Osservazioni e rilievi relativi al procedimento di RINNOVO di Autorizzazione Integrata Ambientale della centrale termoelettrica di Torrevaldaliga Nord Enel produzione S.p.a

Queste sono le osservazioni inviate a firma del Movimento No Coke Alto Lazio, del Forum Ambientalista e di alcuni  consiglieri Comunali.

 

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Osservazioni e rilievi relativi al procedimento di RINNOVO di Autorizzazione Integrata Ambientale della centrale termoelettrica di Torrevaldaliga Nord Enel produzione S.p.a

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1. Premessa

Con Avviso pubblico del 23 luglio 2009 l’ENEL Produzione S.p.a. ha comunicato l’avvio, a far data dall’8 luglio 2009, del procedimento di rinnovo, ai sensi de decreto legislativo 18 febbraio 2005, n. 50 dell’Autorizzazione Integrata Ambientale.

In tale avviso è indicato il termine di 30 giorni dalla data di pubblicazione (23.07.2009) del predetto Avviso per presentare presso codesta Direzione, in forma scritta o con e-mail certificata, Osservazioni sull’opera in oggetto.

È comunque da sottolineare che sul sito istituzionale del Ministero dell’Ambiente, nella sezione dedicata all’AIA, è ben specificato ed evidenziato che “eventuali osservazioni sulle istanze ai sensi dell’articolo 5, comma 8 del D.Lgs. 59/05 potranno essere presentate dopo la pubblicazione dell’apposito avviso a mezzo stampa e durante tutto il procedimento dai soggetti interessati”

Con nota prot. n.700/G830 del 23 giugno c.a. ENEL Produzione spa ha trasmesso “l’istanza di rinnovo dell’AIA per la centrale di TorreValdaliga Nord, completa (a suo dire) della documentazione richiesta dal D.Lgs 59/2005”.
1.1 Normativa di riferimento

L’intero procedimento è disciplinato nell’ambito del già citato D.Lgs. 59/05 recante “Attuazione integrale della direttiva 96/61/CE relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento”

Detta Direttiva 96/61/CE (IPPC) nel procedimento sopra descritto riveste fondamentale importanza essendo lo strumento che la Comunità Europea si è data per prevenire e ridurre l’inquinamento attraverso la promozione delle attività industriali più pulite, quelle cioè che utilizzano le migliori tecnologie disponibili (BAT), stando che le informazioni tecniche contenute nei documenti di riferimento delle BAT (BREF) devono essere tenute in debita considerazione dalle autorità preposte al rilascio delle autorizzazioni.

Tra le principali fasi procedurali previste dalla Direttiva IPPC vi è l’adozione dei valori limite alle emissioni basati sulle migliori tecniche disponibili (MTD) (in inglese Best Available Techniques, di seguito BAT), senza l’obbligo di utilizzare una tecnica o tecnologia specifica, ma tenendo conto delle caratteristiche tecniche del singolo impianto, della sua ubicazione geografica e delle condizioni locali dell’ambiente interessato al funzionamento dell’impianto sottoposto a riesame.

E proprio da quest’ultimo criterio normativo discende la prima incongruenza da porre in rilievo, infatti nella domanda di rinnovo presentata da ENEL Produzione e nella documentazione allegata, nonostante sia riportato nell’intestazione che la stessa è stata redatta ai sensi del Decreto Legislativo 18 febbraio 2005, n°59, si fa continuo riferimento a quanto previsto dal Decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152 mentre la nuova centrale Enel Torrevaldaliga Nord di Civitavecchia ricade, come già detto, nel regime normativo del d.lgs. 18-2-2005 n. 59.

Ciò, peraltro, risulta palese proprio dagli ambiti di applicazione del d.lgs 152/2006.come individuati all’articolo 267 che al comma 3 recita ” Resta fermo, per gli impianti sottoposti ad autorizzazione integrata ambientale, quanto previsto dal decreto legislativo 18 febbraio 2005, n. 59; per tali impianti l’autorizzazione integrata ambientale sostituisce l’autorizzazione alle emissioni prevista dal presente titolo.”

1.2 Definizioni

Al fine di evitare equivoci interpretativi rispetto ai termini usati nel procedimento e nel presente documento si ritiene utile riportare le definizioni esatte dei termini utilizzati, come stabilite dall’art. 2 del D.Lgs. 18-2-2005 n. 59

inquinamento: l’introduzione diretta o indiretta, a seguito di attività umana, di sostanze, vibrazioni, calore o rumore nell’aria, nell’acqua o nel suolo, che potrebbero nuocere alla salute umana o alla qualità dell’ambiente, causare il deterioramento di beni materiali, oppure danni o perturbazioni a valori ricreativi dell’ambiente o ad altri suoi legittimi usi;

impianto: l’unità tecnica permanente in cui sono svolte una o più attività elencate nell’allegato I e qualsiasi altra attività accessoria, che siano tecnicamente connesse con le attività svolte nel luogo suddetto e possano influire sulle emissioni e sull’inquinamento;

impianto esistente: un impianto che, al 10 novembre 1999, aveva ottenuto tutte le autorizzazioni ambientali necessarie all’esercizio, o il provvedimento positivo di compatibilità ambientale, o per il quale a tale data erano state presentate richieste complete per tutte le autorizzazioni ambientali necessarie per il suo esercizio, a condizione che esso sia entrato in funzione entro il 10 novembre 2000;

impianto nuovo: un impianto che non ricade nella definizione di impianto esistente;

emissione: lo scarico diretto o indiretto, da fonti puntiformi o diffuse dell’impianto, di sostanze, vibrazioni, calore o rumore nell’aria, nell’acqua ovvero nel suolo;

valori limite di emissione: la massa espressa in rapporto a determinati parametri specifici, la concentrazione ovvero il livello di un’emissione che non possono essere superati in uno o più periodi di tempo. I valori limite di emissione possono essere fissati anche per determinati gruppi, famiglie o categorie di sostanze, segnatamente quelle di cui all’allegato III. I valori limite di emissione delle sostanze si applicano di norma nel punto di fuoriuscita delle emissioni dall’impianto; nella loro determinazione non devono essere considerate eventuali diluizioni. Per quanto concerne gli scarichi indiretti in acqua, l’effetto di una stazione di depurazione può essere preso in considerazione nella determinazione dei valori limite di emissione dell’impianto, a condizione di garantire un livello equivalente di protezione dell’ambiente nel suo insieme e di non portare a carichi inquinanti maggiori nell’ambiente, fatto salvo il rispetto delle disposizioni del decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152, e successive modificazioni;

norma di qualità ambientale: la serie di requisiti, inclusi gli obiettivi di qualità, che sussistono in un dato momento in un determinato ambiente o in una specifica parte di esso, come stabilito nella normativa vigente in materia ambientale;

autorità competente: il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio per tutti gli impianti esistenti e nuovi di competenza statale indicati nell’allegato V o, per gli altri impianti, l’autorità individuata, tenendo conto dell’esigenza di definire un unico procedimento per il rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale, dalla regione o dalla provincia autonoma;

autorizzazione integrata ambientale: il provvedimento che autorizza l’esercizio di un impianto o di parte di esso a determinate condizioni che devono garantire che l’impianto sia conforme ai requisiti del presente decreto. Un’autorizzazione integrata ambientale può valere per uno o più impianti o parti di essi, che siano localizzati sullo stesso sito e gestiti dal medesimo gestore;

modifica dell’impianto: una modifica delle sue caratteristiche o del suo funzionamento ovvero un suo potenziamento che possa produrre conseguenze sull’ambiente;

migliori tecniche disponibili: la più efficiente e avanzata fase di sviluppo di attività e relativi metodi di esercizio indicanti l’idoneità pratica di determinate tecniche a costituire, in linea di massima, la base dei valori limite di emissione intesi ad evitare oppure, ove ciò si riveli impossibile, a ridurre in modo generale le emissioni e l’impatto sull’ambiente nel suo complesso. Nel determinare le migliori tecniche disponibili, occorre tenere conto in particolare degli elementi di cui all’allegato IV. Si intende per:

1) tecniche: sia le tecniche impiegate sia le modalità di progettazione, costruzione, manutenzione, esercizio e chiusura dell’impianto;

2) disponibili: le tecniche sviluppate su una scala che ne consenta l’applicazione in condizioni economicamente e tecnicamente valide nell’àmbito del pertinente comparto industriale, prendendo in considerazione i costi e i vantaggi, indipendentemente dal fatto che siano o meno applicate o prodotte in àmbito nazionale, purché il gestore possa avervi accesso a condizioni ragionevoli;

3) migliori: le tecniche più efficaci per ottenere un elevato livello di protezione dell’ambiente nel suo complesso;

gestore: qualsiasi persona fisica o giuridica che detiene o gestisce l’impianto;

pubblico: una o più persone fisiche o giuridiche, nonché, ai sensi della legislazione o della prassi nazionale, le associazioni, le organizzazioni o i gruppi di tali persone;

pubblico interessato: il pubblico che subisce o può subire gli effetti dell’adozione di una decisione relativa al rilascio o all’aggiornamento di una autorizzazione o delle condizioni di autorizzazione, o che ha un interesse rispetto a tale decisione; ai fini della presente definizione le organizzazioni non governative che promuovono la protezione dell’ambiente e che soddisfano i requisiti di diritto nazionale si considerano portatrici di un siffatto interesse.

 

2. Domanda

La domanda di Rinnovo di Autorizzazione Integrata Ambientale è presentata dalla Società Enel Produzione SpA per l’impianto di Torrevaldaliga Nord che, nell’apposita modulistica ministeriale, viene definito come “impianto esistente”, relazionando l’istanza alla necessità di Rinnovo a seguito di scadenza naturale della precedente autorizzazione ovvero il Decreto MAP 55/02/2003 del 24 dicembre 2003.

Spiace, per l’immediatezza della questione che non lascerebbe spazio ad interpretazioni, ma è indispensabile rilevare anche in questa sede quanto già rappresentato da uno degli scriventi in occasione dell’ultima Conferenza di Servizi relativa al Riesame tenutasi il 15 luglio u.s. (vd. pag. 3 del relativo Resoconto Verbale), ovvero che ai sensi del D.Lgs. 59/2005 la definizione di impianto esistente non è applicabile alla centrale di Torrevaldaliga Nord.

Si riporta la definizione di “impianto esistente” di cui all’art.1 lettera D del D.Lgs. 59/2005:

Impianto esistente: un impianto che, al 10 novembre 1999, aveva ottenuto tutte le autorizzazioni ambientali necessarie all’esercizio, o il provvedimento positivo di compatibilità ambientale, o per il quale a tale data erano state presentate richieste complete per tutte le autorizzazioni ambientali necessarie per il suo esercizio, a condizione che esso sia entrato in funzione entro il 10 novembre 2000”.

Com’è noto (vd. Decreto VIA 680/2003), solo in data 22 Aprile 2002 Enel Produzione SpA ha attivato l’istanza per la pronuncia di compatibilità ambientale e di autorizzazione ambientale integrata del progetto di conversione a carbone della centrale Torrevaldaliga Nord.

In considerazione di ciò, diviene persino pleonastico evidenziare come l’impianto di Torrevaldaliga Nord nella sua configurazione a carbone abbia ottenuto il giudizio positivo circa la compatibilità ambientale in data 4 novembre 2003 e l’Autorizzazione Integrata Ambientale, compresa nell’Autorizzazione Unica 55/02/2003 rilasciata dal MAP, in data 24 dicembre 2003, dato, peraltro, inevitabilmente trascritta nella domanda di rinnovo oggetto delle presenti osservazioni; così come è persino imbarazzante rilevare l’entrata in funzione dell’impianto, avvenuta soltanto nel secondo semestre del 2008, con le prime attività di collaudo, consentite, peraltro, in assenza di misure relative alle condizioni diverse dal normale esercizio.

Dalla sola considerazione della data di presentazione delle richieste per le autorizzazioni ambientali necessarie, infatti, emerge con sesquipedale chiarezza l’inapplicabilità, ai fini dell’Autorizzazione Integrata Ambientale per l’impianto di Torrevaldaliga Nord, della definizione di “impianto esistente” che, pertanto, deve essere considerato, ai fini dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, come IMPIANTO NUOVO” ovvero ai sensi dell’art.1 lettera E del D.Lgs. 59/2005: “un impianto che non ricade nella definizione di impianto esistente”.

L’errata indicazione della condizione dell’impianto, definito, appunto, esistente, rileva, oltre che sotto il profilo del rispetto dell’altrui intelligenza, principalmente sotto due aspetti: l’eventuale applicazione, come ricordato in calce alla domanda, delle sanzioni previste dall’art. 76 del D.P.R. 445/2000 e, ciò che qui più interessa, l’individuazione e l’applicazione delle migliori tecniche disponibili.

Si ritiene, pertanto, necessario che la domanda di Autorizzazione Integrata Ambientale per l’impianto di Torrevaldaliga Nord sia presentata ex novo secondo la procedura dettata dall’art. 5 del D.Lgs. 59/2005 con particolare riferimento al comma 7, indicando per l’impianto l’esatta definizione di “NUOVO IMPIANTOal fine di consentirne una corretta valutazione nell’ambito del procedimento di AIA.

Si ritiene, altresì, dovere d’ufficio di codestà spettabile autorità competente il controllo sul rispetto della vigente normativa in materia AIA e, nella fattispecie, sulla corretta procedura per il rilascio dell’Autorizzazione; in tal senso, si consideri la presente osservazione quale atto di diffida ad adempiere.

Per quanto riguarda la “scadenza naturale della precedente autorizzazione” si ribadisce che essa è da individuarsi nella data del 24 dicembre 2008 e che, pertanto, DAL 25 DICEMBRE 2008 L’IMPIANTO DI TORREVALDALIGA NORD È IN ESERCIZIO NONOSTANTE L’AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE COMPRESA NEL DECRETO MAP 55/02/2003 SIA SCADUTA, condizione vietata dalla normativa nazionale e comunitaria.

È forse opportuno precisare, anche al fine di evitare paradossali interpretazioni della citata definizione di “impianto esistente” basate sulla presunta identità dell’impianto nella sua configurazione a olio combustibile e in quella attuale a carbone, che l’Autorizzazione Integrata Ambientale prevista dal D. Lgs. 59/2005 è relativa all’impianto autorizzato, inteso come unità tecnica permanente in cui sono svolte una o più attività elencate nell’allegato 1 e qualsiasi altra attività accessoria, che sono tecnicamente connesse con le attività svolte nel luogo suddetto e possono influire sulle emissioni e sull’inquinamento” (comma 3 art 2 della Dir. 96/61/CEE come recepito dalla lettera “c” comma 1 art. 2 del DLgs. 59/2005) e, nel caso specifico, come da Decreto MAP 55/02/2003, la “centrale termoelettrica di Torrevaldaliga Nord nella configurazione alimentata a carbone, costituita da tre sezioni della potenza elettrica complessiva di circa 1980 MW. La validità e la durata dell’Autorizzazione Integrata Ambientale devono pertanto intendersi in relazione all’impianto autorizzato.

Si è gia ampiamente dimostrato negli atti di diffida rivolti a codesto spett. Ministero nei mesi di aprile e luglio 2009, come la registrazione EMAS IT-000031 del 4 luglio 2000 non fosse pertinente all’impianto autorizzato, anche ai fini dell’AIA, con il Decreto MAP 55/02/2003 del 24 dicembre 2003 e, di conseguenza, come in relazione alla durata dell’Autorizzazione Integrata Ambientale fosse con tutta evidenza inapplicabile il disposto del comma 2 dell’art. 9 del DLgs. 59/2005.

La mancata pertinenza della registrazione EMAS IT-000031 in relazione all’impianto nella sua configurazione a carbone, emerge con estrema chiarezza da quanto affermato dal Comitato per l’Ecolabel e per l’Ecoaudit nella nota DSA -2009-015317 del 16.06.2009, nella quale è ben specificato chealla data del 24 dicembre 2003, la registrazione EMAS era relativa al Sistema di Gestione attuato dall’ENEL nel sito per gli impianti in quel momento funzionanti”.

È appena il caso di evidenziare che alla data del 24 dicembre 2003 l’impianto funzionante era l’impianto della potenza nominale complessiva di 2640 MW elettrici, composto da quattro gruppi, della potenza di 660 MW elettrici ciascuno alimentati ad olio combustibile denso autorizzato con decreto MICA DEL 28 febbraio 1975.

Esclusa la pertinenza della registrazione EMAS IT-000031 del 4 luglio 2000 in relazione all’impianto di Torrevaldaliga Nord autorizzato con Decreto MAP n°55/02/2003, si rileva, peraltro, che nel periodo che va dall’aprile 2003 al 31 marzo 2004, ovvero il periodo che include il 24 dicembre 2003, data di rilascio dell’Autorizzazione Unica MAP n°55/02/2003, la registrazione EMAS IT-000031 del 4 luglio 2000 riferibile all’impianto autorizzato con decreto MICA del 28 febbraio 1975 risultava sospesa, come chiarisce il Comitato per l’Ecolabel e per l’Ecoaudit nella citata nota DSA -2009-015317 del 16.06.2009 quando afferma: ““… in data 30 ottobre 2002 l’ENEL formalizza al Comitato la sua prima richiesta di mantenimento della Registrazione. Nell’Aprile 2003 il Comitato delibera di sospendere il rinnovo della registrazioneomissis…” e che il mantenimento della Registrazione EMAS all’organizzazione ENEL “… viene concesso in data 31 marzo 2004 …”.

Da quanto sopra argomentato risulta quindi evidente, al di là di qualsiasi possibile interpretazione, che il 24 dicembre 2003, data di rilascio dell’Autorizzazione Unica n. 55/02/2003, da intendersi, ai sensi dell’art. 9 comma 1 del DLgs 59/05, come “autorizzazione avente valore di autorizzazione integrata ambientale che non prevede un rinnovo periodico”, l’impianto di Torrevaldaliga Nord, nella sua attuale configurazione a carbone, oggetto dell’autorizzazione in questione, non era registrato ai sensi del regolamento (CE) n. 761/2001 e quindi, in relazione ai tempi del rinnovo dell’AIA, non rientra nella fattispecie di cui al comma 2 dell’art. 9 del DLgs. 59/2005.

Si ritiene, altresì, opportuno evidenziare quanto sia palesemente scorretto stabilire un rapporto eziologico tra l’intervenuta sospensione della registrazione EMAS e la mancata applicabilità del comma 2 dell’art. 9 del DLgs. 59/2005, come sostenuto da codesto Spett.le Ministero nella nota prot. DSA – 2009- 0015470 del 17/06/2009. Il possesso della registrazione EMAS, infatti, rileva, ai fini della durata dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, come previsto dal citato c. 2 dell’art. 9 del DLgs. 59/2005, “all’atto del rilascio dell’autorizzazione”, nel caso specifico il decreto MAP 55/02/2003.

L’elemento che esclude in maniera decisiva l’applicabilità del comma 2 dell’art. 9 del DLgs. 59/2005 è invece da ricercarsi nella non attinenza della registrazione EMAS IT-000031 del 4 luglio 2000 con il nuovo impianto a carbone e le relative opere accessorie, impianto che, come si è ampiamente dimostrato, il 24 dicembre 2003, all’atto del rilascio della relativa autorizzazione (avente valore di autorizzazione integrata ambientale ai sensi dell’art. 9, c.1), non era in possesso di registrazione EMAS.

Per le medesime valutazioni inerenti le caratteristiche dell’impianto di Torrevaldaliga Nord nella configurazione autorizzata, anche con valore di Autorizzazione Integrata Ambientale, con decreto MAP n°55/02/2003 del 24 dicembre 2003, l’impianto in questione non può rientrare nella fattispecie di cui al comma 3 dell’art. 9 del DLgs. 59/2005. Infatti la certificazione ISO 14001 ottenuta nel 1999 da ENEL per la centrale di Torrevaldaliga Nord era anch’essa relativa all’impianto in quel momento funzionante, ovvero l’impianto della potenza nominale complessiva di 2640 MW elettrici, composto da quattro gruppi, della potenza di 660 MW elettrici ciascuno alimentati ad olio combustibile denso. La stessa società ENEL, nella Dichiarazione Ambientale – Agg. 2007 – relativa alla centrale di Torrevaldaliga Nord, afferma che “La registrazione EMAS iniziale (ovvero la registrazione Emas IT-000031 del 4 luglio 2000 nds) fu conseguita nel 2000, dopo che già nel 1999 l’impianto di Civitavecchia ottenne la certificazione di qualità ISO 14001“ ponendo quindi in correlazione, come d’altronde da acclarata consuetudine, le due procedure e prosegue affermando che “La certificazione ISO 14001:2004 è stata rinnovata in data 24 febbraio 2006 per le attività di “Produzione di energia elettrica” e “Conduzione dei servizi d’impianto e lavori finalizzati alla conversione a carbone della centrale”.

