SS 675: Ci sono ancora troppe ragioni per dire no al tracciato verde che distrugge la valle del Mignone

Ci sono ancora tantissimi motivi  per dire no al tracciato verde proposto da Anas per il completamento della SS 675 da Monteromano a Tarquinia.

Ma visto che la politica tace, l’informazione non se ne cura, il giornalismo d’inchiesta non da segni di interesse, l’Anas va avanti e non ci pensa neppure a spiegare meglio ciò che manca nella valutazione ambientale ferma al Ministero dell’ambiente, pretendendo l’ok della conferenza dei servizi che a giorni verrà organizzata per porre fine a tutta la procedura.

Difficile da comprendere ma è proprio così che sta andando avanti il progetto di Anas di realizzare la parte finale della superstrada che da Monteromano arriva a Tarquinia, passando nella valle del Mignone, appunto come denunciano i comitati e associazioni, senza tener conto della distruzione che comporterà.

Infatti Anas non riesce a spiegarlo neanche al Ministero dell’ambiente che a Giugno del 2016 gli ha chiesto ben 66 punti di integrazione al progetto presentato un anno prima per la valutazione d’impatto ambientale.

Ecco ciò che chiede il Ministero, ovvero la commissione tecnica di VIA ad Anas, DVA_2016-0016248, ecco poi cosa risponde Anas a quella montagna di richieste, Risposta_alla_richiesta_di_integrazioni_rev4 (1).

Queste le osservazioni delle associazioni ambientaliste e dei comitati alle integrazioni di Anas DVA-2016-0021781

Ma come succede spesso in Italia, è calato il silenzio su tutta la procedura. L’unica traccia che rimane è il verbale di seduta della conferenza dei servizi del 29 Maggio, dove si legge che la Regione Lazio e in particolare, la direzione Ambiente della Regione Lazio non ha ancora espresso il parere formale.

Così sembra fino ad oggi, non è stata, infatti, pubblicata la delibera di Giunta che esprime i pareri formali degli uffici della Regione Lazio utili alla conferenza dei servizi conclusiva.

Considerata molto prossima la conferenza dei servizi, ancora una volta le associazioni ambientaliste e i comitati hanno provato a spiegare le ragioni del no al tracciato cercando ascolto alla Regione Lazio con una lettera in cui si chiede di non precedere al parere positivo nella prossima conferenza dei servizi presso il Ministero delle infrastrutture.

Questa la lettera inviata all’attenzione del presidente della Regione e delle direzioni interessate alla procedura: diffida regione lazio

Al Presidente della Regione Lazio
Nicola Zingaretti

Assessore Infrastrutture, politiche abitative e Ambiente
Dott. Fabio Refrigeri

Direzione Regionale Territorio ed Urbanistica
Direttore: Manetti Manuela

Presidente Commissione Ambiente,
lavori pubblici, mobilità, politiche della casa e urbanistica
On.le Enrico Panunzi

Assessore Rapporti con il Consiglio, Ambiente e Rifiuti
Mauro Buschini

Direzione Regionale ambiente e sistemi naturali
Direttore: Consoli Vito

Conservazione e tutela qualità dell’ambiente
Dirigente: Palombo Aldo
Direzione/Agenzia: Direzione Regionale Ambiente e sistemi naturali

E P.C.
Al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare
Direzione Generale per le Valutazioni Ambientali

Alla Divisione II – Sistemi di valutazione ambientale
Commissione VIA – VAS

OGGETTO: Completamento della S.S. 675 Nel tratto Monte Romano – Civitavecchia. Progetto
Preliminare. Inadempienza di Anas alle richieste formulate dalla Commissione VIA, con nota
0002229/CTVA del 17/06/2016 sulla procedura di VIA – Invito a non procedere al parere della
Direzione Ambiente della Regione Lazio.
Gli scriventi, Italia Nostra, Forum Ambientalista e Comitato per il diritto alla mobilità di Tarquinia, già
firmatari delle osservazioni inviate nell’ambito della procedura VIA relativa al completamento della

