Per votare SI o NO al referendum del 4 Dicembre ci vogliono le ragioni!


LE RAGIONI DEL NO  http://www.referendumcostituzionale.online/ LE RAGIONI DEL SI : http://www.bastaunsi.it/le-ragioni-del-si/

Non basta, però leggere le posizioni per capire davvero perché il 4 Dicembre andiamo di nuovo a votare un referendum! Serve un po di tempo per leggere e un po di umiltà nel cercare di capire le vere ragioni di tanto clamore per una riforma costituzionale.

Quello che deve riuscire a fare l’elettore dopo aver capito cosa esprime il testo del referendum è non cadere nella tifoseria tutta politicizzata dai partiti politici che hanno un interesse diretto al risultato del referendum.

Farsi una propria idea è fondamentale per non cadere negli slogan già fatti dal web e dalla propaganda!

Inizia male l’elettore se pretende di seguire i dibattiti sui format televisivi o sul web se non ha capito chi ci perde e chi ci guadagna!

Due punti fermi: 1) La riforma è una delega al buio al Premier ( che non è eletto dagli Italiani) di decidere e di legiferare senza risponderne agli elettori. 2) La riforma non garantisce la sovranità popolare e insieme alla nuova legge elettorale (Italicum) già approvata espropria la sovranità al popolo e la consegna a una minoranza parlamentare che solo grazie al premio di maggioranza si impossessa di tutti i poteri.

Di seguito alcuni ragionamenti da leggere e i vari siti web da cui cercare la più possibile delle informazioni che riguardano la scelta del voto al referendum.

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La nostra Costituzione è stata concepita per unire non per dividere: è questa la sua essenza rivoluzionaria. La riforma costituzionale renziana si caratterizza, sin dal metodo, come una Costituzione non di maggioranza ma di minoranza, non unisce ma, di fatto, divide. Grazie a una legge dichiarata incostituzionale, il porcellum, un partito che aveva il 25% non degli elettori, ma dei votanti, ha preso la maggioranza assoluta; e in questo 25% che equivarrà a un 15% della popolazione, la maggioranza è costituita da meno della metà perché molti sono diventati “governativi” a seguito del cambiamento di equilibri interni al partito, quindi abbiamo un’infima minoranza a sostegno di questa riforma che è stata approvata – anzi, è stata imposta – attraverso operazioni a dir poco indecorose: la fiducia, il taglio di emendamenti, forme di Aventino fino all’ultima gravissima deformazione consistente nel carattere plebiscitario che si vorrebbe imporre al referendum: non sulla Costituzione ma su Renzi.

Ma se c’è una questione che non ha niente a che fare con le funzioni di Governo è proprio la Costituzione. Già questo, qualunque cosa dica la nuova Costituzione, è un fattore di sfiducia sulla nuova Carta. L’attuale Costituzione è nata dal consenso unanime di quasi tutti i partiti politici dell’epoca e per questo ha in sé ha un enorme valore aggregante e democratico. Una Costituzione di minoranza sarà regressiva e non avrà più il prestigio, il valore che deve avere la Costituzione in un sistema democratico solidaristico-sociale.

In questi anni è stato smantellato lo Stato sociale, è stato distrutto il diritto del lavoro, la sanità non più solidale e gratuita perché si è economizzata e pesa sulle spalle soprattutto dei più poveri. Lo smantellamento di tutti questi diritti è possibile solo se prima di tutto si smobilita la società, e cioè si indeboliscono i partiti, e i cittadini sono ridotti a spettatori davanti alle televisioni a guardare gli scontri fra i politici, che naturalmente si scontrano su questioni secondarie.

Ciò che viene perseguito è prima di tutto la neutralizzazione del controllo dal basso, del radicamento sociale, e in secondo luogo la neutralizzazione dei limiti e dei vincoli dall’alto, e cioè da parte delle Costituzioni, perché le Costituzioni sono ormai scomparse dall’orizzonte della politica.

Con queste riforme il Parlamento non conterà più niente, sarà per l’appunto una maggioranza di parlamentari, fortemente vincolati da chi deciderà della loro successiva elezione, a causa anche della disarticolazione sociale dei partiti, della loro neutralizzazione come fonti di legittimazione titolari delle funzioni di indirizzo politico, di controllo e di responsabilizzazione. Il nostro voto è una scelta o a favore della democrazia pluralistica costituzionale oppure a favore di un’involuzione personalistica e autocratica del sistema politico.

Per tutti questi motivi all’interno della cabina elettorale occorre meditare e riflettere profondamente sul nostro prossimo futuro prima di votare per il SI o per il NO.http://www.wallstreetitalia.com/opinioni/perche-voto-no-al-referendum-costituzionale/

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“L’informazione corretta, non falsificata, è premessa indispensabile per il voto consapevole dei cittadini, e chi ha le conoscenze necessarie deve metterle a disposizione di tutti”.
[Stefano Rodotà]

Lo scontro tra il Sì e il No è trasversale e coinvolge tutti gli schieramenti politici e ideologici. Ovviamente il leader naturale del partito del Sì è Matteo Renzi, ma a predicare le ragioni della riforma costituzionale c’è anche l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il quale ha spiegato che “le due debolezze fatali della storia repubblicana sono stati la minorità dell’esecutivo e il bicameralismo perfetto”.

Contemporaneamente si sono delineati anche i comitati del No, presieduti da costituzionalisti ed esponenti delle opposizioni, i quali hanno definito la riforma costituzionale votata dalla maggioranza “l’anticamera di uno stravolgimento totale dei principi della nostra Costituzione e di una sorta di nuovo autoritarismo”.