Risulta evidente, quindi, per parallelismo con le argomentazioni esposte in relazione alla registrazione EMAS, che al 24 dicembre 2003 anche la certificazione ISO 14001 non era relativa all’impianto autorizzato con il Decreto MAP n. 55/02/2003 nella sua futura (allora) configurazione a carbone e quindi, ai fini del rinnovo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, la centrale di Torrevaldaliga Nord non rientra nella fattispecie di cui al comma 3 dell’art. 9 del DLgs. 59/2005.

Da quanto sopra riportato, consegue che l’Autorizzazione Unica n. 55/02/2003 nella sua accezione di cui all’art. 9 comma 1 del DLgs 59/05, di “autorizzazione avente valore di autorizzazione integrata ambientale che non prevede un rinnovo periodicorientra esclusivamente nella fattispecie prevista dal medesimo comma 1 che recita: “L’autorità ambientale rinnova ogni cinque anni l’autorizzazione integrata ambientale… omissis…, a partire dalla data di rilascio dell’autorizzazione”. Da ciò si evince, in maniera inequivocabile, che l’Autorizzazione Integrata Ambientale dell’impianto di Torrevaldaliga Nord compresa nell’Autorizzazione Unica n. 55/02/2003 risulta scaduta a far data dal 25 dicembre 2008 e, pertanto, l’impianto è di fatto esercito da allora in assenza di autorizzazione.

Infatti, al fine di usufruire dalla deroga prevista dall’ultimo periodo dell’art. 9 comma 1 del DLgs. 59/2005 che recita: ”Fino alla pronuncia dell’autorità competente, il gestore continua l’attività sulla base della precedente autorizzazione”, la Società ENEL SpA avrebbe dovuto presentare domanda di rinnovo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale compresa nell’Autorizzazione Unica MAP n°55/02/2003 del 24 dicembre 2003 nei termini di legge, ovvero “sei mesi prima della scadenza”, come previsto dal medesimo art. 9 comma 1 del DLgs. 59/2005 e quindi entro il 24 giugno 2008.

In tal senso, la domanda di rinnovo presentata da Enel SpA in data 23 giugno 2009, fondata sull’errato presupposto della validità, ai fini della tempistica del rinnovo, della certificazione ISO 14001, oltre che per l’errata definizione di “impianto esistente” anche e soprattutto in relazione alla possibilità di beneficiare della ricordata deroga di cui all’ultimo periodo dell’art. 9 comma 1 del DLgs. 59/2005 deve essere considerata tamquam non esset, in quanto presentata ben un anno oltre il termine di legge, da individuarsi, come sopra argomentato, nel 24 giugno 2008.

Precisato che, come ricorda codesto Spett.le Ministero nella sezione del proprio sito istituzionale dedicata all’AIA, ai sensi dell’art. 16 del DLgs. 59/2005, l’Autorizzazione Integrata Ambientale é necessaria per poter esercire le attività specificate nell’allegato I dello stesso decreto e che a proposito della sospensione dell’attività autorizzata per un tempo determinato, contrariamente a quanto indirettamente sostenuto dal MSE nella recente nota prot. 0089659 del 30/07/2009 indirizzata a codesto Spett.le Ministero e per conoscenza a chi scrive, la limitazione “ove si manifestino situazioni di pericolo per l’ambiente” che chiude il c. 9 lettera b dell’art. 11 del D.Lgs 59/2005 è evidentemente riferita, così come la successiva lettera c, alla sola ipotesi di inosservanza delle prescrizioni autorizzatorie e non all’esercizio in assenza di autorizzazione, condizione quest’ultima espressamente vietata, come appena ricordato, in Italia e in Europa e che determina ex se situazioni di pericolo per l’ambiente”, gli scriventi colgono l’occasione per ribadire nei confronti di codesto Spett.le Ministero, autorità competente in materia di AIA, la diffida a provvedere alla sospensione di qualsiasi attività dell’impianto di Torrevaldaliga Nord, ivi comprese le attività di collaudo e le altre diverse dal normale esercizio, fino all’eventuale conseguimento dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, a seguito di una domanda riformulata per il “NUOVO IMPIANTO” di Torrevaldaliga Nord secondo la procedura dettata dall’art. 5 del D.Lgs. 59/2005 con particolare riferimento al comma 7.

Senza che ciò possa costituire in alcun modo riconoscimento della validità della domanda di rinnovo presentata da Enel SpA in data 23 giugno 2009, gli scriventi hanno comunque preso visione della documentazione fornita dal gestore e formulato osservazioni e rilievi in maniera dettagliata nei paragrafi che seguono.

Ciò che si ritiene di evidenziare in questa sede è il fatto che la presentazione della Scheda B – “Dati e notizie sull’impianto attuale” quale documentazione riservata, la mancata presentazione di molte schede tra cui, in particolare, la Scheda “A.24 – Relazione sui vincoli territoriali, urbanistici ed ambientali”, l’intera “Scheda C – “Dati e notizie sull’impianto da autorizzare” e i relativi allegati, la scheda “D.4 Metodo di individuazione della soluzione MTD applicabile” e la mancata compilazione delle schede “D.2 – Scelta del metodo” e “D.3 Metodo di ricerca di una soluzione MTD soddisfacente”, hanno reso la documentazione in questione estremamente carente e lacunosa, tale da non consentire, tanto più al pubblico interessato, la possibilità di crearsi un quadro di riferimento ambientale e progettuale che possa definirsi esauriente.

A maggior conferma di ciò che appare evidente al semplice buon senso, si riporta quanto ben specificato a pag. 39 della “Guida alla compilazione della domanda Rev -feb 06”: “L’impianto da autorizzare è quindi interamente descritto attraverso le informazioni della scheda A, i dati- alla capacità produttiva – della B integrati (eventualmente) con quelli della C.”, informazioni, invece, non deducibili dalla documentazione fornita al pubblico interessato tra cui gli scriventi.

 

 

 

 

3. Scheda A “Informazioni generali” e relativi allegati

In via prioritaria si osserva che non risultano presentati gli allegati :

  • A.13 Estratto topografico in scala 1:25000 o 1:10000 (IGM o CTR)
  • A.14 Mappa catastale in scala 1:2000 o 1:4000
  • A.15 Stralcio del PRG in scala 1:2000 o 1:4000
  • A.24 Relazione sui vincoli territoriali, urbanistici ed ambientali

In particolare quest’ultimo quadro avrebbe dovuto indicare “i vincoli urbanistico – territoriali previsti (dal PRGC e dal Regolamento Edilizio) rilevanti nell’area di localizzazione del complesso produttivo entro un raggio di 500 m. Sono da intendere inclusi nei vincoli: capacità insediativa residenziale teorica; aree per servizi sociali; aree attrezzate e aree di riordino da attrezzare destinate ad insediamenti artigianali e industriali; impianti industriali esistenti; aree destinate ad attività commerciali; aree destinate a fini agricoli e silvopastorali fasce e zone di rispetto (ed eventuali deroghe) di infrastrutture produttive, di pubbliche utilità e di trasporto, di fiumi, torrenti e canali; zone a vincolo idrogeologico e zone boscate; beni culturali ambientali da salvaguardare; aree di interesse storico e paesaggistico, classe di pericolosità geomorfologica.” Sono, inoltre da “Indicare gli ulteriori vincoli rilevanti non previsti dal PRGC, quali, in particolare, quelli derivanti dalla tutela delle acque destinate al consumo umano, delle fasce fluviali, delle aree naturali protette, usi civili, servitù militari, Siti di Interesse Comunitario, Zone di Protezione Speciale (ZPS).” (cit. “Guida alla compilazione della domanda Rev -feb 06”)

La mancata presentazione di tale scheda, così come la mancata presentazione e/o compilazione di quadri e schede che nei paragrafi successivi si andranno ad evidenziare, non consente di effettuare una valutazione che sia rispondente ai criteri dell’approccio integrato, fatto proprio dalla direttiva IPPC di cui il D.Lgs 59/2005 è il recepimento, in cui il contesto territoriale ed ambientale in cui l’impianto è installato e la relazione tra quest’ultimo e ciò che lo circonda, assume un ruolo fondamentale, anche ai fini della determinazione dei limiti emissivi, nell’ottica di garantire un ”elevato livello di protezione dell’ambiente nel suo complesso” e “una gestione accorta delle risorse naturali”(cit Direttiva 96/61/CE)

Si ritiene, infatti, non sia possibile definire il quadro di riferimento ambientale in cui è inserita la centrale di Torrevaldaliga Nord non tenendo conto che a Civitavecchia l’ENEL ha realizzato, a partire dal 1962 e fino al 1986, ben 10 gruppi termoelettrici in un crescendo di dimensioni produttive:

–          Fiumaretta due gruppi, uno da 140 Mw e un altro da 240 Mw alimentati prima a carbone, poi ad olio combustibile; (la centrale è stata chiusa da circa 10 anni);

–          Torre Valdaliga Sud 4 gruppi termoelettrici uno da 200 e 3 gruppi da 320 Mwe;

–          Torre Valdaliga Nord 4 gruppi termoelettrici da 660 Mwe, con al servizio una ciminiera multicamino di 250 metri di altezza, sempre alimentati ad olio combustibile.

A queste installazioni, e alle relative ricadute sul territorio, vi è da affiancare, per effetto sommatoria, la centrale “A. Volta” di Montalto di Castro da 3450 Mw., posta a meno di 25 Km. da Civitavecchia.

Per il trasporto dell’energia elettrica sono stati realizzati un gran numero di sottostazioni ed elettrodotti che, solo nell’area comunale di Civitavecchia, percorrono una lunghezza di circa 110Km ed hanno esposto la popolazione a campi elettromagnetici di notevole entità.

A ciò si aggiungono

  • un cementifico,
  • il traffico automobilistico dell’autostrada per Roma,
  • l’intenso traffico veicolare da e per il porto,
  • Il traffico navale in considerazione che Civitavecchia che è uno degli scali passeggeri più grandi del Mediterraneo. Le navi da crociera che stazionano nel porto consumano l’equivalente da 80Mw di potenza (studio condotto dall’Osservatorio ambientale, settembre 2006 – http://www.ambientale.org/browse.php?mod=article&opt=view&id=91) senza essere sottoposte agli stessi controllo.
  • Una boa petrolifera posta al largo del porto proprio davanti l’impianto di TVN;
  • Un centro chimico militare per lo smaltimento delle armi chimiche della prima guerra mondiale (in particolare iprite) e al cui interno vi è lo stoccaggio dell’arsenico utilizzato per inertizzare quest’ultime;
  • Tre discariche di Rifiuti Solidi Urbani, di cui una in funzione e due in fase di post mortem;
  • Una discarica di II categoria di tipo C per rifiuti pericolosi
  • Una discarica di II categoria di tipo B per rifiuti speciali
  • Sei depositi costieri per oli minerali che movimentano complessivamente oltre 5.000.000 t/a di prodotti petroliferi (dati 2004 Assocostieri). Di tali impianti quattro – PRAOIL (cod. NN065), SODECO (cod. NN016), Compagnia Italiana ITALPETROLI (cod.DN014) e SIPIC (cod. DN031) – sono inseriti nell’“”Inventario nazionale degli stabilimenti suscettibili di causare incidenti rilevanti ai sensi dell’art. 15 comma 4 del Decreto Legislativo 17 agosto 1994, N. 334’’ (Legge Seveso), redatto in collaborazione con APAT (ora ISPRA) – Servizio Rischio Industriale.

E’ appena il caso di evidenziare, inoltre, che il sito di Torrevaldaliga Nord ricade nell’area di rispetto di questi ultimi impianti,, che distano dalla ciminiera di TVN rispettivamente Km.2,67 (PRAOIL e SODECO) e Km. 2,87 ( ITALPETROLI e SIPIC).

(Dati ed informazioni forniti da: ArpaLazio, Capitaneria di Porto, Comune di Civitavecchia, ENEL, Etruria Trasporti, ISTAT, Ministero della Sanità, Regione Lazio, Snam Rete gas, Tirreno Power Centrale Torrevaldaliga Sud).

Infine si fa notare che la centrale termoelettrica di Torre Valdaliga Nord è ubicata nel mezzo di un SIC (Sito di Interesse Comunitario) denominato “Fondali tra Punta Sant’Agostino e Punta della Mattonara(codice natura 2000, IT 6000005); ed è circondata da un territorio a forte vocazione agricola e turistica, custode di tesori ambientali riconosciuti a livello comunitario tanto da essere perimetrati come SIC e/o ZPS quali:

  • «Saline di Tarquinia (ZPS-SIC-Codice IT6010026»;
  • «Comprensorio Meridionale dei Monti della Tolfa (ZPS-Codice IT6030005);
  • «Fondali tra Marina di Tarquinia e Punta della Quaglia (SIC-Codice Natura 2000: IT 6000004)»;
  • «Fondali tra Punta S.Agostino e Punta della Mattonara (SIC Codice Natura 2000: IT6000005)»;
  • «Fondali tra Punta del Pecoraro e Capo Linaro (SIC Codice Natura 2000: IT6000006)»;
  • «Fondali antistanti S.Marinella (SIC-Codice Natura 2000: IT6000007) »;

e culturali riconosciuti dall’Unesco (Tarquinia e Cerveteri), come patrimonio dell’umanità.

Per quanto sopra si ritiene imprescindibile la richiesta di integrare la documentazione con la presentazione dell’allegato A 24 e di tutte le altre schede mancanti.

3.1 Scheda A2 Altre informazioni

Nell’indicare i sistemi di gestione ambientale, viene indicato il possesso della certificazione ISO 14001. Nel rimandare, per le osservazioni di merito, a quanto evidenziato nei rilievi di cui al § “2- Domanda”, preme in questa sede ribadire che la certificazione ISO 14001 ottenuta nel 1999 da ENEL per la centrale di Torrevaldaliga Nord era, all’atto del rilascio dell’Autorizzazione MAP55/02/2003, relativa all’impianto in quel momento funzionante, ovvero l’impianto della potenza nominale complessiva di 2640 MW elettrici, composto da quattro gruppi, della potenza di 660 MW elettrici ciascuno alimentati ad olio combustibile denso.

3.2 Scheda A.6 – Autorizzazioni esistenti per impianto

Manca l’indicazione degli estremi relativi alle “autorizzazioni di tipo edilizio” “concessioni per derivazione acqua” e “Autorizzazione allo scarico delle acque” rientranti tra le autorizzazioni da elencare come normato dal Decreto Ministero dell’Ambiente 7 febbraio 2007 concernente “Formato e modalità per la presentazione della domanda di Autorizzazione Integrata Ambientale” nonché ben specificato nella “Guida alla compilazione della domanda Rev – feb 06”, seppure tali autorizzazione siano successivamente inserite tra gli allegati (vedi all.A17 – A18- A19);

3.3 Scheda A.7 – Quadro normativo attuale in termini di limiti alle emissioni

Nel quadro A.7, e in altri documenti similari facenti parte della domanda di rinnovo, il Gestore nel trascrivere i limiti alle emissioni in aria di SO2, NOx, polveri, CO, NH3 e microinquinanti così come autorizzati da Decreto MAP 55/02/2003 e successivi atti integrativi,riportato erroneamente il valore autorizzato del monossido di carbonio (CO) nella misura di 150mg/Nm3sebbene l’esatto valore limite, come riportato nel Decreto di Integrazione dell’Autorizzazione Unica 55/02/2003 del 24-12-2003 emesso con nota DSA-DEC-0000970 del 03/08/2009, corrisponda invece a 130 mg/Nm3.

Tale elencazione prosegue confrontando costantemente le emissioni autorizzate con i limiti massimi fissati dal D.L. 152/06; vedremo di seguito che, avendo quest’ultimo recepito solo parzialmente le direttive europee, tali limiti differiscono in senso peggiorativo da quelli suggeriti dalle BAT.

Concetto, questo, espresso anche nella nota CIPPC-00-2009-0001537 del 14 luglio 2009 con la quale il Presidente della Commissione Istruttoria AIA-IPPC, nel trasmettere il Parere Istruttorio Conclusivo, osserva che la prestazione attesa dal Gestore per i limiti alle emissioni di cloro e suoi composti pur essendo al di sotto del limite normativo, risulta maggiore di quella associata all’utilizzo delle MTD, come riportato nel BREF di riferimento.

Cloro e composti (Hcl)

Valori limite di emissioneD.L. 152/06 Prestazione attesa e suggerita dal gestore Prestazione suggerita dal Bref LCP (par. 4.5.11 pag. 279)

mg/Nm3 100

mg/Nm3 <25

mg/Nm3 1-10

Si aggiunga che l’applicazione del D.Lgs. 152/06, oltre a non essere pertinente, rappresenta un notevole arretramento rispetto al D.Lgs. 59/05 che richiede invece, inequivocabilmente, di stabilire i limiti alle emissioni facendo appello al Bref di riferimento e che, nonostante le modifiche subite nel corso degli anni, rimane ad oggi in vigore e disciplina, come ben specificato nel § 1.1 “Normativa di riferimento”, i provvedimenti relativi a Torvaldaliga Nord.

Situazione analoga a quella descritta per il cloro si presenta anche nel caso delle emissioni attese di monossido di carbonio.

Monossido di carbonio (CO)

Valori limite di emissioneD.L. 152/06 Prestazione attesa e suggerita dal gestore Prestazione suggerita dal Bref LCP  % O2

mg/Nm3 250

mg/Nm3 <129

mg/Nm3 30-50 per combustione di polverino

6

Proprio in merito alle emissioni di CO, risulta inevitabile rilevare l’infondatezza di quanto asserito da Enel Produzione nel DSA-00 2009-0017172-CdS_TVN3 (E.prot. DSA-2009-0015798 del 22/06/2009) a pag. 9:

nella fissazione del valore limite di CO è necessario tenere presente che l’obiettivo del suo contenimento contrasta tecnicamente con l’altro forte obiettivo di contenimento della produzione di ossidi di azoto, decisamente perseguito sulle caldaie di TVNord con un avanzato sistema di bruciatori a bassi Nox.

Infatti, come caratteristica base del processo di combustione, la ricerca di assetti ottimizzati per il contenimento degli ossidi di azoto determinano un incremento della produzione di monossido di carbonio e viceversa. Ancor più sulle caldaie ultra super critiche (USC), come quelle di Torrevaldaliga nord, la presenza di un impianto di combustione progettato per il massimo contenimento degli ossidi azoto non consente tecnicamente di scendere con il CO ai valori tipicamente riscontrabili sulle caldaie di più vecchia generazione…omissis… e pertanto l’esperienza di esercizio degli impianti meno recenti è poco utilizzabile per prevedere il comportamento delle caldaie più moderne, come quelle in questione.”

Leggiamo invece a pag. 78/164 delle “Linee guida per le migliori tecniche disponibili” emesse a giugno 2006 (recanti i criteri per l’individuazione e l’utilizzazione delle migliori tecniche disponibili ex art. 3, comma 2 del decreto legislativo 372/99) e redatte tra l’altro da un gruppo tecnico ristretto che vede la partecipazione di ENEL Produzione nella persona di Lino Giovanni Ricci:

Livelli molto bassi di CO possono essere conseguiti tramite il mantenimento di condizioni ottimali di combustione, la presenza di un adeguato sistema di monitoraggio, nonché l’adozione di uno specifico programma di manutenzione delle apparecchiatura di combustione. Misure di finecontrollo degli NOxpossono dare luogo indirettamente anche al contenimento dei livelli di CO.

Ciò a dire che sicuramente la motivazione addotta da Enel per la scelta di caldaie di tipo USC, e cioè l’abbattimento degli NOx con conseguente aumento di emissioni di CO, non trova alcun riscontro nella realtà dei fatti tant’è che il mantenimento di bassi valori di CO si ottiene esattamente nella maniera opposta a quella dichiarata dall’azienda.

Nello stesso BREF sui grandi impianti di combustione (Large Combustion Plants) datato luglio 2006, a pag. 279 viene espresso infatti lo stesso concetto che abbiamo rilevato nelle suddette Linee Guida:

4.5.10 Carbon monoxide (CO)”

La BAT per la riduzione al minimo delle emissioni di CO è la combustione completa, che va di pari passo con una buona progettazione del forno, l’uso di alte prestazioni di controllo, le tecniche di controllo di processo e la manutenzione del sistema di combustione. A causa delle ripercussioni negative sulla riduzione delle emissioni di NOx sul CO, un sistema ottimizzato per ridurre le emissioni di NOX contribuirà a mantenere basso il livello di emissioni di CO (30 – 50 mg/Nm3 per la combustione da polverino, e inferiore a 100 mg/Nm3 in caso di FBC). Per gli ipianti a lignite dove misure primarie sono considerate come BAT per la riduzione delle emissioni di NOx, il livello di CO può essere superiore (100 – 200 mg/Nm3).”

