non è stata presa una decisione in merito al diritto europeo che sulla questione ha punti molto chiari, per cui un’eventuale VIA positiva, senza tener conto delle valide alternativepraticabili, apre grandi spazi di impugnazione. Questo per ribadire ancora una volta che i tempi della riconversione a carbone non sono ancora definiti, è chiaro che gli interessi collettivi che stiamo difendendo muovono dalla premessa che la proposta di Enel non sia l’unica possibilità di sviluppo del territorio, come sostengono gran parte delle forze politiche, associazioni industriali ecc…., tuttavia non intendiamo ignorare il critico momento di crisi economica ed occupazionale. Al contrario, chiediamo con forza agli Enti locali, alle associazioni di categoria, ai sindacati, ai singoli imprenditori e ai semplici cittadini di essere parte attiva per programmare il futuro del territorio. Riconosciamo l’importante ruolo che rivestono le reali opportunità della nostra area, occorrono scelte coraggiose che non penalizzino le attività principali e ben radicate nel Delta del Po: pesca, turismo e agricoltura, con migliaia di addetti impiegati. E soprattutto non deve essere posto in secondo piano la tutela della salute dei residenti. Il desiderio è che si trovi un unico denominatore comune che assicuri un degno futuro anche alle maestranze Enel e alle imprese dell’indotto, e siamo convinti che esso sicuramente esista e già da ora darebbe occupazione immediata: pretendere che venga avviata la demolizione delle strutture obsolete e non più utilizzabili dell’impianto, in previsione di riutilizzare il sito con progetti alternativi e ambientalmente compatibili. Dev’essere comunque chiaro che, ove dovesse emergere ancora una volta la volontà di persistere sulla strada della trasformazione a carbone, non abbiamo alcuna intenzione di subire inermi l’immenso torto che procurerà inevitabili e gravi danni alle citate attività economiche presenti sul territorio e che, soprattutto, rischia di compromettere per sempre la salubrità dell’ambiente in cui viviamo. In tal caso non esiteremo a far valere tutti i nostri diritti affinché ogni decisione in merito alla ripresa della procedura autorizzativa della riconversione a carbone sia sottoposta al vaglio delle competenti sedi giurisdizionali, amministrative e penali, nazionali ed europee.

Distinti saluti.

I Ricorrenti:C.O.B. – CONSORZIO OPERATORI BALNEARI, VILLAGGIO TURISTICO ROSAPINETA SUD e VILLAGGI CLUB s.r.l., CONSORZIO DELTA NORD SOCIETA’ COOP. A.R.L. , AGENZIE IMMOBILIARI e COMITATO CITTADINI LIBERI – PORTO TOLLE.

Comunicato di Legambiente:sentenza porto tolle