Molti dubbi sono stati sollevati anche in merito al nuovo rapporto tra Stato centrale e regioni disegnato dalla nuova legge, che, secondo i costituzionalisti del No, non risolverebbe le criticità scaturite dalla riforma del 2001.

Riforma costituzionale 2016, Sì o No? Come funziona il voto

Il testo della riforma Boschi introduce diverse novità, tra cui l’abolizione del bicameralismo paritario e del Cnel, la riduzione del numero dei parlamentari, la modifica del quorum per l’elezione del presidente della Repubblica e l’aumento del numero delle firme necessarie per proporre una legge di iniziativa popolare.

Per questo tipo di referendum, chiamato anche confermativo o sospensivo, non è necessario il raggiungimento del quorum.

Diversamente dal referendum abrogativo – come quello di aprile sulle trivellazioni, per intenderci – vincerà l’opzione (Sì o No) che ha ottenuto la maggioranza dei consensi a prescindere dal numero di votanti.

Referendum costituzionale 2016: perché votare Sì

Per i sostenitori del Sì, tra cui troviamo non solo esponenti Pd ma anche docenti di Diritto e studiosi della Costituzione, la riforma Boschi rappresenta un salto di qualità per il sistema politico italiano e per il suo farraginoso processo legislativo, garantendo maggiore stabilità a un Paese che ha visto 63 governi susseguirsi negli ultimi 70 anni.

Le più note ragioni per votare Sì al referendum costituzionale di dicembre sono:

  • addio bicameralismo: si supera il famoso ping-pong tra Camera e Senato, con notevoli benefici in termini di tempo;
  • il fatto che solo la Camera sia chiamata a votare la fiducia al governo implica l’instaurazione di un rapporto di fiducia esclusivo con quest’ala del Parlamento;
  • la diminuzione del numero dei parlamentari e l’abolizione del Cnel produrrà notevoli risparmi;
  • grazie all’introduzione del referendum propositivo e alle modifiche sul quorum referendario migliora la qualità delle democrazia;
  • il Senato farà da “camera di compensazione” tra governo centrale e poteri locali, quindi diminuiranno i casi di contenzioso tra Stato e Regioni davanti la Corte costituzionale.

Referendum costituzionale 2016: perché votare No

Tutte le ragioni anti-riforma sono dichiarate sul sito ufficiale del comitato del No. I motivi per cui, secondo gli esponenti del fronte del No, gli italiani dovrebbero opporsi all’approvazione del ddl Boschi-Renzi si possono riassumere nei seguenti punti:

  • si tratta di una riforma non legittima perché prodotta da un Parlamento eletto con una legge elettorale (Porcellum) dichiarata incostituzionale. Inoltre, anche gli amministratori locali chiamati a comporre il nuovo Senato godrebbero dell’immunità parlamentare;
  • anziché superare il bicameralismo paritario, la riforma lo rende più confuso, creando conflitti di competenza tra Stato e Regioni e tra Camera e nuovo Senato;
  • la riforma non semplifica il processo di produzione delle leggi, ma lo complica: le norme che regolano il nuovo Senato, infatti, produrrebbero almeno 7 procedimenti legislativi differenti;
  • i costi della politica non vengono dimezzati: con la riforma si andrà a risparmiare solo il 20%;
  • l’ampliamento della partecipazione diretta dei cittadini comporterà l’obbligo di raggiungimento di 150mila firme (attualmente ne servono 50mila) per i disegni di legge di iniziativa popolare;
  • il combinato disposto riforma costituzionale-Italicum accentra il potere nella mani del governo, di un solo partito e di un solo leader.

Questo libro spiega in modo chiaro, semplice e sintetico perché questa “riforma” – insieme alla legge elettorale Italicum – mette a rischio il principio costituzionale della sovranità popolare e la democrazia stessa.

“Le ragioni del no” è una guida pratica ed essenziale per chi vuole capire fino in fondo le conseguenze del Ddl Boschi-Renzi, in difesa della Costituzione e dei suoi principi fondanti. Uno strumento semplice, ma rigoroso, dedicato a singoli cittadini, comitati, associazioni, gruppi d’acquisto solidali, che si vale delle opinioni di autorevoli giuristi e costituzionalisti tra cui Ferrajoli, Besostri, Carlassare, Pace, Angiolini e altri ancora,

“Le ragioni del no” analizza il contesto in cui nasce la “riforma” e il combinato disposto con la legge elettorale Italicum. Affronta poi il Ddl Boschi-Renzi articolo per articolo per spiegarne i contenuti e le criticità. E infine riassunte in 52 punti i motivi per cui respingerla.

In primis: in caso di vittoria dei Sì, grazie all’abnorme premio di maggioranza concesso dall’Italicum alla Camera, tutti i poteri saranno concentrati nelle mani di una sola forza politica (anche con un consenso molto limitato) e del suo leader: questo modifica – di fatto – la forma di governo, passando da una democrazia parlamentare a una “democrazia plebiscitaria” o “di investitura”.

Inoltre, il Senato non sarà affatto abolito ma sarà trasformato in un ramo del parlamento non eletto dai cittadini né realmente rappresentativo dei territori, pur mantenendo notevoli funzioni legislative (tra cui nuove possibili riforme costituzionali) e partecipando all’elezione dei più importanti organi dello Stato, presidente della Repubblica, giudici della Corte Costituzionale e membri del CSM.

Si tratta infine di una riforma il cui testo – scritto male, a tratti incomprensibile e ambiguo – complicherà invece di snellire l’iter delle leggi, senza portare, nonostante i proclami, significativi risparmi sui costi della politica.http://altreconomia.it/prodotto/le-ragioni-del-no/

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http://temi.repubblica.it/micromega-online/referendum-costituzionale-zagrebelsky-i-15-motivi-per-dire-no-alla-riforma-renzi/