Dunque, se è vero che il funzionamento di TVN è a polverino di carbone e che l’impianto non utilizza la combustione a letto fluido (FBC), i valori limite da prendere in considerazione possono essere solo quelli che vanno da 30 a 50 mg/Nm3.

E’ altrettanto importante ricordare che nella VIA precedentemente rilasciata ed esattamente a pag. 9, tra i principali interventi di modifica previsti per la configurazione della conversione proposta, troviamo al primo punto:

–        “l’installazione di quattro caldaie supercritiche di tipo “once-through” di altezza pari a 90 m., alimentabili a carbone, complete di bunker, mulini per il carbone, riscaldatori rigenerativi dell’aria comburente e sistemi a bassa formazione di Nox

…oltre ad una serie di interventi mirati all’abbattimento dei valori di Nox e conseguentemente, a differenza di quanto asserisce Enel, al contenimento dei valori di CO.

Sembrerebbe che nulla impedisse dunque, osservando le indicazioni presenti nella Via, di ottenere delle emissioni di CO più consone alle BAT se non che, le caldaie di tipo once-thruogh offrono dei rendimenti energetici più limitati rispetto a quelle di tipo USC installate dal gestore.

Pertanto ancora una volta si impone l’immissione in aria di quantità di inquinanti superiori ai limiti consentiti solo per concedere un vantaggio economico ad Enel Produzione che, proprio in questa ottica, operò a suo tempo la scelta dell’utilizzo del carbone preferendolo a fonti energetiche meno nocive.

Lo slittamento della scelta della caldaia dal tipo supercritico (once-through), che è quello indicato nella Via e nelle BAT a quello ultrasupercricito (USC) , viene motivato dalla stessa Enel in un suo documento del 30 ottobre 2008 da “… elevati rendimenti termodinamici e quindi un notevole risparmio di combustibile (η aumenta dal 38 al 45%)”. (cit.”Impiani di produzione di energia elettrica. Le Bat per la combustione del Carbone” di Ing. Ennio FANO ( ENEL – Grandi Progetti Infrastrutturali) Torino – ottobre 2008)

Leggiamo inoltre sul sito web di Enel Produzione, alla pagina ‘Carbone Pulito’:

Incremento dell’efficienza

‘L’adozione di caldaie ultrasupercritiche a polverino di carbone consente di incrementare il rendimento termodinamico di almeno 7 punti percentuali (dal 38% al 45%). La polverizzazione del carbone è la tecnica di combustione maggiormente diffusa, ma sta conoscendo ulteriori sviluppi in bruciatori che consentono di ridurre la formazione di inquinanti all’origine (ossidi di azoto), già in camera di combustione.


La tecnologia ultrasupercritica (USC) consente di spingere la temperatura del vapore generato nella caldaia fino a 600-630 °C e la pressione fino a 300-320 bar, introducendo innovazioni di tipo fluidodinamiche sul macchinario e tecnologie più avanzate di combustione. In pratica i parametri di processo vengono spinti ai limiti tecnici di quanto consentito dalle tecnologie disponibili’

La contraddizione di Enel che, da un lato sponsorizza al pubblico l’utilizzo della tecnologia USC come soluzione per la riduzione degli ossidi di azoto e dall’altro richiede ed ottiene, a causa del suo impiego, di beneficiare di limiti alle emissioni di CO ampiamente al di sopra di quelli indicati nel Bref di riferimento, dimostra come le tanto decantate qualità della tecnologia del ‘carbone pulito’ siano ben lontane dagli effetti che andranno realmente a produrre, ed ancora una volta testimonia il non rispetto della normativa che disciplina il funzionamento di TVN e dei relativi limiti alle emissioni.

Preme evidenziare che l’Agenzia Europea per l’Ambiente afferma che l’esposizione outdoor all’ossido di carbonio, anche a basse concentrazioni, rappresenta un pericolo per la salute umana e può causare un numero di decessi più elevato di quello che si pensava in precedenza (http://www.eea.europa.eu/publications/2599XXX/page008.html).

L’Agenzia cita numerosi studi di altissimo livello i quali hanno dimostrato che l’esposizione outdoor anche a bassi livelli di ossido di carbonio provoca un aumento delle visite cardiologiche, di angina ed infarto cardiaco, di attacchi ischemici transitori ed ictus cerebrali, di infezioni respiratorie e di visite per malattie dell’apparato respiratorio (in particolare la brocopneumopatia cronica ostruttiva, BPCO) [1-11].

Per quanto sopra si ritiene inderogabile, nel rispetto della legalità e a tutela della salute delle popolazioni e dell’ambiente, fissare limiti emissivi relativi al monossido di carbonio rispondenti a quanto previsto nel BREF sui grandi impianti di combustione (Large Combustion Plants) datato luglio 2006 per gli impianti alimentati a polverino di carbone, ovvero da 30 a 50 mg/Nm3

Si rappresenta che per un probabile “Refuso” gli standard di qualità per gli scarichi in acque superficiali vengono individuati nel Piano Regionale di tutela delle Acque di cui alla Deliberazione della Giunta Regionale del Veneto n. 4453 del 29.12.2004.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

È evidente che nella fattispecie, invece, la normativa di riferimento deve essere individuata nel Piano di Tutela delle Acque Regionali (PTAR) approvato dalla Regione Lazio con Delibera Consiglio Regionale n. 42 del 22/09/2007. Non vorremmo dover pensare che una tale indicazione sia invece da ricercare nella diversità dei valori limite da rispettare per l’assimilazione delle acque reflue da insediamenti produttivi, ed a cui fare

 

riferimento per gli standard di qualità; valori che nel Piano Regionale del Veneto sono decisamente più permissivi, come si evince dal raffronto delle tabelle di seguito riportate.

3.4 Scheda A 9 – Informazioni sui corpi recettori degli scarichi idrici

Compilata in maniera non esaustiva in quanto non vi è alcuna indicazione sugli scarichi delle acque sanitarie che, come riportato a pag. 16 della Sintesi non Tecnica “…confluiscono in una vasca di raccolta e da questa vengono pompate verso il collettore fognario comunale.”

Per tali situazioni la “Guida alla compilazione della domanda Rev -feb 06”, prevede, infatti, che nel caso in cui la tipologia di scarico finale sia una fognatura si debba indicare il gestore.

3.5 Allegato A17 – Decreto MAP

Evidenziamo, nella seguente tabella i dati progettuali principali a quattro sezioni e quelli del progetto autorizzato a tre sezioni con decreto MAP 55/02/2003.

Tabella 1

Comparazione tra i dati progettuali principali a quattro sezioni

e il progetto autorizzato a tre sezioni

GENERALE

Dati progettuali

Progetto autorizzato

Unità Misura

– quattro sezioni –

– tre sezioni –

P elett L

Mwe

2.640

1.980

P elett N

Mwe

2.536

1.902

h lavorate teoriche

h/anno

6.500

6.500

E prodotta L

GWh/anno

17.160

12.870

Combustibile
consumi carbone

t/h

800

600

consumi carbone

t/anno

5.200.000

3.900.000

consumo specifico carbone

Kg/kWh

0,303

0,303

Materiali in ingresso
calcare

t/a

150.000

112.500

consumo specifico calcare

Kg/kWh

8,7

8,7

urea

t/a

26.000

19.500

consumo specifico urea

Kg/kWh

1,5

1,5

totale

t/a

176.000

132.000

consumi specifici totali

Kg/kWh

10,3

10,3

Acque alimentazione e raffreddamento
acqua industriale

m3/anno

1.000.000

750.000

acqua mare cond & raff

m3/anno

2.200.000.000

1.700.000.000

consumo specifico acqua ind

litri/KWh

58

58

consumo specifico acqua mare

m3/MWh

131

131

totale

m3/MWh

189

189

  Acque di scarico  
reflui da trattamento

m3/anno

1.270.000

952.500

scarico specifico

litri/KWh

74

74

Rifiuti prodotti
ceneri

t/a

 (1) 600.000

(1) 450.000

produzione specifica ceneri

kg/kWh

35,0

35,0

fanghi da trattamento

t/a

5.000

3.750

produzione specifica fanghi

kg/kWh

0,3

0,3

gessi

t/a

250.000

187.500

produzione specifica gessi

kg/kWh

14,6

14,6

totale

t/a

755.000

566.250

produzione specifica totale

kg/kWh

49,9

49,9

Movimentazioni  mezzi di trasporto

 

Carboniere

da 130000 t/a

40

30

bettoline calcare

da 5000 t/a

30

23

Navi gessiere

da 25000 t/a

10

8

Navi ceneri (x USA)

da 20000 t/a

10

8

Navi ceneri (x Mediterraneo)

da 4000 t/a

50

38

totale

 

140

105

totale tonnellaggio

 

6000000

4500000

totale navi equivalenti

x navi da100000 t

60

45

totale autotreni x urea

N/anno

1460

1095

 

Se si effettua una ulteriore comparazione tra il progetto autorizzato a tre sezioni e quello presentato nell’attuale domanda di rinnovo AIA, possiamo rilevare che l’assetto dell’impianto a carbone che si va oggi a proporre (vedi Sintesi non tecnica di Enel Produzione alle pagg. 26 e 27 di 30) richiede materiali in ingresso e produce acque reflue, rifiuti e sottoprodotti in quantità superiori a quelle autorizzate, molte delle quali proprie del progetto iniziale a quattro sezioni che fu a suo tempo rigettato.

A scopo dimostrativo proponiamo una tabella comparativa dei valori dichiarati da Enel nella domanda di rinnovo AIA e quelli autorizzati da MAP ( tabellaA2).

 


          Tabella A2

 

Di seguito esponiamo sinteticamente e quantitativamente i materiali in ingresso, le emissioni, i rifiuti e sottoprodotti che daranno luogo a bilanci generali NON CONFORMI e NETTAMENTE SUPERIORI a quelli autorizzati con decreto MAP 55/02/2003 e successive integrazioni

 

Carbone: + 600 t/a

Acqua per uso industriale: + 2.350.000 m3/a

Calcare: + 37.500 t/a

Urea: +6.500 t/a

CO: +20 mg/Nm3 t/a

Acque reflue: +317.500 t/a

Fanghi: +1.250 t/a

Gesso: + 62.500 t/a

Ad oggi, infine, nonostante le varie integrazioni subite dal Decreto MAP 55/2003, e nonostante da carenza sia stata più volte evidenziata, non risultano ancora autorizzati il selenio, il palladio, il platino ed il berillio, tanto meno il gestore ne ha fornito le stime attese.

Vogliamo ricordare alle Autorità competenti che i suddetti metalli sono inclusi nell’elenco delle sostanze inquinanti da autorizzare ai sensi del D.L. 59/05.

3.6 Allegato A23 – Valutazione d’impatto ambientale

Riteniamo utile proporre, a commento della Valutazione d’impatto Ambientale, la relazione peritale svolta dai consulenti tecnici incaricati dal Tribunale di Civitavecchia (Giudice Istruttore Cecilia Pratesi), nel corso della causa n. 521/04 r.g.a.c., vengono sollevate una serie di perplessità sulle lacune e carenze che hanno caratterizzo la procedura VIA, con particolare riguardi agli effetti diretti e indiretti sulla salute, che riportiamo testualmente di seguito e che poniamo come rilievo al Parere di Compatibilità Ambientale 680/2003 riportato in questo allegato.

3.2.1 Analisi della Valutazione d’Impatto Ambientale, con particolare riguardo agli effetti sulla salute. (da pag. 15 a pag. 46 della perizia)

La valutazione dei possibili effetti sulla salute umana derivanti dalla conversione a carbone della Centrale di Torrevaldaliga Nord è stata affrontata nella procedura VIA e il Ministero dell’Ambiente ha così motivato il proprio parere sulla “componente salute pubblica”:

–        Enel ha caratterizzato lo stato sanitario ante operam della popolazione sulla base delle statistiche sanitarie nazionali, regionali e locali. In particolare sono state utilizzate le statistiche elaborate dall’Agenzia di Sanità Pubblica della Regione Lazio (ASP Lazio, 2002), che ha predisposto un’analisi dei dati di mortalità locali sia a livello di azienda sanitaria (dati 1995 – 1996 e 1997 – 1998) che di Comune di residenza (dati 1993 – 1996).

–        In base ai dati presentati non sono evidenziabili effetti pregressi della presenza delle centrali termoelettriche sugli indicatori di mortalità; d’altro canto va detto che tali indicatori non sarebbero comunque in grado di evidenziare un eventuale effetto sulla salute dovuto all’impatto della centrale termoelettrica sia a causa dei lunghi tempi di latenza di molte patologie, sia a causa della probabile presenza di fattori confondenti, sia perché in generale inadatti a descrivere l’insorgenza di malattie di tipo acuto o cronico non necessariamente correlabili ad un incremento di mortalità.

–        Per quanto riguarda gli effetti sulla salute nella configurazione di progetto, relativamente alle ricadute al suolo di ossidi di zolfo e di azoto si valuta che, in base ai dati attualmente rilevati dalle stazioni di monitoraggio per la qualità dell’aria, ed alle simulazioni delle ricadute al suolo delle emissioni di tali inquinanti della centrale nella sua nuova configurazione, non siano da attendersi effetti a carico della salute umana.

–        Enel ha inoltre effettuato una stima del rischio sanitario derivante dall’esposizione umana agli inquinanti emessi dalla centrale, sia per quanto riguarda l’esposizione inalatoria che per quanto riguarda l’esposizione a contaminanti del suolo. Relativamente a tale stima, non viene considerata la parte relativa all’esposizione di contaminanti del suolo, in quanto non se ne condivide la metodologia; si ritengono invece condivisibili le stime effettuate per l’esposizione inalatoria, dalle quali risulta un rischio per la salute umana praticamente trascurabile.

–        Sebbene le stime relative alle concentrazioni attese di metalli pesanti siano molto basse, si evidenzia che gli elevati valori di arsenico e nichel (inquinanti associati generalmente alla combustione di olio combustibile e carbone) misurati presso il punto di rilevamento di S. Agostino, apparentemente lontano dalle emissioni del traffico autoveicolare, costituiscano un segnale di allarme da considerare con grande attenzione; tale situazione comporta la necessità mettere in atto il monitoraggio contestuale delle emissioni di microinquinanti dal camino e delle concentrazioni di microinquinanti al suolo in più punti interessati dalle ricadute delle emissioni della centrale.

Le conclusioni del Ministero dell’Ambiente verranno discusse ed approfondite nella presente relazione considerando i dati epidemiologici disponibili sulla situazione attuale, le informazioni scientifiche note sugli effetti degli inquinanti ambientali, i dati e le elaborazioni disponibili sulla situazione ambientale ante operam. Verranno di seguito considerati i possibili effetti sanitari della costruzione del nuovo impianto come effetti “indiretti”, dovuti cioè al riscaldamento globale del pianeta in conseguenza dell’effetto serra, ed i possibili effetti “diretti” dovuti alla emissioni di inquinanti in tutte le fasi operative del progetto (cantiere ed esercizio).

3.2.1.1. Quadro epidemiologico di riferimento ante operam

Lo Studio di Impatto Ambientale presentato dall’ENEL si è limitato all’esame dei dati di mortalità già elaborate dall’Agenzia di Sanità Pubblica della Regione Lazio (ASP Lazio, 2002) (a livello di azienda sanitaria locale (1993-1998) e di Comune di residenza (1993 – 1996). Uno studio specifico commissionato dall’ENEL (all. 4.2.5//I preparato da SMA srl) ha preso in esame le statistiche di mortalità (1989-1995) in un raggio di 100Km e di 70Km avendo come centroide il comune di Tarquinia. Le conclusioni del SIA sono state che il rischio di morte per causa specifica nell’area in esame “oscilla tra valori bassi e valori moderati”, non mostrando alcuna particolare distribuzione o tendenza spaziale. Lo studio specifico commissionato dall’ENEL riconosce che “l’area di maggiore interesse risulta caratterizzata da qualche eccesso di mortalità (a carico di specifiche patologie) che merita di essere tenuto sotto osservazione o approfondito con indagini ad hoc” e suggerisce di ”tenere sotto controllo sia la mortalità per tumore polmonare che quella per malattie respiratorie non maligne, soprattutto negli anni successivi a questo rapporto (1989-1995)”.

In entrambi gli studi (condotti per un arco temporale parzialmente sovrapponibile) è stato notato un eccesso statisticamente significativo di mortalità per tumore polmonare tra i residenti di sesso maschile del comune di Civitavecchia. Tale eccesso era pari al 24% nello studio dell’ ASP e al 21% nello studio di SMA. Nessun eccesso è stato riscontrato per la popolazione femminile.

Durante le operazioni peritali è stata presentato un documento del Dipartimento di Epidemiologia della ASL RME (consegnato alle parti il 13 Settembre 2004) con oggetto l’analisi della mortalità e dei ricoveri ospedalieri nel comprensorio di Civitavecchia, per il periodo 1996-2003 redatto sulla base di dati forniti dall’Agenzia di Sanità Pubblica regionale. Dalle conclusioni di tale documento si evince che almeno due aspetti molto critici sono stati omessi nella procedura VIA per quanto riguarda la componente sanitaria dell’area in esame che avrebbero introdotto elementi importanti per la valutazione del progetto. In particolare:

  1. Nello studio SIA e nei suoi approfondimenti è stata ignorata la letteratura scientifica disponibile circa le caratteristiche sanitarie dell’area. Diversi studi epidemiologici relativi alle esposizioni ambientali e occupazionali nel comprensorio erano già stati pubblicati nella letteratura scientifica accreditata. L’esame di questi studi avrebbe messo in evidenza che fin dagli anni ’80 sono stati condotte indagini epidemiologiche sulla mortalità dei lavoratori nelle installazioni presenti nel comprensorio, sull’aumento nella frequenza di tumore polmonare e pleurico nella popolazione adulta residente e sull’aumento della morbosità per disturbi respiratori nei bambini.
  2. Nel documento del Dipartimento di Epidemiologia della ASL RME vengono riportati i risultati della analisi aggiornata della mortalità (1996-2000) e uno studio inedito sulla morbosità ospedaliera (1996-2003). Lo studio di morbosità e mortalità ha utilizzando dati forniti da fonte istituzionale (ASP Lazio), in gran parte disponibili (tranne per il 2003) quando la procedura VIA era in atto. Lo studio condotto ha messo in evidenza “un quadro sanitario della popolazione residente nel comprensorio di Civitavecchia coerente con quanto già osservato in studi precedenti condotti nella stessa area. Gli eccessi rilevati nel presente studio in termini di mortalità e morbosità sono limitati al solo comune di Civitavecchia e non si sono riscontrati nei tre comuni circostanti. E’ presente un eccesso nella mortalità per tumore polmonare nei maschi adulti residenti, confermato dall’eccesso osservato nei ricoveri per questa causa nel periodo di osservazione più recente (2000-2003); nella stessa popolazione è evidente inoltre un elevato rischio di tumori della pleura. La frequenza di ricoveri ospedalieri per asma bronchiale in soggetti di 0-14 anni è risultata maggiore nei soggetti residenti nell’area in studio, con gli incrementi più rilevanti registrati nel periodo 1996-1999. E’ stata rilevata infine una maggiore frequenza di morti per malattie renali che coincide con il quadro di morbosità rilevato dal Registro Regionale Dialisi”. In sostanza, l’analisi più aggiornata indica che nella popolazione di Civitavecchia sono presenti malattie di origine occupazionale ed ambientale in eccesso rispetto alla popolazione regionale. Di particolare preoccupazione sono i risultati relativi al tumore polmonare e alla patologia respiratoria infantile. I risultati relativi alle malattie renali sono nuovi e necessitano un attento monitoraggio futuro.

In conclusione, l’omessa valutazione della letteratura scientifica anche corredata dalla necessaria valutazione critica, la sola analisi della mortalità per altro confinata a periodi temporali lontani, e la mancanza delle analisi sulla morbosità hanno reso la procedura VIA incompleta, poco informativa e dunque non affidabile. La diagnosi epidemiologica della comunità indica un eccesso di morbosità e mortalità rilevante da un punto di vista di sanità pubblica.