S.S. 675 nel tratto Monte Romano – Civitavecchia., inviate in data 03/09/2015, 11/05/2016 e
01/09/2016, le ultime in merito alla documentazione integrativa, pubblicata da ANAS e richiesta dalla
Commissione VIA, con nota 0002229/CTVA del 17/06/2016, formulano alle SS.LL. istanza di
archiviazione e parere negativo ovvero di avvio nuova procedura.
PREMESSO CHE
L’analisi dell’ultimo documento prodotto da ANAS (risposta-alla-richiesta di integrazioni-rev4 del
15/07/2007) non manca di evidenziare vistose incompletezze e carenze su molti dei 66 punti di
chiarimento ed integrazione richiesti dalla Commissione VIA del Minambiente.
In via preliminare, occorre rilevare un atteggiamento scarsamente collaborativo da parte di ANAS che
in molte risposte evita di entrare nel merito delle richieste o lo fa semplicemente rimandando alla
precedente relazione tecnico-progettuale.
Si rileva come tale atteggiamento contrasti con lo spirito della stessa procedura di VIA che costituisce,
nelle sue modalità formali di contraddittorio, uno strumento di garanzia per comprovare la bontà delle
scelte progettuali.
Il venire meno di tale processo contraddittorio con risposte evasive o addirittura omissive da parte del
progettista aumenta il livello di preoccupazione circa le criticità evidenziate nei quesiti del
Minambiente – Commissione VIA e non risolte nelle risposte di ANAS.
Si noti a questo proposito come i documenti allegati alle risposte di ANAS sono spesso una mera
ripubblicazione di materiale già prodotto nella edizione del progetto dell’agosto 2015 senza che
quindi aggiungano elementi utili a chiarire le perplessità espresse dalla Commissione.
Già nella “PREMESSA” del documento, come sopra rilevato, emerge una affermazione che costituisce
uno dei temi fondanti del documento:
“ […] gli approfonditi studi condotti in occasione di questo progetto, mirati alla valutazione qualiquantitativa
degli effetti generati dalla realizzazione di una strada sulle componenti ecosistemiche,
hanno evidenziato una sostanziale assenza di riscontri scientifici e bibliografici atti a poter
quantificare la reale interferenza delle infrastrutture lineari stradali. ANAS si propone pertanto come
parte attività per la realizzazione di appositi monitoraggi post operam che concorrano a dare un
contributo sperimentale alla comprensione di questi aspetti ”.
Ne discende, inequivocabilmente, se non altro per affermazione del proponente, che allo stato la
progettazione prodotta non contiene il set informativo previsto e necessario (Vedasi in particolare
Allegato III alla Direttiva VIA) per consentire alla Commissione una adeguata valutazione e
determinazione quanto all’impatto del progetto, ed al pubblico una efficace partecipazione nel rispetto
delle inderogabili prescrizioni europee di cui alla Direttiva 2011/92 rafforzata dalla Direttiva 2014/52,
in particolare quanto alle matrici suolo, territorio, acque e biodiversità.
Due sono gli elementi che occorre quindi evidenziare.
Il primo è che l’impatto ambientale è un concetto fondamentale e preliminare a qualsivoglia opera
edile. Si basa sul principio per cui è sempre meglio prevenire possibili effetti negativi di un progetto
che combatterne le conseguenze in un secondo momento. La procedura amministrativa allo stato
attuale, prevede che il MATTM dia o meno la sua autorizzazione all’opera sulla base delle rilevazioni
dei dati scientifici forniti allo stato attuale sull’ambiente coinvolto, i dati economici che riguardano il
progetto stesso e la relazione tra ambiente e progetto anche in riferimento alla comunità di esseri umani
che vive in esso. L’eventuale nulla osta al progetto preliminare concesso in questa fase renderà di fatto
assolutamente irrilevanti le “ […] ulteriori attività di monitoraggio specifiche…..condotte in parallelo
all’avvio della progettazione definitiva che concorreranno ad affinare le soluzioni mitigative
proposte”. Nella assoluta unicità e fragilità dell’ecosistema coinvolto dal progetto un generico