Tali conclusioni rimangono invariate quando si considerano gli elementi aggiuntivi proposti dal Prof. Marco Valenti per conto di ENEL in data 20.9.2004. E’ stata sottolineata l’ampia variabilità degli indicatori di mortalità nel quadro regionale in presumibile rapporto con i molteplici fattori responsabili delle malattie (fattori di carattere personale, legati agli stili di vita come l’abitudine al fumo, o legati alle esposizioni ambientali). Tali condivisibili considerazioni nulla tolgono al fatto che gli specifici indici di morbosità e mortalità sono in eccesso nell’area interessata, e questo è sufficiente per fornire il quadro epidemiologico sul quale si inserisce la proposta del nuovo impianto.

3.2.1.2 Gli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute

Non è oggetto della presente trattazione una risposta formale all’interrogativo, da più parti sollevato, sul ruolo della contaminazione ambientale derivante dalle emissioni delle centrali termoelettriche di Civitavecchia (in funzione fin dalla fine degli anni ’50) sulla salute della popolazione. Alcune precisazioni sono tuttavia importanti.

Esistono procedure consolidate nel mondo scientifico per affrontare rilevanti temi di sanità pubblica. Le metodologie sono state messe a punto nella valutazione degli effetti di numerosi rischi ambientali, o legati agli stili di vita, e tengono conto della letteratura pubblicata su riviste accreditate e sottoposta a rigida “revisione tra pari”. La risposta alla domanda in questione prevede dunque, nell’ordine:

  1. Una rassegna sistematica degli studi epidemiologici sullo stato di salute della popolazione condotti in popolazioni che vivono in prossimità di impianti termoelettrici;
  2. Una rassegna degli studi condotti in ambito tossicologico ed epidemiologico sulla relazione tra esposizione ai singoli inquinanti ambientali e danni alla salute;
  3. Una rassegna delle evidenze prodotte da studi condotti in ambito locale e pubblicati nella letteratura scientifica.

La forza dell’evidenza a favore (o contro) la presenza di danni alla salute dipende fortemente dalla solidità tecnica della documentazione prodotta. Tale processo di valutazione non sembra essere stato mai condotto in modo appropriato nella realtà in esame.

Come già indicato, sono disponibili ad oggi dati di buona qualità relativi alla situazione sanitaria del comprensorio, e sono stati condotti studi epidemiologici nell’area di Civitavecchia volti a valutare lo stato di salute della popolazione: tali studi mettono in evidenza eccessi per specifiche patologie. Fin dalla fine degli anni ’80 era stato segnalato un aumento della prevalenza dell’asma e dei disturbi respiratori in età pediatrica. Tuttavia, questi dati e queste evidenze non sono in grado di rispondere in modo esauriente al quesito sovra indicato per almeno quattro motivi: si tratta spesso di studi di natura geografica (ecologica); mancano spesso dati di esposizione (specie pregressa e a livello individuale); il controllo dei fattori di confondimento (gli altri fattori responsabili della malattia) può non essere stato adeguato; la popolazione può essere troppo ridotta numericamente per mettere in evidenza un effetto (problemi di potenza statistica). Tanto meno rappresentano una prova di effetto (o di assenza di effetto) le considerazioni sugli andamenti geografici presentati dal Prof. Valenti nella sua citata memoria. Sono tuttavia le prove derivanti da studi epidemiologici e tossicologici condotti in tutto il mondo, del resto comprovate da organismi internazionali come l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che indicano in modo chiaro ed inequivocabile che all’inquinamento atmosferico, in particolare al particolato aereodisperso, è attribuibile una quota importante di morbosità e mortalità. Civitavecchia soffre o ha sofferto dunque di effetti sanitari a causa delle centrali termoelettriche? La risposta affermativa si basa sulla letteratura scientifica e sui documenti delle organizzazioni internazionali. La quantificazione di questi effetti tuttavia non dipende dagli studi epidemiologici locali, che possono avere una funzione di sorveglianza ed indicare aree specifiche di interesse, ma si basa sulle funzioni di rischio (relazioni esposizione- risposta) derivate dalla letteratura scientifica consolidata. Valga a titolo di esempio considerare che la prova di un effetto delle esposizioni ambientali sulla salute respiratoria nei bambini, suggerita dagli studi specifici condotti nel passato a Civitavecchia, viene dalla letteratura scientifica che si è accumulata nel corso degli anni e che individua nei bambini un target importante dell’inquinamento ambientale (WHO, 2004).

Alla presente relazione si allega un documento (Forastiere, 2004,) che illustra in modo analitico l’evidenza scientifica disponibile relativa agli effetti dell’inquinamento ambientale. Nella rassegna sono presentate le prove più importanti, specie in relazione all’inquinamento da polveri sospese, PM10 o PM2,5 . Il documento conclude: “all’inquinamento atmosferico è attribuibile oggi una quota rilevante di morbosità acuta e cronica. La speranza di vita dei cittadini che vivono in aree con livelli di inquinamento elevato è diminuita. Gli effetti si verificano ai livelli attuali di inquinamento ambientale e non sembra esserci una soglia al di sotto della quale non si osservano danni. I gruppi di popolazione più colpiti dall’inquinamento ambientale sono soprattutto gli anziani e le persone in condizione di salute più compromessa come i malati di patologie cardiache e respiratorie. Per queste persone, l’esposizione ad inquinamento ambientale peggiora la prognosi e aumenta la probabilità di morte. E’ stato documentato che i bambini tendono ad ammalarsi più frequentemente per cause respiratorie, in particolare bronchite ed asma, e l’esposizione ad inquinanti peggiora lo stato di malattia in bambini affetti da compromissione cronica delle vie aeree. I neonati, infine, sembrano essere a particolare rischio di morte per effetto dell’inquinamento ambientale”. La tabella che segue rappresenta la miglior stima disponibile degli effetti sanitari per una variazione di 10µg/m3 nella concentrazione delle polveri sottili, PM10.

 

 

            Tabella.

            L’impatto sanitario dell’inquinamento atmosferico. Incremento percentuale nella frequenza dei fenomeni sanitari per incremento di 10µg/m3 nella concentrazione delle polveri sottili, PM10.

Effetti a breve termine  
Aumento della mortalità giornaliera (escluse le morti accidentali) totale 0.5-1%
– per cause respiratorie 3-4%
– per cause cardiocircolatorie 1-2%
Aumento dei ricoveri in ospedale per malattie respiratorie 1.5-2%
– per malattie cardiocircolatorie 0.5-1%
Aumento delle consultazioni mediche urgenti a causa dell’asma 2%
Aumento degli attacchi di asma negli asmatici 5%
Aumento dell’uso dei farmaci broncodilatatori negli asmatici 5%
Aumento delle assenze dal lavoro e diminuzione delle attività a causa di malattia 10%
Effetti a lungo termine
Aumento complessivo della mortalitàAumento della mortalità per tumore polmonare 3-8%8%
Aumento della incidenza di bronchite cronica negli adulti 25%
Aumento della tosse e della espettorazione negli adulti 13%
Aumento della bronchite e dei disturbi respiratori nei bambini 35%
Diminuzione della funzione polmonare negli adulti 3%

 

Simili conclusioni sono state di recente raggiunte dall’Organizzazione Mondiale della Sanità relativamente agli effetti dell’inquinamento ambientale nei bambini (WHO 2004; http://www.euro.who.int/document/EEHC/execsum.pdf). Avendo a disposizione dati affidabili sul livello di esposizione della popolazione alle polveri PM10, gli effetti dell’inquinamento ambientale possono essere stimati con attendibilità. Sulla base di tali parametri sono state elaborate le stime di impatto dell’inquinamento ambientale in tre nazioni Europee, nelle otto maggiori città italiane, e più recentemente per la città di Roma nel quadro del progetto APHEIS. Analogamente, sarebbe oggi possibile stimare retrospettivamente l’impatto sanitario dell’inquinamento ambientale a Civitavecchia se si disponesse di dati certi ed affidabili sulla concentrazione del PM10 e PM2.5 per i decenni trascorsi. Questi dati, purtroppo, come vedremo in seguito, non sono interamente disponibili ed affidabili.

3.2.1.3 Il quadro ambientale ante-operam: disponibilità ed affidabilità dei dati

Per le componenti atmosfera, qualità dell’aria e salute pubblica nel decreto VIA/2003/0680 rilasciato in data 6 novembre 2003 dal Ministero dell’Ambiente si legge (pag.16) : – In relazione al rispetto, nello stato attuale, dei limiti normativi per le concentrazioni in atmosfera di polveri totali e PM10, dai rilevamenti effettuati da ENEL non emerge una situazione di superamento dei limiti attualmente in vigore, ma le concentrazioni rilevate dal proponente nelle due campagne di rilevamento prefigurano una necessità di ottenere un significativo miglioramento di questo parametro di qualità dell’aria per rientrare nei limiti previsti dal DM 60/2002 al 2010 -.

Per quanto riguarda il monitoraggio dell’inquinamento ambientale nell’area di Civitavecchia esiste da anni la rete di monitoraggio gestita dall’ENEL che ha fornito indicazioni importanti circa il contenimento nei valori di legge delle concentrazioni di ossidi di zolfo e di azoto. La situazione è molto diversa per quanto riguarda il monitoraggio delle polveri sospese. La rete di monitoraggio determina la concentrazione ambientale delle polveri totali sospese (TSP), un parametro ormai obsoleto perché gli effetti sanitari, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono meglio predetti dal PM10 (e dal PM2.5). La Direttiva Europea 1999/30/EU stabilisce valori limite su base annuale e sulle 24 h per questo inquinante. Lo studio SIA, in assenza di dati di monitoraggio continuo del PM10, ha basato le proprie conclusioni su una campagna di misurazione realizzata nel inverno 2000/2001 (30 gg) e nell’estate 2001 (30 gg) i cui dettagli tecnici sono stati riportati nell’allegato 4.2.1/1. Per quanto riguarda l’area urbana di Civitavecchia, la postazione era localizzata nel parco Antonelli, mentre altre tre postazioni hanno considerato l’area rurale (Aurelia, S.Agostino, Poggio Ombriccolo in prossimità di Tolfa). La concentrazione media di PM10 rilevata a Parco Antonelli era 31µg/m3 nel periodo invernale e 33µg/m3 nel periodo estivo. Le concentrazioni nelle altre postazioni risultavano inferiori.

Malgrado i valori riportati dalla campagna siano risultati al di sotto del valore raccomandato dalla normativa nazionale attuale (40µg/m3 dal 2005), ma di gran lunga superiori a quanto previsto per il 2010 (20µg/m3), esistono dei limiti nella raccolta dei dati che ne riducono di molto l’affidabilità. Il periodo di osservazione è limitato a 30+30 giorni, non scelti in modo casuale durante l’anno. In particolare, per alcune postazioni il periodo di misura ha coperto le vacanze natalizie (S. Agostino e Poggio Ombriccolo) e il periodo di ferragosto (Poggio Ombriccolo); durante il periodo di misura, infine, la centrale di Torre Valdaliga Sud non ha funzionato o ha funzionato con un regime ridotto. Il problema sostanziale è che nella presentazione dei dati del SIA non vengono riportati i fattori di incertezza relativi alle stime. Anche se si fosse in assenza di distorsioni sistematiche dovute al periodo particolare della rilevazione, i livelli di PM10 (in particolare quelli registrati a Parco Antonelli) mostrano una ampia variabilità, specie nel periodo invernale, e la estrapolazione dai 30+30 gg al valore medio annuale è giocoforza affetto da incertezza. Pur assumendo (con molta difficoltà) la casualità e l’indipendenza delle osservazioni, l’incertezza associata alle stime invernali ed estive relative a Parco Antonelli è pari al 10-15% (calcolando l’errore standard della media sulla base delle singole osservazioni riportate nei grafici).

Oltre ai dati della campagna speciale condotta dall’ENEL, si dispone dei dati rilevati (sett.’02 – apr.’03) del PM10 presso la postazione di Via Isonzo nel Comune di Civitavecchia (gestita dalla stessa ENEL e autorizzata con delibera della G.M. 234 del 14.05.00) riportati nella Tabella A.

Tabella A

 

 

 

 

 

 

 

I dati evidenziato superamenti dei valori limite del PM10 rispetto ai limiti previsti dal DM 60/2002 [10] riportati nella Tabella B.

Tabella B

DM 60/02

PM10

Periodo

di mediazione

Margine di tolleranza  (µg/m3)

Modalità di riduzione temporale del

Margine di tolleranza

 

1/1/2005

Valore Limite  (µg/m3)

Valore limite

 annuale

per la protezione della salute umana

Anno civile

48

46,4

44.8

43,2

41,6

dal  1.01.2000

dal  1.01.2001

dal  1.01.2002

dal  1.01.2003

dal  1.01.2004

  

40

 

Valore limite

di 24 ore

per la protezione della salute umana

24 ore

75

70

65

60

55

dal  1.01.2000

dal  1.01.2001

dal  1.01.2002

dal  1.01.2003

dal  1.01.2004

 

50
(Da non superare più di 35 volte per anno civile)

Nella tabella A si evince che:

– nel corso dei quattro mesi per l’anno 2002 si sono verificati 33 superamenti rispetto ai 35 annuali tollerati mentre la media del periodo è di 58,75 µg/m3 rispetto al margine annuale di 44,8 µg/m3.

– per l’anno 2003 si sono verificati 101 superamenti rispetto ai 35 annuali tollerati (+ 66), per quanto riguarda il valore limite di 24 ore (60 µg/m3) mentre il valore annuale dell’anno per la protezione della salute umana è di 48,77 µg/m3 superiore al valore tollerato di 43,2 µg/m3.

– nel corso dei sei mesi per l’anno 2004 si sono verificati 11 superamenti rispetto ai 35 annuali tollerati mentre la media del periodo è di 38 µg/m3 rispetto al margine annuale di 41,6 µg/m3.

I valori di PM10 rilevati nella postazione di Via Isonzo sono correlabili con quelli rilevati nel periodo: marzo 2003 – febbraio 2004 nella postazione di Via Roma nel Comune di Civitavecchia, gestita dalla Provincia di Roma rappresentati nella Tabella A1. E’ evidente che i valori di PM10 accertati per i periodi di osservazione sopra citati, visto il posizionamento delle stazioni di rilevamento, sono dovuti certamente dal traffico veicolare a cui però, in determinate condizioni meteorologiche sfavorevoli possono contribuire le ricadute delle polveri emesse dalla centrale di Torre Valdaliga Nord.

 

Dati riassuntivi del PM10 relativi al periodo marzo 03 febbraio 04 Via Roma

Dati totali validi (n°):                                                        289                         79,4%

Valore massimo (μg/m3):                                                   96,7                        –

Valore minimo (μg/m3):                                                      5,0                         –

Valore medio (μg/m3):                                                       38,9                       –

Valori compresi tra 10 e 50 μg/m3 (n°):                            220                         76,1 %

Valori superiori a 50 μg/m3 (n°):                                         64                         22,1 %

Superamenti  limite giornaliero di 60 μg/m3 (n°):      28/                          35 consentiti   

Superamento limite annuale di 43 μg/ m3:                  –                                             –

Tale contributo è determinato dalle condizioni meteorologiche ed in particolare dal regime dei venti. Il sito dove è ubicata la centrale termoelettrica Torrevaldaliga Nord si trova a circa 6 km a NNW di Civitavecchia per cui la condizione più sfavorevoli per la ricaduta degli inquinanti nella città di Civitavecchia è la provenienza del vento da NNW oltre alla calma di vento.

Dai dati riportati dall’Enel a pag. 178 (fig.1) e 180 (fig.2) del progetto (SIA) abbiamo situazioni di calma di vento variabili nel corso dell’anno con il

 

 

fig.1

 

 

fig.2

 

 

massimo d’estate (39%) e il minimo d’inverno (26%); mentre abbiamo in quota le massime frequenze per i venti da SSE e NNW e NE, con una assenza delle provenienze orientali. Al suolo, invece, sono maggiormente accentuate le provenienze nordorientali e da SSE. Le prime sono legate alla condizioni di brezza, mentre la seconda al tempo perturbato.

Nell’anno 2003 sono state emesse dalla centrale TVN 732 tonnellate di polveri, dichiarate dall’ENEL, di cui 490 tonnellate ( 67%) è costituito dalla frazione granulare di PM10 (tenuto conto del grafico 2 riportato a pag. 51 Allegato 2 Chiarimenti …..).

Quindi in considerazione di quanto detto per la frequenza delle situazioni di calma e di provenienza del vento, per una buona parte dell’anno 2003 ci sono state le condizioni favorevoli per la ricaduta del particolato PM10 nel Comune di Civitavecchia, e tale ricaduta ha contribuito ai superamenti dei valori limiti tollerati (previsti dal DM 60/2002).

Nelle osservazioni riportate nella memoria Dati di polveri PM10 –Civitavecchia l’ENEL in sostanza asserisce che le stazioni di rilevamento dei dati dell’inquinamento atmosferico, installate nel Comune di Civitavecchia, in massima parte non ottemperano alle disposizioni previste dal D.M. 2.04.02 n.60 per cui i dati rilevati non possono essere rappresentati secondo le modalità previste dal sopra citato decreto. Tale affermazione meriterebbe un indagine tecnica approfondita di verifica che per ovvie ragioni non è possibile effettuare nell’ambito di questa consulenza. Si evidenzia solo che alla luce della pubblicazione del decreto n.60/02 avvenuta sulla G.U. n.87 del 13 aprile 2002 (Suppl. Ordinario n.77) non trova alcuna giustificazione da parte dell’ENEL e dal Comune di Civitavecchia la gestione di una rete di rilevamento i cui dati non possono essere utilizzati per fornire giudizi sulla qualità dell’aria, ed in particolare il posizionamento della stazione di Via Isonzo, i cui dati di PM10 rappresentati nella Tabella A, sono stati rilevati dal mese di settembre dell’anno 2002, cinque mesi dopo la pubblicazione del suddetto decreto.

Rimane, in ogni caso urgente la risposta all’interrogativo sul perché in una situazione ambientale così complessa non sia disponibile un monitoraggio ambientale adeguato.

Per quanto concerne i microinquinanti organici ed inorganici, a pag. 16, 17 del decreto è riportato: “In relazione al rispetto delle concentrazioni in atmosfera allo stato attuale di microinquinanti organici ed inorganici, i valori di IPA misurati nelle campagne di rilevamento, estrapolati all’intero anno, risultano compatibili con l’ipotesi di rispetto del limite normativo di 1 ng/m3 come B(a)P, anche se, a causa della limitatezza del periodo di rilevamento, tale ipotesi non risulta dimostrata con certezza….”

Ancora più problematici sono i dati relativi alla campagna di misurazione degli IPA nelle polveri totali e dei metalli nel PM10 condotta dall’Enel nel quadro della campagna speciale nelle stesse postazioni, con sei campionamenti per postazione nel periodo invernale e sei campionamenti nel periodo estivo. E’ ovvio che l’incertezza in questo caso è molto maggiore e la significatività dei risultati molto ridotta. La mancanza di una presentazione formale sul livello di incertezza dei dati rende i risultati difficilmente interpretabili. Le considerazioni presentate nel rapporto circa un maggiore o minore contributo delle emissioni delle centrali, a seconda dei valori rilevati nelle diverse postazioni, non sono significativi perché le rilevazioni sono state effettuate in periodi diversi. Il paragone con i valori annuali di riferimento (con dati estrapolati da 12 determinazioni per postazione) è molto azzardato. Si consideri come sia particolarmente difficile concludere che la media dei valori riscontrati per gli IPA è nel rispetto della normativa in tutte le postazioni (1 ng/m3 per il Benzo(a)pirene) quando tale media è frutto di sei determinazioni invernali (con media 1.3 ng/m3) e sei determinazioni estive (con media 0.1 ng/m3).

Malgrado esistano problemi rilevanti relativi alla affidabilità delle misure, sono stati notati dalla commissione di valutazione delle procedure VIA gli elevati livelli di Arsenico e Nickel. Il commento che qui si riporta è del tutto condivisibile e pone problemi importanti per il monitoraggio attuale e per la sanità pubblica:Arsenico. Analizzando i valori delle due campagne di indagine, Enel dichiara che “si riscontrano superamenti dei valori proposti nella direttiva comunitaria in fase di preparazione”. A giudizio del G.I. i valori rilevati da ENEL nella campagna effettuata nel 2001 evidenziano un problema che va ben oltre il superamento di una normativa in fase di preparazione che prevederebbe un limite per questo inquinante pari a 5ng/m3. Va ricordato che l’arsenico, composto associato tipicamente alla combustione di combutibili fossili, è classificato come cancerogeno dallo IARC (gruppo I: cancerogeno per l’uomo), e che la concentrazione in atmosfera corrispondente, secondo i fattori di rischio cancerogeno aggiornati ad aprile 2003 da U.S. EPA (Risk based concentration tables, U.S. EPA 2003) ad un rischio incrementale di tumore pari a 1 caso su un milione, è pari a 0,4 ng/m3. I valori rilevati da ENEL e riportati in forma grafica nello Studio di Impatto Ambientale vanno da un minimo di 1 ng/m3 (Aurelia, inverno 2001) ad un massimo di 200 ng/m3 (S.Agostino, inverno 2001). Nella stazione di campionamento di S. Agostino (non influenzata significativamente dal traffico) il valore medio delle misure di questo inquinante, calcolato sulla base dei dati presentati da Enel in forma grafica, risulta pari a circa 50 ng/m3. Non sono riportate informazioni sul funzionamento della centrale del periodi di rilevamento, anche se va osservato che nel 2001 la centrale di Torrevaldaliga ha funzionato complessivamente a circa il 40% della sua potenzialità. Nichel. Anche per questo inquinante ENEL dichiara che “si riscontrano superamenti dei valori proposti nella direttiva comunitaria in fase di preparazione”. Analogamente a quanto riscontrato per l’Arsenico, i valori del Nichel in atmosfera superano gli standard tossicologici previsti da OMS e EPA.

In sintesi, la valutazione di impatto ambientale è stata condotta senza una misurazione sistematica del PM10 e i dati presentati relativi alla campagna sporadica sono affetti da una incertezza troppo grande per essere considerati rappresentativi dei livelli attuali di esposizione della popolazione. In ogni caso, vi sono indicazioni provenienti dalla campagna della Provincia di Roma e dalle misurazioni in continuo della rete di monitoraggio comunale che le concentrazioni di PM10 siano più elevate con frequenti innalzamenti al di sopra dei valori attualmente raccomandati. Le indicazioni relative agli IPA, all’Arsenico e al Nickel suggeriscono superamenti notevoli dei livelli raccomandati dagli organismi internazionali e impongono nuovi accertamenti e monitoraggi per ragioni di sanità pubblica Pertanto il monitoraggio ambientale in un’area così importante come il polo energetico dell’Alto Lazio è stato poco accurato e senza dati di riferimento certi per le polveri fini (PM10 e PM2.5) nonostante che per esse i dati scientifici da diversi anni indicano un elevato livello di pericolosità.

3.2.1.4 I possibili danni per la salute del nuovo impianto: effetti indiretti

Le argomentazioni relative agli effetti sanitari dei nuovi impianti non si possono limitare alla valutazione di impatto sulle popolazioni locali. Grande importanza hanno gli effetti di carattere generale. La scelta strategica del carbone non sembra essere in linea con le indicazioni e le opzioni di altri paesi dal momento che questa forma energetica è in progressivo abbandono, specie per il contributo che la combustione del carbone fornisce alla produzione di gas serra. Il documento VIA prevede, in seguito alla trasformazione dell’impianto, un incremento delle emissioni di CO2 pari a circa 2MT/anno. L’ENEL assicura che a tale aumento farà seguito una diminuzione delle emissioni da altri impianti, secondo il proprio piano industriale che “prescinde da una logica sito-specifica”. La relazione istruttoria della commissione VIA tuttavia recita ”Alla luce di quanto sopra, si rende indispensabile una verifica complessiva delle emissioni di CO2 attese dalle centrali ENEL produzione e dalle centrali appartenenti alle GENCO (Eurogen, Elettrogen, Interpower) anche in considerazione del fatto che non tutti i progetti di conversione in ciclo combinato degli impianti sono stati avviati, e che al contrario in alcuni casi risulta un inversione di tendenza, con alimentazione di tali impianti a carbone o ad Orimulsion”. In sostanza, sono state espresse perplessità circa la reale attuabilità del piano industriale di riduzione delle emissioni mentre vi è certezza che l’impianto previsto aumenterà le emissioni di anidride carbonica CO2.

Una scelta energetica che comporta un aumento delle emissioni di gas serra si traduce in effetti indiretti sulla intera popolazione mondiale. L’applicazione del protocollo di Kyoto, con la annunciata sottoscrizione della Russia, diviene operativo e impone una revisione delle scelte energetiche a livello nazionale. Nella valutazione degli effetti sulla salute, dunque, è opportuno considerare anche gli effetti generali dei cambiamenti climatici generati dalle emissioni di gas serra.

Tali effetti sono stati riconosciuti da organismi internazionali autorevoli e l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC.Third assessment report, Summary for policy makers. IPCC Working Group, 2001) ha previsto un aumento della temperatura nei prossimi 100 anni compresa tra 1.4 e 5.8 gradi. Si attende dunque (come documentato dal rapporto dell’OMS recentemente presentato alla 4° conferenza Interministeriale di Budapest nel giugno 2004; http://www.euro.who.int/document/eehc/ebakdoc08.pdf) un aumento nella frequenza delle ondate di calore, con rilevanti ripercussioni sulla salute pubblica. E’ ovvio che gli aspetti e i dettagli scientifici della relazione tra aumento dei gas serra, aumento nella frequenza di ondate di calore, e aumento della mortalità è fuori dagli scopi della presente relazione. La letteratura scientifica è tuttavia concorde nel ritenere che i cambiamenti climatici derivanti dai gas serra sono una emergenza ambientale di carattere generale che è impossibile ignorare. I tragici effetti della ondata di calore del 2003 in Europa e in Italia, con un aumento considerevole della mortalità nella popolazione anziana, hanno dimostrato l’estrema vulnerabilità della popolazione alle ondate di calore.

3.2.1.5 L’impatto della centrale a carbone sulla salute: effetti diretti

La commissione VIA aveva esplicitamente chiesto al proponente, con nota n. 8357/VIA/A.0.13.B del 1 agosto 2002, punto 25, una valutazione degli effetti sanitari possibili del nuovo impianto. Più in dettaglio “valutazioni circa i possibili effetti sulla salute a medio e lungo termine delle popolazioni limitrofe alla centrale legati al funzionamento della stessa, considerando i dati internazionali disponibili a riguardo in prossimità di impianti analoghi funzionanti ad carbone. Si chiede di valutare i costi esterni in particolare quelli sanitari legati all’esercizio dell’impianto in tutto l’arco di vita ipotizzato”. La richiesta era appropriata ed in linea con una procedura di valutazione di impatto che considera il complesso delle conseguenze, in modo particolare sulla salute della popolazione, e ne chiede anche una valutazione economica non solo a breve termine, ma per l’intera durata della “vita dell’impianto” (ipotizzata di circa 25 anni). L’ENEL ha risposto al quesito specifico (Allegato 2 Chiarimenti ed integrazioni di Enel Produzione .….) riportando i risultati delle analisi di mortalità condotte per valutare la situazione epidemiologica esistente (già oggetto del rapporto citato a cura di SMA) sulla base dei dati 1989-1994. In sostanza, al quesito specifico relativo all’impatto futuro della centrale, non è stata fornita una risposta adeguata e pertinente. L’intera procedura VIA è carente da questo punto di vista, ed è necessario riprendere questo aspetto sulla base dei molteplici spunti e documenti.

Prima di entrare nel merito, è opportuno notare che gli effetti delle diverse scelte energetiche sono state oggetto di un progetto specifico della Commissione Europa (ExternE, http://externe.jrc.es/infosys.html.) sull’impatto sanitario ed economico nell’impiego di varie fonti di energia. Sono stati considerati gli impianti per la produzione della energia elettrica distinguendo il carbone, gli olii combustibili, il gas, e forme di energia rinnovabile. La stima degli effetti sanitari può essere ben riassunto nel numero di morti e di anni di vita persi per unità di produzione di energia elettrica (terra watt per ora, TWh, 1 miliardo di KW). La tabella seguente (elaborata sulla base dei dati riportati nel documento http://www.euro.who.int/document/eehc/ebakdoc08.pdf) riassume i risultati del progetto e fornisce una rapida indicazione dell’impatto del carbone sulle altre fonti energetiche.

            Indicatore

            Carbone

            Olio combust.

            Gas

            Biomasse

            Idrolettrica

            N. decessi

            21.7

            15.6

            2.8

            4.5

            0

            Anni vita persi

            216.9

            155.7

            27.7

            45.3

            0

E’ ovvio che i risultati presentati dal progetto ExternE si basano sui dati relativi alle centrali termoelettriche attualmente funzionanti nella Unione Europea e non tengono conto di possibili innovazioni tecnologiche volte alla riduzione del carico inquinante, sia negli impianti a carbone sia negli altri impianti. Tali aspetti sono stati sottolineati in un documento dell’OMS presentato alla 4° Conferenza Interministeriale di Budapest nel Giugno 2004 (http://www.euro.who.int/document/eehc/ebakdoc08.pdf) che, nell’indicare gli affetti avversi delle scelte energetiche basate sui combustibili fossili, segnala la necessità dell’impegno sulle fonti rinnovabili e nella ricerca sulla valutazione di impatto come guida per le politiche.

Per tornare al quesito iniziale a cui non è stata fornita risposta dal proponente, è opportuno considerare che per valutare i possibili effetti diretti sulla salute della popolazione in modo opportuno devono essere considerate le seguenti fasi e componenti:

Fase di cantiere:

  1. demolizione di gran parte della centrale esistente;
  2. costruzione del nuovo impianto.

Fase di esercizio:

  1. emissioni in atmosfera derivanti dal processo di combustione;
  2. emissioni in atmosfera derivanti dalla movimentazione di materiale pulverulento (carbone, calcare, gesso, ceneri);
  1. emissioni in atmosfera derivanti dal traffico veicolare e navale.

Per quanto concerne la fase di cantiere, la relazione istruttoria è abbastanza dettagliata nel descrivere i vari aspetti: “Il cantiere di realizzazione delle opere avrà una durata di 5 anni, compresi i sei mesi di decantierizzazione alla fine dei lavori e i sei mesi per la preparazione del sito prima dell’inizio dei lavori veri e propri”. “Il cantiere occuperà complessivamente una superficie di 220.000 m2, suddivise in tre aree di cui una, di circa 20.000 m2 di superficie, esterna all’area di proprietà dell’ENEL Produzione. Su tutte le aree saranno realizzate le necessarie opere di urbanizzazione, comprese le reti di raccolta delle acque reflue e l’impianto di depurazione delle stesse.Le attività di cantiere comprenderanno, oltre alla costruzione ed il montaggio dei nuovi gruppi, anche la demolizione e lo smontaggio dei gruppi esistenti, con il recupero di tutto ciò che potrà essere ancora utilizzato in loco o altrove. La fase di smontaggio riguarderà anche la demolizione di parte dei serbatoi combustibili, con riduzione della capacità complessiva da 700.000 m3 a 150.000 m3”. Il grafico di occupazione delle maestranze dimostra che verranno impiegate più di 2000 unità per 3 anni con livelli di 3000 unità nel periodo centrale.

Le tabelle seguenti illustrano l’impiego delle risorse e le interferenze indotte nella fase di cantiere come presentate nella Relazione Istruttoria.

Tabella – Uso risorse

 

Materiale/Risorsa

Destinazione

Un. mis.

Quantità

a Calcestruzzo Palificate; Fondazioni; Opere in Elevazione

m3

200.000

a.1 Ferro per armatura

ton.

20.000

b Componenti elettromeccanici Parti gruppi

ton.

180.000

c Coibentazione

m2

300.000

c.1 Materiale isolante

ton.

3.600

c.2 Lamierino finitura

ton

2.400

D Acqua Per usi civili ed industriali

m3/giorno

500

E Combustibile per attività cantiere Macchine operatrici

Tabella Interferenze indotte

 

Materiale/Risorsa

Provenienza

Un. mis.

Quantità

A Movimento terra

Sbancamento Area Nucleo Add. Spec. Riempimento Parco Serbatoi

m3

270.000

H Rifiuti solidi
h.1 Materiale coibentazione Isolamento termico

m2

180.000

h.1.1 Materiale isolante

ton.

2.160

h.1.2 Lamierino finitura

ton

1440

h.2 Amianto Setti rompifiamma

piccole quantità

h.3 Materiali ferrosi Varie

ton

95.000

h.4 Manufatti civili Demolizioni

ton

60.000

i Effluenti gassosi + polveri Macchine operatrici

n. quant.

j Scarichi liquidi Acque meteoriche e civili

m3/giorno

200

k Rumore Varia attività di costruzione
L Traffico
l.1 Veicoli personali

auto/giorno

500

l.2 Trasporto collettivo

mezzi/giorno

10÷15

  1.3 Trasporto materiale

mezzi/giorno

30÷35

Il documento “Piano di gestione dei rifiuti di cantiere”, inviato dall’ENEL in data 19 Luglio come documento trasmesso al Ministero dell’Ambiente e in attesa di parere, illustra le attività di demolizione e la stima dei quantitativi dei rifiuti non pericolosi e pericolosi. Tra questi ultimi sono elencati 60.000 kg di ceneri leggere e pesanti di oli combustibili e 186.000 Kg di materiali contenenti amianto.

Si tratta quindi di attività di cantiere voluminose, complesse con trattamento di materiale pulverulento ad alta pericolosità (ceneri ed amianto). L’intera attività cantieristica aumenterà il traffico locale in modo notevole. Tuttavia, lo studio SIA e la relazione istruttoria non esaminano il problema della contaminazione ambientale diretta ed indiretta in fase di cantiere e non forniscono alcun dato utile per una valutazione sanitaria. Tale valutazione sembra indispensabile visto il prolungarsi delle attività per un periodo così lungo con un evidente impatto ambientale. Né vengono individuati impianti disponibili in concreto per la gestione dei rifiuti prodotti sia essi di recupero o smaltimento, ma sono date solo indicazioni generiche sul loro destino.

Per quanto riguarda l’emissione in atmosfera dei prodotti della combustione, nello studio di impatto ambientale sono descritte le metodologie e i risultati relativi all’applicazione di modelli di dispersione degli inquinanti (SO2, NO2, e Polveri) per un dominio di calcolo di un area di lato pari a 25Km in direzione E-O e 31 Km in direzione N-S. Sono state calcolate per ogni inquinante le distribuzioni al suolo delle concentrazioni. Durante le procedure peritali, l’Enel ha fatto pervenire il documento “Studio modellistica della dispersione degli inquinanti emessi in atmosfera nel caso di 3 gruppi termoelettrici a carbone” che presenta l’applicazione del modello di dispersione considerando tre gruppi (e non quattro come originariamente previsto). I risultati presentati indicano un impatto degli inquinanti convenzionali al suolo relativamente basso con un massimo nella media annuale pari a 2µg/m3, 1µg/m3, e 0.4µg/m3 rispettivamente per SO2, NO2, e PM10. Si tratta di valori che rientrano nei limiti di legge come del resto sottolineato nel documento “Analisi della possibilità di contaminazione del suolo e del rischio per la salute umana connessi con la dispersione nella atmosfera di NO2, SO2, e Particolato Sospeso presenti nelle emissioni dell’impianto nell’assetto a carbone”. Si deve tuttavia notare che la modellistica e le conseguenti considerazioni sull’impatto sanitario hanno i seguenti limiti:

  1. Non considerano che l’ambito delle ricadute non può limitarsi alla superficie di 25 * 31 Km. E’ noto dal punto di vista scientifico che le particelle più fini (PM2.5) hanno una bassa ricaduta locale mentre vengono trasportate a lunga distanza anche di centinaia di Km in poche ore. Tale capacità è ben riconosciuta nelle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO, 2000, Air Quality Guidelines). L’ambito di interesse delle ricadute delle emissioni dalla centrale è un ambito regionale (e nazionale) e non può limitarsi ai pochi Km2 in prossimità dell’impianto. Dal momento che le emissioni del nuovo impianto sono caratterizzate da particelle la cui frazione granulometrica è molto piccola (più piccola delle frazione attualmente emessa, come indicato dalla relazione istruttoria VIA), sarebbe pertinente conoscere il contributo delle emissioni primarie in aree altamente urbanizzate come quella di Roma.
  2. Non tengono conto che le emissioni di SO2 e di NOx sono responsabili, a causa di reazioni che avvengono nell’atmosfera, della formazione di particolato atmosferico secondario, in particolare solfati e nitrati. Tale particolato secondario ha un trasporto a lunga distanza e contribuisce in modo importante all’inquinamento da polveri sospese nelle aree urbane (dal 40 al 60%) nel nostro come in altri paesi (WHO, 1999, Health risk of particulate matter from long-range transboundary air pollution. Preliminary assessment).
  3. Non considerano che alle emissioni di ossidi di azoto si associa, in aree lontane dal sito primario, la formazione di ozono, un inquinante ad alto potere infiammatorio e tossico. All’aumento nelle concentrazioni di ozono si associano effetti a breve termine come l’anticipazione della morte, effetti sulla funzione polmonare, aggravio delle crisi asmatiche in bambini e adulti affetti.

L’omissione della valutazione di impatto nell’area regionale, la mancata trattazione del trasporto a distanza delle polveri fini direttamente emesse, la mancata valutazione degli inquinanti secondari (particolato secondario ed ozono) rende la valutazione di impatto ambientale lacunosa ed incompleta e non significative le conclusione sul presumibile non effetto sulla salute umana.

Per quanto riguarda le emissioni in atmosfera derivanti dalla movimentazione di materiale pulverulento (carbone, calcare, gesso, ceneri), esse costituiscono potenziali emissioni a livello del suolo che possono contribuire direttamente alla polverosità locale. In particolare, nel caso delle ceneri si tratta di materiale altamente tossico perché contenente numerosi metalli con proprietà infiammatorie e cancerogene. La descrizione delle attività connesse alla loro gestione è dettagliata nel documento “Risposte alle prescrizioni formulate dal Ministero delle Attività Produttive in sede di rilascio del decreto autorizzativo n. 55/02/2003 di cui all’allegato 2, art 2, “Gestione della movimentazione di materiale pulvilurento”.

Rispetto alla situazione attuale l’esercizio futuro della centrale a carbone, in base ai dati dichiarati dall’ENEL e riportati nella Tabella 14 (capitolo 3.5), relativamente alle operazioni di movimentazioni del carbone, del calcare, del gesso e delle ceneri comporterà un aumento di polveri in atmosfera stimabile nell’arco di un anno in undici tonnellate, quattro delle quali sono costituite da PM10 .

Per quanto riguarda il trasporto dei materiali su base annuale, in base ai dati dichiarati dall’ENEL l’esercizio futuro della centrale a carbone comporterà un aumento del 235% di materie prime trasportate per via terra (19.500 tonnellate di urea per la centrale a carbone rispetto a 5.818 tonnellate di ammoniaca per la centrale ad olio combustibile) con una diminuzione di 365 unità degli autotreni, per via mare un aumento del 25% di materiali trasportati (4.527.000 tonnellate per la centrale a carbone rispetto a 3.600.000 tonnellate per la centrale ad olio combustibile). Il traffico navale aumenterà di 25 navi equivalenti da 100.000 tonnellate e di conseguenza, in base ai dati dichiarati dall’ENEL riportati nella Tabella 15 (capitolo 3.5), si avrà un aumento annuale degli inquinanti stimabile per l’anidride solforosa in 503 tonnellate, per gli ossidi di azoto in 400 tonnellate, per le polveri in 12 tonnellate e per l’ossido di carbonio in 80 tonnellate.

Lo Studio d’Impatto Ambientale infatti rileva come il traffico navale sia una importante fonte di inquinamento specie per quanto riguarda ossidi di azoto, di zolfo e polveri totali. Nella procedura VIA, tuttavia, il contributo all’inquinamento ambientale derivante dall’aumento considerevole del traffico navale è stato ignorato.

Sulla base delle osservazioni presentate si deve concludere che l’analisi dell’impatto inquinante presentato e valutato nella procedura VIA non considera molti aspetti rilevanti e la conclusione del SIA (pag.248) “ la qualità dell’aria nel territorio in esame, che già risulta buona nella situazione attuale, subirà complessivamente, con la trasformazione a carbone della centrale, un ulteriore miglioramento” non è supportata dalla analisi presentata. Di conseguenza, le conclusioni sulle previsioni di impatto sanitario sono infondate. Solo in presenza di dati attendibili sul contributo dell’impianto (nella globalità delle operazioni di cantiere e di esercizio ) all’inquinamento ambientale su scala regionale, in particolare del PM10, PM2.5, NO2, SO2, ed Ozono, si potrà stimare l’effetto sanitario presumibile. I coefficienti di rischio presentati nella tabella relativa agli effetti sanitari del PM10 possono costituire una guida di riferimento.