proponimento di ulteriori attività di monitoraggio – successive alla autorizzazione VIA (!) – non può
essere considerato un elemento attendibile per la tutela del territorio da eventuali danni provocati da un
mancato approfondimento progettuale che deve avvenire ed essere valutato dal Minambiente in questa,
e solo in questa fase, pena conseguenze dannose e molto probabilmente irreversibili per il territorio
coinvolto.
Il secondo elemento riguarda l’ormai universalmente accettato principio di precauzione che
ricordiamo “impone di attuare senza indugio azioni di contrasto nelle ipotesi in cui ricorra una
minaccia di danni “gravi o irreversibili” per l’ambiente, pur senza disporre di certezze scientifiche
assolute sui reali pericoli”. ANAS invece, in spregio a tale principio, vorrebbe non solo procedere alla
realizzazione di un progetto senza conoscerne né prevedere eventuali effetti negativi sul territorio o
sull’ambiente, ma si propone di utilizzare un territorio di rara peculiarità ambientale come laboratorio e
“caso di studio” per monitorare ed evidenziare post operam i danni che ne scaturiranno!!!
Vale qui ricordare come secondo la Commissione europea, il principio di precauzione può essere
invocato quando un fenomeno, un prodotto o un processo può avere effetti potenzialmente pericolosi,
individuati tramite una valutazione scientifica e obiettiva, se questa valutazione non consente di
determinare il rischio con sufficiente certezza.
Un altro punto di forte criticità che questo progetto deve affrontare è il fatto che il tracciato in oggetto
attraversa per quasi la sua totalità una ZPS e costeggia il SIC Fiume Mignone. Essendo l’area coinvolta
un sito di Rete Natura 2000, risponde alla Direttiva Habitat che disciplina tra le altre cose gli interventi
che si vogliano mettere in atto in tali aree protette, per le quali è obbligatorio effettuare lo Studio
d’Incidenza Ambientale, necessario a dimostrare appunto che tali interventi non compromettano la
conservazione del sito, e le cui risultanze possono prevedere financo il non intervento. Questo
strumento, come anche il SIA, rappresenta una misura di valutazione preventiva, utile a stabilire gli
impatti potenziali, ma ANAS, nel giustificare i risultati dello Studio effettuato, invece afferma che:
“l’insieme delle misure e soluzioni adottate a scopo mitigativo, individuate prima in fase di studio
della configurazione del sistema di progetto poi in fase successiva durante l’analisi degli impatti
ambientali, è risultato efficace e sufficiente per poter giudicare come non significativi o scarsamente
significativi gli impatti ambientali residui sulle componenti indagate”.
Segue poi un’affermazione sconcertante quanto grave: “lo studio di incidenza verrà tuttavia
aggiornato, a seguito di tutti gli approfondimenti risultanti dalle attività di analisi e monitoraggio, in
sede di progetto definitivo. Considerato che dunque seguiranno livelli di progettazione più avanzati
(definitivo ed esecutivo), codesto Ministro potrà formulare un parere vincolato alla ottemperanza delle
prescrizioni che riterrà opportuno impartire”.
Rimandando ancora una volta alla successiva fase progettuale, ANAS sembra ignorare che, mancando
dati certi che possano garantire la conservazione del sito, si possa ancora decidere per il non intervento,
un’ipotesi che invece dovrebbe essere considerata almeno possibile, essendo il progetto ancora
sottoposto ad una fase valutativa.
Visto quanto premesso:
RIBADISCONO QUANTO SEGUE
– Le richieste di integrazione e chiarimento della Commissione VIA – VAS del Ministero dell’Ambiente
indirizzate ad ANAS con nota n. 0002229/CTVA del 17/06/2016 relative al completamento della tratta
in oggetto risultano essere in buona parte disattese come da approfondito e motivato documento
analitico degli scriventi del 01/09/2016 indirizzato al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del
Territorio e del Mare e per conoscenza alla S.V. e pubblicate sul sito del Ministero dell’Ambiente nella
sezione dedicata alla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale.

– Il documento di ANAS non dà – e non può dare – risposte valide ed esaurienti alle richieste di
integrazione della Commissione VIA e che allo stato la progettazione prodotta non contiene il set
informativo previsto e necessario (Vedasi in particolare Allegato III alla Direttiva VIA) per consentire
alla Commissione una adeguata valutazione e determinazione quanto all’impatto del progetto, ed al
pubblico una efficace partecipazione nel rispetto delle inderogabili prescrizioni europee di cui alla
Direttiva 2011/92 rafforzata dalla Direttiva 2014/52, in particolare quanto alle matrici suolo, territorio,
acque e biodiversità.
– Gli ultimi scampoli della normativa della cd. VIA Speciale per le Grandi opere di interesse strategico,
seppur fatti salvi dall’art. 216, comma 27, del DLGS 50/2016 (Nuovo codice degli appalti) si ritiene
che non possano violare gli elementi caratterizzanti e di base di una VIA (completezza delle
informazioni e degli studi, partecipazione informata del pubblico, valutazione terza dal proponente su
cui comunque ricade un obbligo di diligenza professionale e leale collaborazione)
– Che l’opera come progettata sul nuovo tracciato è pertanto oggi assolutamente carente del minimo
indispensabile set informativo e valutativo, e ove esso esista almeno in parte si nota come la modalità
scelta di analisi multicriteri comparativa svolta quanto ai pesi attribuiti e i calcoli eseguiti, non è scevra
da vizi logici e motivazionali.
Alla luce di quanto sopra gli scriventi
INVITANO
Codesta Direzione Regionale ambiente e sistemi naturali a non esprimere alcun parere favorevole
all’opera in oggetto sia sotto forma di delibera di Giunta sia sotto forma di altro parere diversamente
espresso.
In caso contrario verranno aditi gli organi di controllo amministrativi nazionali e comunitari ritenendo
responsabile Codesta Amministrazione Regionale di ogni conseguente penalizzazione o contestazione
che scaturirà dai ricorsi degli scriventi.

Il comunicato inviato alla stampa:http://www.civonline.it/articolo/trasversale-il-comitato-scrive-alla-regione-lazio-affinche-non-dia-parere-favorevole