3.2.1.6 Considerazioni sulla VIA presentata

Sulla base dei documenti esaminati, della letteratura scientifica consultata e dei dati epidemiologici prodotti nel corso delle procedure peritali, sono possibili le seguenti conclusioni:

  1. 1.    La situazione sanitaria della popolazione residente a Civitavecchia, per quanto riguarda alcune patologie per le quali è accertato dal punto di vista scientifico il ruolo delle esposizioni ambientali (tumore polmonare, tumore della pleura, malattie renali e patologia respiratoria in ambito pediatrico), appare compromessa.
  2. Gli elementi di giudizio sulla relazione di causa effetto tra esposizioni ad inquinanti ambientali e conseguenze sulla salute di tipo acuto o cronico non possono essere tratte da studi e valutazioni locali, e tanto meno da analisi geografiche su larga scala, ma sono il frutto di una complessa valutazione scientifica che considera studi di tipo tossicologico ed epidemiologico condotti in ambiti diversi. L’evidenza scientifica è ampiamente consolidata e indica senza ombra di dubbio che l’esposizione al particolato atmosferico derivante dai processi di combustione provoca effetti a breve e lungo termine direttamente quantificabili. Tali effetti si sono verificati con elevata probabilità a Civitavecchia nel corso degli anni, ma la loro quantificazione è difficile per la incompleta disponibilità dei dati sul livello di inquinamento ambientale nei decenni trascorsi.
  3. La valutazione dell’impatto sulla salute del progetto di riconversione appare incompleta, di ridotta significatività e non rappresentativa della reale situazione poiché :

a)       considera solo gli effetti diretti e non affronta gli effetti indiretti dell’inquinamento ambientale in termini di effetto serra e riscaldamento globale;

b)       non è fondata su dati attendibili del livello attuale di inquinamento atmosferico da polveri PM10 e PM2.5 in assenza di una rete di monitoraggio dedicata; le indicazioni provenienti dal monitoraggio del PM10 da parte del Comune di Civitavecchia e della Provincia di Roma depongono per un quadro ambientale compromesso;

c)       non considera il possibile impatto sulla salute della contaminazione ambientale prodotta durante la fase di cantiere;

d)       considera la ricaduta delle emissioni in un ambito geografico locale e non estende la valutazione alla vasta area regionale e nazionale potenzialmente interessata dal trasporto a distanza delle polveri fini;

e)       considera solo le emissioni primarie e non valuta l’impatto della formazione degli inquinanti secondari (in particolare polveri sospese ed ozono);

f)        In assenza di dati ambientali certi, appare inadeguata la valutazione sui possibili effetti sanitari della contaminazione da metalli (arsenico, nickel, mercurio).

g)       Non sono decritti e valutati i carichi ambientali derivanti dalle attività di cantiere (in particolare le attività di demolizione).

h)       Non sono valutati i carichi ambientali derivanti dalla movimentazione del carbone, gesso e ceneri durante la fase di esercizio, dall’aumento dell’inquinamento ambientale dovuto all’incremento del traffico navale.

i)         Non vengono individuati impianti disponibili in concreto per la gestione dei rifiuti prodotti sia essi di recupero o smaltimento, ma sono date solo indicazioni generiche sul loro destino.

L’area di Civitavecchia, con impianti per la produzione dell’energia presenti fin dagli anni ’50 e con altre fonti di inquinamento ambientale, presenta indicatori epidemiologici di danno ambientale in eccesso (tumore polmonare, tumore della pleura, disturbi respiratori nei bambini, malattie renali) rispetto alla situazione regionale.

Le rilevazioni attuali sui livelli di inquinamento da polveri sospese indicano la necessità di interventi per la riduzione dell’inquinamento ambientale. In tale contesto, il progetto di riconversione della centrale termoelettrica a carbone, il cui cantiere durerà circa cinque anni e il funzionamento si protrarrà per 25 anni, contribuirà in maniera significativa e per un lungo periodo di tempo alla qualità dell’ambiente. Saranno elementi di pressione ambientale il cantiere, la demolizione delle strutture, lo smaltimento dei rifiuti; nella fase di esercizio costituiranno elementi di pressione ambientale l’emissioni di gas serra, le emissioni di inquinanti convenzionali con ricaduta in un ambito presumibilmente regionale, la formazione di inquinanti secondari, le attività di movimentazione delle merci e l’aumento del traffico navale. Gli elementi disponibili per la valutazione dell’impatto del progetto sulla qualità dell’aria e sulla salute della popolazione non sono sufficienti per un giudizio di non nocività date le carenze riscontrate nella procedura di impatto ambientale.

L’onere della prove relative alla salvaguardia della salute della popolazione è a carico dell’ENEL, ma non ci sono elementi per ritenere che tali prove siano sufficienti.

4. Scheda B – “Dati e notizie sull’impianto attuale” e relativi allegati

Come accennato al § 2 – Domanda, la scheda B, composta di pagg. 9, è stato acclusa come documento ‘riservato’.

Tale scheda inerente “Dati e notizie sull’impianto attuale”, “consente al gestore, facendo riferimento ad un anno di funzionamento che ritiene significativo, di fornire adeguate informazioni sulla situazione dell’impianto, sia dal punto di vista produttivo, sia sotto il profilo dell’identificazione delle linee di impatto sull’ambiente significative, attraverso la caratterizzazione delle emissioni in aria ed acqua, … Nei casi in cui la produzione effettiva, nell’anno di riferimento sia inferiore alla capacità produttiva dell’impianto, il gestore fornisce anche le stime di consumi ed emissioni associati al funzionamento dell’impianto alla sua capacità produttiva…” (cit DM 7 febbraio 2007) e costituisce di fatto l’insieme di informazioni che consentono di avere un immagine complessiva dell’impianto che si va ad analizzare; i quadri che la compongono, infatti, forniscono i dettagli circa il consumo di materie prime, il consumo di risorse idriche, la produzione e il consumo di energia, i combustibili utilizzati, le fonti di emissione in atmosfera di tipo convogliato e non convogliato e la tipologia quali/quantitativa di quest’ultime, gli scarichi idrici , le emissioni in acqua, la produzione di rifiuti e le relative aree di stoccaggio , le aree di stoccaggio di materie prime, i prodotti ed intermedi, il rumore, gli odori , le altre tipologie di inquinamento e le linee di impatto ambientale.

Ipotizziamo che il Gestore si sia avvalso della facoltà, riconosciuta ai sensi del Art. 9.comma 4. del Decreto Legislativo 16 gennaio 2008, n. 4 (Parte Seconda, Titolo I) che recita:

“ Per ragioni di segreto industriale o commerciale e’ facoltà del proponente presentare all’autorità competente motivata richiesta di non rendere pubblica parte della documentazione relativa al progetto, allo studio preliminare ambientale o allo studio di impatto ambientale. L’autorità competente, verificate le ragioni del proponente, accoglie o respinge motivatamente la richiesta soppesando l’interesse alla riservatezza con l’interesse pubblico all’accesso alle informazioni. L’autorità competente dispone comunque della documentazione riservata, con l’obbligo di rispettare le disposizioni vigenti in materia. “

Se tale ipotesi corrisponde a verità, duole verificare come gli Organi competenti abbiano anteposto alla pubblicizzazione delle notizie relative all’impianto, la fittizia necessità di secretare informazioni tecniche la cui libera diffusione invece, ad oggi, favorisce il perseguimento di obiettivi tesi al miglioramento delle condizioni ambientali ben oltre i confini italiani; non a caso le MTD espongono vari raffronti tra le diverse tecnologie disponibili sul mercato europeo ed anche mondiale.

Pertanto, l’applicazione della norma citata ci parrebbe, oltre che impropria, anche lesiva nei confronti del pubblico interesse di accedere alle informazioni, costituendo un limite alla conoscenza dell’impianto oggetto della domanda di rinnovo dell’AIA e, conseguentemente, alla nostra possibilità di contribuire attraverso una partecipazione supportata dagli strumenti analitici più idonei.

Preme in questa sede evidenziare che molte delle carenze dell’iniziale Decreto autorizzativo MAP 55/2003 e del relativo iter procedurale sono state evidenziate, e parzialmente colmate, proprio grazie ai contributi del pubblico interessato; azione di controllo e proposta che, stante la mancata possibilità di apprendere dati importanti ai fini delle presenti osservazioni, risulta nell’ambito del procedimento di cui all’oggetto, estremamente limitata.

Mancano, inoltre, gli allegati:

  • B.24 Identificazione e quantificazione dell’impatto acustico
  • B.25 Ulteriore documentazione per la gestione dei rifiuti

Si richiede alla Autorità competente di rivedere la decisione assunta circa la secretazione dei dati, rendendo gli stessi accessibili al pubblico interessato.

4.1 Allegato B 18 Relazione tecnica dei processi produttivi

Le presenti osservazioni seguono la numerazione dei capitoli e dei paragrafi della Relazione tecnica dei processi produttivi.

Si fa presente che l’indice della scheda B18 non corrisponde all’impostazione reale dei capitoli e paragrafi della stessa

2.1.8. I sistemi di approvvigionamento dei combustibili

Si rimanda alle osservazioni di cui al § 2.1.2 della Sintesi non tecnica

2.1.9. Opere a mare

Si rimanda alle osservazioni di cui al § 2.13 della Sintesi non Tecnica

2.1.10. Approvvigionamento, movimentazione e deposito del carbone

Nella nota della Commissione AIA-IPPC precedentemente citata, si ipotizza che il discostamento tra i valori attesi da Enel e quelli individuati nel Bref e riconducibili alle MTD possa dipendere o dalla configurazione impiantistica, o dal carbone utilizzato.

Abbiamo più volte fatto notare come le caratteristiche del ‘carbone teorico’ sulla base delle quali Enel ha fornito in passato le stime dei valori attesi nel nuovo assetto dell’impianto, non coincidano con quelle dei carboni disponibili sul mercato mondiale.

Difatti, se per le emissioni attese dei metalli pesanti Enel s.p.a. ha fornito delle ‘stime previsionali medie a carattere puramente orientativo’ (Chiarimenti ed integrazioni di Enel Produzione alla nota del Ministero dell’Ambiente prot.n. 8357/VIA/A.O.13.B del 1° agosto 2003) basate sulle caratteristiche dell’orimulsion, combustibile che nulla ha a che fare con il carbone, nel paragrafo 2.3.0 Approvvigionamento (pag. 23 e 24 del documento P12TN03471 presentato al MAP in risposta alle prescrizioni del decreto n° 55/002/2003) e nel presente paragrafo, ENEL dichiara che “le tipologie dei carboni impiegati nella Centrale termoelettrica di TVN, saranno tipiche dei mercati di approvvigionamento dell’Enel e proverranno dai migliori bacini carboniferi mondiali quali Polonia, Sud Africa, Stati Uniti, Venezuela, Colombia, Indonesia, Cina e Australia. I carboni saranno esclusivamente di altissima qualità, con tenore di zolfo all’1%.”

A dimostrazione dell’inattendibilità delle stime fornite da Enel nei citati documenti, riproponiamo di seguito le tabelle già inserite nelle ‘Osservazioni e rilievi relativi al procedimento di riesame dell’Autorizzazione Unica n. 55/02/2003 del 24 dicembre 2003 limitatamente agli aspetti inerenti la materia dell’autorizzazione integrata ambientale’ presentate dagli scriventi.

 

Tabella – Metalli pesanti –

Comparazione del contenuto dei metalli pesanti calcolato con i valori dichiarati nel bilancio di materia nella nota “Chiarimenti ed integrazioni di Enel Produzione alla nota del Ministero dell’Ambiente prot.n.8357/VIA/A.O.13.B del 1° agosto 2003” (pag.37) e i valori medi calcolati con quelli riportati per le varie provenienze del carbone nella tavola 4.33 nel BREF versione marzo 2003 pag.219. (tabella redatta dai periti del Tribunale di Civitavecchia)

 

Metalli

pesanti

Australia

Canada

US

Contenuto medio

dei carboni

Quantità calcolate

con i dati Enel

DIFFERENZE

 

mg/Kg

mg/Kg

mg/Kg

mg/Kg

mg/Kg

%

Ceneri %

12,5

12,9

9,9

11,77

(10-13) 11,5

                –

As

1,4

2,9

8,7

4,33

2

– 117

Be

1,4

0,8

1,9

1,37

1,5

+ 9

Cd

0,06

0,3

0,24

0,20

0,1

– 100

Co

6,2

6,20

5

– 24

Cr

7,4

7,4

13,9

9,57

25

+ 62

Cu

13,3

16,9

16,6

15,60

13

– 20

Hg

0,04

0,05

0,11

0,07

0,1

+ 33

Mn

132

149

19

100,00

33

– 203

Ni

9,5

7,3

10,7

9,17

21

+ 56

Pb

4,8

6,8

8,6

6,73

19

+ 65

Pd

0,05

Pt

0,08

Sb

1,15

1,15

0,3

– 283

Se

0,8

1,1

3,9

1,93

1,5

– 29

Sn

25,9

25,90

1,5

– 1627

Tl

0,15

0,1

0,5

0,25

0,1

– 150

V

14,8

30

23,3

22,70

41

+ 45

totali

185,65

222,65

142,40

205,73

164,23

– 25

 

 


Tabella – Fattori di emissione calcolati in un impianto termoelettrico policombustibile, gruppo da 660 MWe, munito di elettrofiltro, desolforatore e denitrificatore (rielaborata da M. Rotatori et al 2004 e GdL MATT 1999).

 

 SOSTANZA

 

 

Unita di misura

COMBUSTIBILE

CARBONE

OLIO ATZ

ORIMULSION

   polveri g/MWe

90,4

51,4

66,1

   g/t comb

224

242

214

 ossidi di zolfog/MWe

1030

879

810

 (SO2) g/t comb

2610

3330

2510

 ossidi di azotog/MWe

613

436

461

 (NO2) g/t comb

1560

980

430

 arsenico (As)mg/MWe

19,0

9,35

6,33

   mg/t comb

47,1

35,8

20,2

 cadmio (Cd)mg/MWe

11,3

17,6

8,02

   mg/t comb

28,0

71,9

25,1

 cromo (Cr)mg/MWe

185

56,4

17,1

   mg/t comb

464

239

55,5

 rame (Cu) mg/MWe

13,3

13,1

8,7

   mg/t comb

34,1

51,4

28,4

 mercurio (Hg)mg/MWe

7,33

7,28

11,2

   mg/t comb

18,5

29,2

36,1

 manganese (Mn)mg/MWe

356

150

125

   mg/t comb

898

585

403

 nichel (Ni) mg/MWe

449

247

328

   mg/t comb

1140

964

1060

 piombo (Pb)mg/MWe

31,3

19,7

14,8

   mg/t comb

77,5

83,4

48,6

 tallio (Tl) mg/MWe

47,2

27,1

19,9

   mg/t comb

117

114

64,9

 vanadio (V)mg/MWe

645

488

3660

   mg/t comb

163

1970

1180

 idroc. policiclicimg/MWe

0,223

0,153

0,0780

 aromatici IPAmg/t comb

0,560

0,692

0,252

 PCDD + PCDDFngTEQ/MWe

8,00

7,00

5,49

   ngTEQ/t comb.

0,0203

0,0353

0,0193

 

(pag. 89/164)

redatto dal:

GRUPPO TECNICO RISTRETTO –  Livio de Santoli, coordinatore, Università di Roma “La Sapienza”, Marcello Capra del Ministero delle Attività Produttive, Pasquale De Stefanis di ENEA CR Casaccia, Luigi Napoli di Assoelettrica, Paolo Pittiglio di ISPESL, Lino Giovanni Ricci di ENEL Produzione, Vincent Spinelli di EDISON, Giuseppe Viviano di Istituto Superiore di Sanità.

 

 

In tale contesto occorre tenere presente che il Piano Di Risanamento Della Qualità Dell’aria della Regione Lazio, adottato dalla Giunta Regionale con deliberazione 23 giugno 2008, n. 448, all’art. 6 delle Norme di Attuazione stabilisce che:

Nei nuovi impianti è vietata l’utilizzazione di combustibili con contenuto in zolfo superiore allo 0,3 %; negli impianti esistenti l’utilizzazione di combustibili con contenuto in zolfo superiore allo 0,3 % può essere autorizzata per motivi tecnici in via eccezionale dalla Provincia qualora sia dimostrato, sulla base di modelli di diffusione, che dalla ricaduta dei fumi non siano interessati centri abitati.”

E’ interessante notare che la prescrizione sulla tipologia del carbone utilizzabile è già posta in essere in altri casi. Si porta ad esempio la centrale termoelettrica di Brindisi di proprietà Edilpower S.p.a. che “….è stata autorizzata, con Decreto del Ministero delle Attività Produttive No. 011/2003 del 22 Settembre 2003, all’esercizio delle sezioni convenzionali 3 e 4 previo adeguamento tecnologico (installazione di un sistema di denitrificazione dei fumi) e con limiti massici (settimanali e annuali) sulle emissioni di inquinanti e sulla tipologia di carbone utilizzabile (contenuto di zolfo compreso tra 0,10 e 0,24% e contenuto di ceneri compreso tra 1 e 1,5%). (Cit.Edipower S.p.A. – Milano Pag. 5 Centrale Termoelettrica di Brindisi Documentazione Tecnica Allegata alla Domanda di Autorizzazione Integrata Ambientale – Sintesi non Tecnica Doc. No. 06-416-H2 Rev. 0 – Dicembre 2006 )

Si rappresenta infine l’incongruenza tra il quantitativo di carbone previsto per il funzionamento della centrale nella configurazione autorizzata con decreto Map 55/2003, ovvero 3.900.000 t/h, e quanto dichiarato a pag 12 della scheda B 18, ed in diversi altri punti della documentazione presentata in allegato alla domanda di rinnovo, ove si afferma che “per il funzionamento della centrale occorrono circa 4,5 milioni di T/anno”; difformità che, se non emendata, vanifica la prescrizione di riduzione della taglia stabilità in sede di Valutazione di Impatto Ambientale.

Tabella  – Quantitativo di carbone utilizzabile

 

Dati progettuali iniziali

– quattro sezioni-

 

Progetto autorizzato

– tre sezioni –

 

 

Dati progettuali inseriti nella domanda di rinnovo

 

 

 

5.200.000 t/anno

 

3.900.000 t/ anno

 

 

4.500.000 t/anno

 

 

Al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati dalla direttiva IPPC 96/61/CE, e conseguentemente dal D.lgs 59/2005, volti a “prevenire, ridurre e, per quanto possibile, eliminare l’inquinamento” nonché per tutelare la salute della popolazione di un territorio, quello dell’Alto Lazio, vessato da decenni di servitù ambientali le cui conseguenze sanitarie, secondo quanto rilevato in numerosi e autorevoli studi, sono allarmanti, tanto che lo stesso Parere di compatibilità ambientale n° 680/2003 rileva che (pag.17 riga 25) la riconversione avviene “ in un’area dove non è possibile escludere che le emissioni avvenute nel passato abbiano comportato un impatto sulla salute umana che non si sia ancora completamente manifestato”.preoccupanti risultato epidemiologici, si ritiene necessario prescrivere ad ENEL Produzione S.p.a. l’alimentazione della centrale di TVN con il solo utilizzo di carbone STZ, ovvero di carbone avente contenuto di zolfo compreso tra 0,10 e 0,24% e di ceneri compreso tra 1 e 1,5% .

E’ altresì evidente che deve essere ristabilito, emendando l’intera documentazione presentata, il quantitativo di carbone utilizzabile in 3.900.000 t/anno come autorizzato con Decreto MAP/2003.

2.8.1. Produzione, stoccaggio e movimentazione del gesso

Dopo la descrizione delle modalità di produzione, stoccaggio e movimentazione del gesso, viene asserito che la produzione annua stimata di quest’ultimo è pari a circa 200.000 t. Tale dato però risulta difforme sia alla produzione di gesso prevista negli atti autorizzatori (VIA, MAP) sia ai riferimenti a tale produzione contenuti in vari punti della documentazione presentata per il rinnovo.

Produzione gesso – Raffronto dati dichiarati e/o autorizzati

Progetto iniziale presentato

( 4 gruppi)

Progetto autorizzato MAP 55/2003

( tre gruppi)

Allegato B 18

Pag. 27

 

Allegato B 18

Pag. 38

Sintesi non tecnica

Pag. 27

250.000 t/a

187.500 t/a

200.000 t/a

250-000 t/a

250.000 t/a

Si ritiene necessario, anche in questo caso, al fine di non vanificare la riduzione di taglia imposta al progetto di riconversione a carbone per alleggerire il carico ambientale sul territorio, che la produzione di gesso sia ricondotta ai quantitativi previsti nel progetto come autorizzato dal Decreto MAP 555/2003

2.9. I sistemi di approvvigionamento e trattamento delle acque

Si rileva che i dati progettuali relativi al sistema di gestione delle acque, sia la parte relativa all’approvvigionamento d’acqua sia quella relativa al trattamento dei reflui, siano affrontate in modo non adeguatamente approfondito.

In particolare, non viene fornita alcuna specifica quantitativa sui flussi in gioco e nessuna connotazione analitica del refluo in ingresso ed in uscita ai diversi impianti di trattamento.

Approvvigionamento acqua dolce

Nella documentazione di progetto è riportato che tutta l’acqua necessaria al funzionamento del processo ovvero, come riportato nella tabella a pag. 37, 3.100.000 m3, dato peraltro incoerente con i dati di cui al progetto autorizzato, come rilevato nelle osservazioni a detta tabella a pag . 37, viviene ottenuta dissalando l’acqua di mare, per mezzo di un impianto ad osmosi inversa.

Per quanto concerne, invece, le acque dolci potabili necessarie per l’alimentazione dei servizi generali d’impianto (mensa e servizi igienici), ovvero 20.000 m3 (cit. pag 37) esse vengono prelevate dall’acquedotto comunale e successivamente avviate al collettore fognario comunale.

Viene, inoltre, descritto il funzionamento del sistema ad osmosi inversa.

Si rappresenta che la descrizione del processo non viene corredata da dati quantitativi utili a fornire un bilancio completo dei volumi d’acqua in ingresso ed in uscita dall’impianto; in particolare, è riportato un dato di produzione oraria di permeato (420 mc/h), che in assenza di informazioni precise relative all’ammontare di ore di funzionamento annuo del sistema ad osmosi inversa, non fornisce alcuna indicazione utile concreta per verificare il quantitativo annuo d’acqua di cui necessita la centrale per funzionare a regime, nella sua nuova configurazione a carbone.

Dato fondamentale per poter valutare correttamente l’eventuale impatto generato dall’esercizio della centrale sull’ambiente marino, in termini di sottrazione d’acqua.

Si segnala, poi, come vengano del tutto trascurati gli aspetti relativi alla descrizione del sistema di manutenzione dell’impianto di approvvigionamento (frequenza e modalità di manutenzione delle membrane osmotiche al fine di garantire costantemente un loro ottimale rendimento nell’abbattimento dei sali e delle altre cariche presenti nell’acqua di mare).

Si sottolinea, infine, come non sia stata fornita alcuna stima numerica quantitativa complessiva sull’entità delle acque di scarico che vengono convogliate al sistema fognario comunale.

Il fatto che tale valutazioni non sia stata effettuata denota un’ulteriore mancanza nella documentazione presentata; si evidenzia, a questo proposito, come non sia stato valutato se il collettore fognario comunale riesca effettivamente a ricevere l’intero ammontare delle acque nere e bianche derivanti dall’impianto, senza incorrere in un calo di efficienza di depurazione.

Trattamento, recupero e scarico delle acque

Nel descrivere il sistema di gestione delle acque reflue costituito da reticoli fognari separati per tipo di refluo, collegati a specifiche sezioni di trattamento, vengono descritte sette diverse linee di trattamento:

Impianto di trattamento acque inquinabili da oli;

Impianto di trattamento acque acide – alcaline;

Impianto di trattamento delle acque provenienti dal sistema DeSOx;

Reticolo fognario per la raccolta delle acque inquinabili da polveri;

Reticolo fognario per le acque provenienti dalla pressatura dei fanghi;

Rete di raccolta delle acque meteoriche dai pluviali delle zone coperte e dei piazzali non inquinabili;

Rete di raccolta delle acque sanitarie.

Da una lettura attenta delle parti corrispondenti nella documentazione di progetto, si evidenzia come, nonostante citati nell’elenco, non venga fornita una descrizione dei sistemi di trattamento delle acque inquinabili da polveri e di quelle provenienti dalla pressatura dei fanghi.

Non risulta, quindi, possibile comprendere le modalità di trattamento di questi reflui specifici e tantomeno la rispettiva destinazione finale, ovvero se ricircolati come acqua di processo o se restituiti a mare.

Le diverse sezioni del sistema di trattamento vengono descritte in modo esauriente dal punto di vista del processo chimico – fisico che le caratterizza, ma si rileva che non è riportata alcuna indicazione sulle portate in ingresso ed in uscita da ciascuna fase.

A questo proposito e al fine, anche, di poter comprendere al meglio le dinamiche del sistema di gestione adottato si ritiene necessaria e fondamentale l’elaborazione di un diagramma di flusso rappresentante l’intero sistema di gestione dei reflui, corredato dell’indicazione precisa dei volumi d’acqua in ingresso ed in uscita dalle diverse sezioni di trattamento.

L’analisi delle portate coinvolte risulta, inoltre, fondamentale ai fini del corretto dimensionamento delle vasche di trattamento; a tal riguardo, si sottolinea come pure la tematica del dimensionamento dei sistemi di trattamento sia stata completamente omessa nella documentazione progettuale. Fattore, questo, che acquisisce un’importanza non trascurabile in relazione soprattutto alla predisposizione delle vasche di prima pioggia.

Ulteriore lacuna riscontrata dall’analisi della documentazione è rappresentata dalla completa mancanza di una caratterizzazione chimico – fisica delle acque reflue sottoposte a trattamento.

In particolare, viene solo specificato che in base alla tipologia (se contenenti oli o acide/alcaline) i reflui vengono sottoposti a sistemi di trattamento diversificati prima di essere ricircolati nel processo produttivo o restituiti a mare, ma non viene fornita alcuna determinazione analitica di queste tipologie di acque.

Si ritiene che l’indicazione della caratterizzazione chimica dei diversi tipi di reflui sia un elemento fondamentale al fine di poter comprendere e valutare non solo l’idoneità del sistema di trattamento utilizzato, ma sulla base delle concentrazioni rilevate a monte e a valle del sistema, anche il suo effettivo grado di efficienza.

Si sottolinea, poi, come analogamente a quanto riportato per l’impianto ad osmosi inversa, anche per i diversi impianti di trattamento sopra specificati non vengono descritte le relative modalità di manutenzione.

In particolare, a differenza dell’impianto di approvvigionamento, in cui l’acqua di mare passa attraverso dispositivi esclusivamente fisici (membrane osmotiche) per essere neutralizzata dalle cariche e dal contenuto presente in Sali, negli impianti di trattamento delle acque acide-alcaline e dei reflui contenenti oli, il processo di depurazione ha natura prevalentemente chimica.

Nei dati di progetto è, infatti, riportato come il trattamento dei reflui provenienti dall’isola produttiva avvenga attraverso una successione di fasi operative: neutralizzazione primaria, secondaria, flocculazione, chiarificazione, neutralizzazione; fasi che al fine di assicurare un corretto/efficiente svolgimento della reazione di base necessitano di un opportuno dosaggio di reagenti.

A questo proposito si segnala come nella documentazione analizzata non siano specificati i tipi di reagenti utilizzati e le rispettive quantità.

Elementi che si ritengono di grande importanza al fine di comprendere l’eventuale formazione di sottoprodotti dalla reazione tra i reagenti ed le acque reflue d’impianto e, pertanto, le rispettive proprietà chimico-fisiche e destinazione finale.

Le numerose e rilevanti lacune riscontrate nella documentazione progettuale rendono necessario/doveroso che vengano richieste dall’organo di valutazione e, quindi, fornite dalla società proponente, tutte le integrazioni necessarie a colmare le mancanze segnalate.

Elementi fondamentali ai fini di comprendere, in modo oggettivo, la reale entità degli impatti/rischi connessi all’esercizio dell’impianto nella sua nuova configurazione a carbone.

2.10.1. Le quantità e le caratteristiche delle risorse utilizzate

In questa scheda il Gestore riporta, sintetizzandolo in una tabella, il bilancio generale di massa dell’impianto.

Ne illustriamo uno stralcio contenente “esclusivamentegli elementi non conformi al progetto autorizzato a tre sezioni dal decreto MAP 55/02/2003.

 


               Sintesi della tabella rappresentata da Enel Produzione a pag. 37 e 38/43

Al fine di rilevare la discrasia tra i valori sopra riportati e quelli autorizzati si allega, di seguito, una tabella che visualizza invece le quantità e le risorse autorizzate per il funzionamento di TVN; i valori scritto in grassetto sono quelli che ENEL riporta erroneamente così come illustrato nella tabella precedente.

Si evidenzia che molti dei “valori errati” riportati dal Gestore si riferiscono a valori attinenti il progetto iniziale a quattro sezioni.

 

 

Tabella – Comparazione tra i dati progettuali principali a quattro sezioni e il progetto autorizzato a tre sezioni

GENERALE

 

Dati progettuali iniziali

 

 

 

Progetto  autorizzato

Unità Misura

– quattro sezioni –

– tre sezioni –

Combustibile
consumi carbone

t/h

800

600

consumi carbone

t/anno

5.200.000

3.900.000

Materiali in ingresso
calcare

t/a

150.000

112.500

urea

t/a

26.000

19.500

Acque alimentazione e raffreddamento

 acqua industriale

m3/anno

1.000.000

750.000

acqua mare cond & raff

m3/anno

2.200.000.000

1.700.000.000

 Acque di scarico

 

  reflui da trattamento

m3/anno

1.270.000

952.500

 Rifiuti  prodotti

 

fanghi da trattamento

t/a

5.000

3.750

ceneri

t/a

600000

450000

gessi

t/a

250.000

187.500

 

Emissioni  CO

mg/Nm3

 

130

 

 

 

 

5. Scheda C – Dati e notizie sull’impianto da autorizzare

 “La scheda C è finalizzata a descrivere l’assetto impiantistico per il quale il gestore richiede l’autorizzazione nel caso in cui questo preveda modifiche per l’adeguamento alle MTD. Tale nuovo assetto è definito attraverso la descrizione delle nuove tecniche proposte ad autorizzazione e l’illustrazione di come esse hanno effetti sulle diverse fasi delle attività e sulle linee di impatto dell’impianto sull’ambiente. Tale nuovo assetto deve far riferimento alle MTD individuate dal gestore tenendo conto dell’allegato IV al D.Lgs. 59/05 e nel rispetto delle emanate linee guida per l’individuazione e l’utilizzo delle migliori tecniche disponibili, e più in generale a tutti i requisiti indicati nel D.Lgs. 59/05.” (Cit Decreto Ministero dell’ambiente 7 febbraio 2007)

Nella “Guida alla compilazione della domanda Rev –f eb 06” viene inoltre specificato che qualora il gestore proponga, a seguito di verifica i cui risultati sono da riportare nella scheda D, un impianto da autorizzare coincidente con quello attuale, deve indicare tale situazione nella sezione C.1 e non compilare le rimanenti parti ed allegati della scheda C. Scheda C che non deve essere compilata anche nel caso di impianti nuovi.

Nella fattispecie in analisi avendo presentato domanda di rinnovo per un impianto esistente, seppure a parere degli scriventi ciò sia incongruente con il disposto del D.Lgs 59/2005 (Vedi osservato al precedente § 1.1 Domanda), il Gestore era tenuto alla compilazione dell’intera scheda C o, quantomeno, alla presentazione della scheda C1 con rimando alle specifiche schede D che, come si osserverà di seguito, non sono, invece, state presentate.

 

 

6. Scheda D – “Individuazione della proposta impiantistica ed effetti ambientali” e relativi allegati

Le schede “D.2 – Scelta del metodo” e “D.3 Metodo di ricerca di una soluzione MTD soddisfacente”, pur presentate, risultano, però, non compilate.

La scheda “D.4 Metodo di individuazione della soluzione MTD applicabile” non risulta presentata.

La mancata compilazione/presentazione di tali schede pregiudica una approfondita analisi dell’accettabilità del progetto proposto nonché la possibilità di verificare la conformità dello stesso ai requisiti del D.Lgs 59/2005.

Ad avvalorare tale tesi la descrizione di cui all’allegato del D.M. 7 febbraio 2007 che recita “La scheda D consente al gestore di riportare le informazioni necessarie ad effettuare un confronto tra l’assetto proposto e i requisiti del D.Lgs. 59/05 e dimostrare l’accettabilità di tale assetto.
La scheda è in primo luogo finalizzata a dimostrare che le MTD sono state individuate correttamente secondo i criteri indicati nelle Linee Guida Generali, sia nel caso in cui le MTD siano individuate tra quelle poste a riferimento a livello nazionale nelle apposite Linee Guida, sia che vengano proposte tecniche diverse a seguito di un confronto di tutte le possibili alternative applicabili.”

Essendo l’intero procedimento di rinnovo disciplinato, come gia illustrato § 1.1- Normativa di riferimento, dal DLgs. 59/05 che, all’art. 4, comma 1, sancisce “L’autorizzazione integrata ambientale per gli impianti rientranti nelle attività di cui all’allegato I 8 Quale Torrevaldaliga Nord nds) è rilasciata tenendo conto delle considerazioni riportate nell’allegato IV e delle informazioni diffuse ai sensi dell’articolo 14, comma 4, e nel rispetto delle linee guida per l’individuazione e l’utilizzo delle migliori tecniche disponibili….” si comprende come tale carenza di informazioni limiti un corretto e completo esame del progetto, neghi la possibilità al pubblico interessato di presentare corrette osservazioni tecniche e renda, di fatto, impossibile il proseguo della procedura.

Si ritiene quindi che vadano richiesti al Gestore documenti integrativi a quelli sino ad ora presentati.

Si osserva, inoltre, che mancano gli allegati:

  • D.6 Identificazione e quantificazione degli effetti delle emissioni in aria e confronto con SQA per la proposta impiantistica per la quale si richiede l’autorizzazione
  • D.7 Identificazione e quantificazione degli effetti delle emissioni in acqua e confronto con SQA per la proposta impiantistica per la quale si richiede l’autorizzazione
  • D.10 Analisi energetica per la proposta impiantistica per la quale si richiede l’autorizzazione
  • D.11 Analisi di rischio per la proposta impiantistica per la quale si richiede l’autorizzazione
  • D.12 Ulteriori identificazioni degli effetti ed analisi degli effetti cross-media per la proposta impiantistica per la quale si richiede l’autorizzazione
  • D.13 Relazione tecnica su analisi opzioni alternative in termini di emissioni e consumi
  • D.14 Relazione tecnica su analisi opzioni alternative in termini di effetti ambientali

 

7. Scheda E “Modalità di gestione degli aspetti ambientali e piano di monitoraggio” e relativi allegati

Manca l’allegato

  • E.3 Descrizione delle modalità di gestione ambientale

7.1 allegato E4 – Piano di monitoraggio e controllo

Con nota DSA-DEC-0000970 del 03/08/2009 è stato emesso Decreto di Integrazione dell’Autorizzazione Unica 55/02/2003 del 24-12-2003 relativa alla realizzazione a all’esercizio di modifiche all’impianto termoelettrico ubicato nel Comune di Civitavecchia (RM) località Torrevaldaliga Nord.

Tale integrazione sancisce che detta Autorizzazione Unica 55/02/2003 venga integrata dalla nota provvedimentale del Ministero dello Sviluppo Economico prot. 0010746 del 13 giugno 2008, dalle condizione di cui al parere istruttorio AIA-IPPC con protocollo CIPPC-00-2009-001537 e dal Piano di Monitoraggio e Controllo reso il 29 aprile 2009 dalla competente Commissione Istruttoria AIA-IPPC con protocollo CIPPC-00-2009-0000991 relativo alla documentazione presentata dal Gestore il 19 settembre 2008, prot ENEL-PRO-19-09/2008-0034027.

Come espresso nel paragrafo Definizioni” di detto Parere

I Requisiti di controllo delle emissioni, che specificano, in conformità a quanto disposto dalla vigente normativa in materia ambientale e nel rispetto delle linee guida di cui all’articolo 4, comma 1, la metodologia e la frequenza di misurazione, la relativa procedura di valutazione, nonché l’obbligo di comunicare all’autorità competente i dati necessari per verificarne la conformità alle condizioni di autorizzazione integrata ambientale ed all’autorità competente e ai comuni interessati i dati relativi ai controlli delle emissioni richiesti dall’autorizzazione integrata ambientali, sono contenuti in un documento definito Piano di Monitoraggio e controllo che è parte integrante della presente autorizzazione. Il PMC stabilisce, in particolare, nel rispetto delle linee guida di cui all’art. 4 comma 1 e del decreto di cui all’art. 18 comma 2, le modalità e la frequenza dei controlli programmati di cui all’art. 11, comma 3”.

Vale, inoltre, quale premessa, evidenziare che nel documento “Il contenuto minimo del Piano di Monitoraggio e Controllo” redatto nel febbraio 2007 dal “Gruppo di consultazione APAT7ARPA/APPA su IPPC” viene ben specificato che:

“L’imposizione dell’autorizzazione ambientale comporta l’obbligo della pubblica amministrazione di effettuare indagini preliminari e, dopo l’eventuale rilascio dell’autorizzazione, indagini successive e controlli onde verificare il rispetto delle prescrizioni e condizioni imposte.

In tal senso, vale l’assunto che l’autorizzazione non può prescindere dai controlli e che non esiste azione mirata e consapevole di controllo senza autorizzazione…omissis…

Il controllo, dunque, basato su opportuni monitoraggi, rappresenta l’insieme delle procedure e delle tecniche che consentono, per un verso, di mantenere una conoscenza continua e d’insieme sull’evoluzione dei parametri ambientali di rilievo per l’esercizio di un impianto e, per altro verso, di costituire la base informativa per l’azione di verifica di conformità alle normative ambientali vigenti…omissis..

La definizione dello scopo del monitoraggio, così come la definizione dell’intensità e della frequenza del monitoraggio correlata al rischio ambientale, l’ottimizzazione della scelta dei parametri (diretti ovvero surrogati) che consentono di controllare l’impatto ambientale dell’attività produttiva, l’estensione dell’azione di monitoraggio a tutte le tipologie di emissioni, l’attenzione all’intera catena di produzione dei dati e la codifica delle azioni di reporting, sono tutti aspetti che qualificano il nuovo approccio e trovano la loro più efficace sintesi nella predisposizione di un piano di monitoraggio e controllo che deve accompagnare la domanda di autorizzazione, rappresentandone come sinora detto il giusto e logico completamento…omissis…

Un indice dei contenuti minimi del piano di monitoraggio e controllo è allo stesso tempo utile riferimento per il gestore che dovrà approntare il piano ed allegarlo alla domanda di autorizzazione integrata ambientale e riferimento per l’autorità competente che dovrà valutare il piano, approvarlo e farne parte integrante dell’autorizzazione.”

In tale contesto appare quantomeno singolare, nonché irrispettoso del lavoro svolto in sede di riesame da codesto Ministero, della competente Direzione nonché della Commissione Istruttoria IPPC e dell’ISPRA, che il Gestore, nella domanda di rinnovo, abbia presentato nell’allegato E 4 un Piano di monitoraggio e controllo, completamente difforme da quello proposto da detta Commissione IPPC ed inserito quale parte integrante del citato Decreto di integrazione dell’autorizzazione unica 55/02/2003 del 24-12-2003 prot. DSA-DEC-0000970 del 03/08/2009, ignorando, peraltro, totalmente i contenuti di quest’ultimo.

Peraltro la difformità tra il Piano di monitoraggio e controllo approvato in sede di riesame (di seguito PMC) e la proposta presentata quale allegato E 4 della domanda di rinnovo (di seguito E 4) è resa particolarmente rilevante dall’omissione, in quest’ultima, di capitoli, e relativi paragrafi, previsti dalla “Proposta di strutturazione del Piano di monitoraggio e controllo” contenuta nel citato documento “Il contenuto minimo del Piano di monitoraggio e controllo – febbraio 2007” redatto dal “Gruppo di consultazione APAT7ARPA/APPA su IPPC” nonché dall’omissione, quando non direttamente dalla modifica, di limiti e valori emissivi, di azioni di monitoraggio e delle relative frequenze e modalità.

Quanto sopra risulta ancor più grave a fronte dell’atteggiamento particolarmente conciliante, per modalità e contenuti, tenuto dalla Commissione Istruttoria IPPC nei confronti del Gestore in virtù delle ”caratteristiche di unicità” riscontrate dalla stessa nell’ambito della procedura che ha condotto all’approvazione del sopradetto Piano di Monitoraggio e controllo.

Infatti proprio “l’unicità” riscontrata ha portato la medesima Commissione ad affermare che: ”Non si sono potuti considerare ulteriori inquinanti, di sicuro interesse per la salvaguardia dell’ambiente, in quanto tale attività avrebbe presupposto la conoscenza dettagliata degli esiti del monitoraggio degli inquinanti che non è derivabile né dagli atti a disposizione né dalle informazioni fornite dal Gestore” e che conseguentemente si era “proceduto ad una valutazione della proposta del Gestore proponendo in un separato documento una lista di modifiche volte ad assicurare, per quanto possibile……il rispetto dei principi dell’IPPC”.

Si evidenzia in particolare (le osservazioni seguono la numerazione delle pagine dell’allegato E 4):

pag.4/39 – Dopo la “Premessa” si omettono i capitoli “Finalità del piano” e “Condizioni generali valide per l’esecuzione del Piano” invece presenti nel PMC; si riporta solo qualche singola frase non certo esaustiva dei contenuti di detti capitoli;

pag.5/39 – Vengono omessi i paragrafi previsti nel PMC: ”Approvvigionamento delle materie prime ed altre risorse”, “Consumo materie prime” e “Consumo di Energia”;

Il paragrafo “Consumo risorse idriche” risulta privo della descrizione tecnica dell’approvvigionamento. Inoltre la relativa Tab. 1, oltre ad essere priva della colonna relativa al “frequenza reporting gestore”, modifica la “frequenza di misura” da giornaliera, come prescritta dalla Commissione IPPC nella corrispondente Tab, C3 – pag 9/50 del PMC, a mensile;

pag.6/39 – la “Tabella 2Combustibili” è priva della colonna relativa alla “frequenza reporting gestore”;

pag. 8/39 nella “Tabella 4Inquinanti monitorati in continuo“ rispetto alla corrispondente TAB C6 –A – pag 11/50 del PMC approvato, risulta modificata la colonna “Valore medio derivato” da Orario in giornaliero e risultano omesse le colonne “Limiti di emissione D.M. 55/2003” e “Azioni di ISPRA/ARPA”; nella “Tabella 5 –Inquinanti monitorati in discontinuo” sono omesse le colonne “Limiti di emissione D.M. 55/2003”, “frequenza reporting gestore” e “Azioni di ISPRA/ARPA”

pag. 9/39 – Nel paragrafo 3.1.2 – Calcolo delle emissioni massiche” vengono riportate solo le formule di calcolo di cui agli emendamenti di cui al parere della Commissione IPPC – pag 34/50, ma totalmente omessi i paragrafi “Calcolo del flusso di massa orario delle polveri”, “Calcolo del flusso di massa orario di SO2 e NOx” e “ Calcolo delle emissioni annue di CO2” di cui al relativo capitolo a pag. 13/50 del PMC.

pag. 10/39 – Nel paragrafo “3.1.3 – Calcolo dei sistemi di trattamento dei fumiviene omessa la descrizione tecnica del funzionamento del sistema di trattamento fumi;

pag. 11/39 – Nel paragrafo “3.2 – Controllo delle emissioni diffuse in polveri in fase di movimentazione dei materiali incoerenti” sono omessi sia i criteri da adottare in caso di malfunzionamenti, come prescritto a pag. 10 del Parere istruttorio della Commissione IPPC sia la descrizione del posizionamento delle postazioni di misura che la “Tab. C8/2 – Emissioni fuggitive” presenti invece nel corrispondente paragrafo a pag. 14 e 15/50 del Piano approvato. Inoltre nella Tabella 8 – Emissioni diffuse durante le operazioni di movimentazionemanca la colonna relativa al “frequenza reporting gestore”;

pag. 13/39 – Nel paragrafo “3.3 Emissioni secondarie” vengono omesse le azioni relative alle caldaie e ai gruppi di emergenza invece descritti a pag. 16/50 del PMC:

pag. 15/39 – Nel paragrafo 3.4 Gestione dei transitoriviene omesso interamente quanto descritto nel corrispondente paragrafo 4.2.6 del PMC come emendato dal Parere IPPC ad eccezione dell’emendamento e relativa tabella di cui a pag. 13 di detto Parere

Nel paragrafo “3.5 Emissioni eccezionali in aria” viene eliminata la descrizione delle azioni di prevenzione.

pag. 16/39 – Viene completamente omesso il paragrafo “acque meteoriche ed industriali” invece ben articolato 17 e 18/50 del PMC autorizzato.

pag. 17/39 – Nella “Tabella 11 – Parametri monitorati sugli scarichi di acque meteoriche provenienti da aree non inquinabilisono omesse le colonne “Limiti tab. all.5 alla parte III D.Lgs.152/2006” e “frequenza reporting gestore” invece presenti nella corrispondente Tab. C9 a pag. 20/50 del PMC.

Ciò è particolarmente grave perché a fronte dei valori dichiarati nella proposta di Piano di Monitoraggio presentato dal Gestore nel procedimento di riesame con nota ENEL -34027 del 19.09.08 che facevano riferimento agli scarichi in pubblica fognatura, la Commissione Istruttoria IPPC ha prescritto la sostituzione con quelli relativi alle acque superficiali.

Non può, in tal senso, ritenersi esaustivo il semplice riferimento, inserito a pag 16 dell’all. E 4, posto a premessa delle Tabelle 11,12,13 e 14, per il quale “I limiti prescritti sono quelli della tabella 3 dell’allegato 5 della parte III del D.lgs. 152/06” in quanto la stessa contiene sia i valori relativi agli scarichi in pubblica fognatura che quelli relativi allo scarico in acque superficiali. Si ritiene, di conseguenza, necessaria una chiara enunciazione dei valori a cui gli scarichi delle acque si debbano conformare;

pag. 18/39 – Nella Tabella 12 – Parametri monitorati sugli scarichi delle acque di raffreddamento sono omesse le colonne “Limiti tab. all.5 alla parte III D.Lgs.152/2006”, “frequenza reporting gestore” e ”Azioni Ente di controllo e frequenza”.

Per i limiti vedasi quanto osservato per pag. 17. Si fa inoltre notare che per il parametro “PH” la commissione IPPC aveva previsto, tramite emendamento, una frequenza del controllo del gestore “giornaliera”, che nella nuova redazione di cui all’E 4 risulta scomparsa

pag. 19/39 – Nella tabella “Verifiche sul sistema acqua mare” inserita, per altro su specifico emendamento contenuto a pag. 17 del Parere dalla Commissione Istruttoria, è stata cassata l’intera riga riferita al ”saggio di tossicità acuta

pag. 20/39 – Nella Tabella 13–Parametri monitorati sullo scarico delle acque depurate sono omesse le colonne “Limiti tab. all.5 alla parte III D.Lgs.152/2006”, “frequenza reporting gestore” e ”Azioni ISPRA/ARPA”.

Per i limiti vedasi quanto osservato per pag. 17.

pag. 21/39 – Nella Tabella 14 – Verifiche operative sui sistemi di depurazione”, oltre ad essere assente la colonna “frequenza reporting gestore”, nella colonna “Modalità di controllo” è sparita la frase “ Verifica parametri acque da strumentazione di impianto e da analisi” invece contenuta nella corrispondente Tab. C 10 – Sistemi depurazione di cui a pag. 23/50 del PMC

Pag. 22/39 – Il paragrafo “Monitoraggio dei livelli sonori” risulta quasi totalmente modificato rispetto a quanto stabilito per la gestione della tematica del rumore a pag. 23 e 24/50 del PMC. In particolare non vi alcuna indicazione, peraltro prescritta da un emendamento del PMC, circa le postazioni e le metodiche di misura.

Pag. 23/39 – il paragrafoGestione dei rifiuti – Criteri generali è quasi totalmente modificato. Vengono riportati esclusivamente gli emendamenti proposti da a pag. 19 del Parere della Commissione IPPC che, però, risultano decontestualizzati e parziali, E’ stata completamente eliminata la Tabella C14 – controllo dei rifiuti prodotti invece presente nel corrispondente paragrafo a pag.25/50 del PMC

Pag 22 e 28/39 – questi paragrafi, relativi al monitoraggio delle emissioni in aria sono stati totalmente modificati. Si rimanda al raffronto tra il testo dell’allegato E 4 e il Piano di Monitoraggio e Controllo approvatoin sede di riesame per individuarne le innumerevoli difformità.

Pag. 32/39 – Il paragrafo “Comunicazione dei risultati del piano di monitoraggiodell’allegato E 4 riporta esclusivamente le definizioni che, a scopo preventivo, la commissione IPPC nel proprio parere aveva prescritto di inserire.

Pag. 34/39 – viene cassata la prescrizione della commissione di comunicare “tempestivamente” ad ISPRA le cause che possano aver comportato la carenza di dati e le azioni intraprese per la risoluzione dei problemi

Pag. 35/39 Il termine del 31 Marzo per la trasmissione del rapporto annuale inserito nel PMC quale emendamento dalla Commissione IPPC, viene trasformato da ENEL in 30 aprile

 

Tabella – Confronto tra i contenuti del Piano di Monitoraggio e Controllo approvato in sede di riesame con nota DSA-DEC-0000970 del 03/08/2009 (PMC) e il Piano di Monitoraggio e Controllo cui all’allegato E 4 (E 4) – Sintesi

Piano di Monitoraggio e Controllo – all. E 4 Piano di Monitoraggio e Controllo approvato
Premessa

Parzialmente modificataPremessaOmessoFinalità del pianoOmesso Cap. Condizioni generali valide per l’esecuzione del piano

(§§ obbligo di esecuzione del piano – Evitare le miscelazioni- funzionamento dei sistemi – manutenzione dei sistemi – emendamenti al piano – obbligo di installazione dei dispositivi –accesso ai punti di campionamento – misura di dati meteologiciOmessoApprovvigionamento delle materie prime ed altre risorseOmessoConsumo materie prime

Consumo risorse idriche

modificato

Consumo risorse idricheOmessoConsumo di EnergiaConsumo combustibili

 

modificatoConsumo combustibiliTrasformato in:

–          Emissioni principali convogliate

–          Misurazioni ai caminiCap. Emissioni in aria – §Sostanze e parametri oggetto del monitoraggioCalcolo delle emissioni massicce

modificatoCalcolo delle emissioni massicheGestione dei sistemi di trattamento dei fumiSistema di trattamento dei fumiControllo delle emissioni diffuse in polveri in fase di movimentazione dei materiali incoerentiControllo della polverosità derivante dalla movimentazione dei materiali incoerentiEmissioni secondarie

parzialmente modificatoEmissioni secondarieGestione dei transitori

modificatoEmissioni in avviamento ed in condizioni particolariEmissioni eccezionali in aria

parzialmente modificatoEmissioni eccezionali in aria

Emissioni in acqua

Cap. Emissioni in acquaOmessoAcque meteoriche ed industriali

Monitoraggio degli scarichi

Assente – le corrispondenti tabelle sono riportate nel paragrafo seguente

Controllo del rilascio termico

Parzialmente modificato

Controllo del rilascio termicoMonitoraggio dei livelli sonoriRumore- GeneralitàOmessoRumore- Obiettivi del PianoOmessoRumore- Postazioni di MisuraOmessoRumore-Metodiche di misuraomessoRumore- Gestione dell’incertezzaRicompresso nel § “Monitoraggio dei livelli sonori”Rumore- Periodicità dei rilieviRicompresso nel § “Monitoraggio dei livelli sonori”Rumore-Responsabilità per l’esecuzione delle misure

Gestione dei rifiuti – Criteri generali

Parzialmente modificato

Rifiuti

Criteri di gestione dei principali rifiuti prodotti

Criteri di gestione dei principali rifiuti prodottiomessoSuoloOmessoGestione operativa dell’impiantoomessoValutazione delle prestazioni ambientaliQuesti paragrafi relativi al monitoraggio delle emissioni in aria è totalmente modificato e sintetizzato, con notevoli e gravi omissioni in:

 

  • Gestione del sistema di monitoraggio in continuo (SMC)
  • Gestione delle misure periodiche manuali

Gestione del sistema di monitoraggio delle emissioni (SME)Assicurazione della qualità dei datiValidazione della media oraria di ciascun parametro monitoratoLivelli ammessi di indisponibilità delle medie orarieReportingResponsabilità per la conduzione del monitoraggio continuo delle emissioniGestione delle misure discontinue alle emissioniCampionamento e misure dei metalliCampionamento e misure degli idrocarburi policiclici aromatici IPACampionamento e misure delle Policlorodibenzodiossine(PCDD) e dei Policlorodibenzofurani (PCDF)Campionamento e misure dell’ammoniacaCampionamento e misure degli alogenuri (HCL,HCF)Gestione delle misure relative alle emissioni diffuse di polveriGestione delle misure relative alle emissioni diffuse di polveriTrasformato in

Gestione delle misure degli scarichi

Totalmente modificatoGestione della misura della temperatura sullo scarico delle acque di raffreddamentoEmissioni in aria monitorate in continuo ed espresse in concentrazioneEmissioni in aria monitorate in continuo ed espresse in concentrazioneOmessoEmissioni in aria monitorate i continuo ed espresse in massaomessoEmissioni in aria ed in acqua rilevate in modo discontinuo

Gestione dei guasti

Gestione dei guasti

Validazione dei dati

Comunicazione dei risultati del monitoraggio- Validazione dei dati

Definizioni

 

Assente in quanto inserito su emendamento IPPCIndisponibilità dei dati di monitoraggio

 

Parzialmente modificatoIndisponibilità dei dati di monitoraggio

Eventuale non conformità

Non conformitàObbligo di comunicazione annuale (rapporto annuale) – modificatoModalità di conservazione dei dati

Obbligo di comunicazione anulare ( rapporto annuale)

Documenti di sintesi per la presentazione e trasmissione dei risultati del pianoOmessoResponsabilità nell’esecuzione del pianoomessoSintesi delle attività per soggetto esecutoreQuadro sinottico dei controlli e partecipazione dell’Ente di controlloScheda dei criteri automatici di validazione dei dati misurati dal Sistema di Monitoraggio in continuo delle emissioni

 

 

8. Sintesi Non Tecnica

Le presenti osservazioni seguono la numerazione dei capitoli e dei paragrafi della Sintesi non Tecnica

2.1.1. Carbone

Si rimanda alle osservazioni di cui al punto 2.1.8 dell’Allegato B.18 – Relazione tecnica dei processi produttivi

2.1.2. Olio combustibile

Dopo aver comunicato che è stata effettuata la demolizione di sette dei novi serbatoi preesistenti, localizzati nella zona nord del parco, Il Gestore afferma che tali aree saranno “inizialmente utilizzate per le attività di cantiere e successivamente recuperate a verde”.

Il recupero a Verde di tale aree, indicate all’interno della Valutazione d’impatto ambientale come “Parco Serbatoi”, è prescrizione compensativa dell’autorizzazione all’esercizio della centrale, da ottemperare, almeno con la presentazione del progetto definitivo dello stesso, comprensivo delle modalità atte ad anticipare almeno parte della realizzazione, prima della chiusura del cantiere della centrale.(Vedi Via 680/2003).

Le positività di tale progetto sono specificate all’interno del citato parere di compatibilità ambientale e consistono essenzialmente nella creazione di un parco urbano polifunzionale a servizio della popolazione, nel miglioramento, dal punto di vista paesaggistico, della percezione dell’impianto nonché nel consumo del territorio, in quanto la creazione del parco comporterà automaticamente una diminuzione delle aree occupate dalla Centrale.

In tale contesto si rileva, quale inaccettabile, l’accordo inserito nell’atto convenzionale stipulato in data 18 aprile 2008 tra il Comune di Civitavecchia e l’ente Gestore di non realizzare l’area a verde pubblico e, seppur non rientrante tra le materie della procedura AIA, essendo detto Parco citato nei documenti presentati in allegato alla domanda di rinnovo, si chiede che venga richiesto all’Ente Gestore di non dare seguito a tale accordo in quanto difforme rispetto alle prescrizioni autorizzative nonché di ottemperare a detta prescrizione nei tempi previsti come sopra descritti.

2.5. Emissioni in atmosfera

A premessa si ribadisce ancora una volta che la normativa di riferimento per la determinazione dei valori limite a cui deve fare riferimento la Centrale di TVN è il D.Lgs 59/2005 e non, come ancora una volta affermato a pag. 14 della sintesi non Tecnica, il D.Lgs 152/2006

Relativamente alle emissioni in aria, riteniamo che seguire la traccia della domanda di rinnovo presentata dal Gestore e cercare di argomentarne le innumerevoli contraddizioni e/o omissioni rilevate nel corso di tutta la procedura, volte a giustificarne una scelta energetica con risvolti positivi di solo tipo economico e particolare, ma sicuramente allarmanti dal lato ambientale e sanitario, non possa che depistarci da uno dei nostri obiettivi primari: evidenziare quella che, a nostro avviso, è una delle principali cause all’origine dell’autorizzazione di limiti alle emissioni che disattendono la normativa, e del quadro confuso che consente ad Enel Produzione di agire impunemente, ovvero l’incongruenza tra i flussi di massa e le relative concentrazioni di emissioni per sezione autorizzati con decreto MAP 55/02/2003.

Un’incongruenza rilevata sin dal Novembre 2007 dall’ARPA Lazio con nota 26019 nel quale testualmente si affema che:

per le emissioni in atmosfera i valori di flusso di massa prescritti all’intera centrale per gli ossidi di azoto, gli ossidi di zolfo e le polveri non sono congruenti con quanto autorizzato per sezione…omissis…” .

Tale incoerenza, più volte evidenziata anche dagli scriventi, e resa ancora più stridente dalla diminuzione del 30% dei flussi di massa degli ossidi di azoto e delle polveri disposta dal Provvedimento di Integrazione del Decreto MAP 55/2003 di recente emanazione, non ha mai avuto puntuali risposte da parte del Ministero dell’Ambiente.

Si allega, di seguito, una tabella redatta dai periti del Tribunale di Civitavecchia nel corso della causa n. 521/04 r.g.a.c. in cui sono rappresentati i valori autorizzati alle emissioni della centrale di TVN (tre sezioni) alimentata a carbone.

 

 

Tabella – Emissioni in atmosfera –

Valori autorizzati dal Decreto M.A.P. n.55/02/2003 del 24 dicembre 2003

GENERALE Un. Mis.

PROGETTO

P elett L Mwe

1.980

h lavorate teoriche h/anno

6.500

E prodotta L GWh/anno

12.870

T fumi °C

110

portata
Nm3/h

6.300.000

Inquinanti  

concentrazione x sezione

NOx mg/Nm3

100

SO2 mg/Nm3

100

Polveri mg/Nm3

15

NH3 mg/Nm3

5

IPA mg/Nm3

0,01

Diossine ng/Nm3

0,10

Mercurio mg/Nm3

0,05

Cd+Tl mg/Nm3

0,05

As (*),Sb,Pb,Cr,Co,Cu,Mn,Ni,V,Sn mg/Nm3

0,50

Inquinanti

flusso massa

 

 

conc. x sezione ricavati dai flussi di massa

NOxt/anno

3.450

 

84  mg/Nm3

SO2t/anno

3.150

 

77  mg/Nm3

Polverit/anno

390

 

10  mg/Nm3

Polverit/mese

35

 

7,7  mg/Nm3

NH3t/anno

  205 (1)

 

 

IPAKg/anno

410 (1)

 

 

Diossineg/anno

4 (1)

 

 

Mercuriot/anno

2 (1)

  Cd+Tlt/anno

2 (1)

  As, Sb,Pb,Cr,Co,Cu,Mn,Ni,V e Snt/anno

20 (1)

  CO2Mt/a         10,73    Emissioni  specifiche

 

 fattori di emissione definiti  dalla energia producibile di 12.870 Gwh/annoNOxg/kwh

0,27

SO2g/kwh

0,24

Polverig/kwh

0,03

NH3g/kwh

0,02

IPAmg/kwh

31,86

Diossinemg/kwh

0,00031

Mercuriomg/kwh

0,16

Cd+Tlmg/kwh

0,16

As, Sb,Pb,Cr,Co,Cu,Mn,Ni,V e Snmg/kwh

1,55

CO2g/kwh

833,72

 

 

(*) nel Decreto M.A.P. n.55/02/2003 l’arsenico non è stato autorizzato è presente nel verbale della conferenza dei servizi del 29.10.2003 (pag.5 e 8) insieme agli altri metalli.

  1. calcolato in base al valore in concentrazione autorizzato dal Decreto M.A.P. n.55/02/2003

 

A commento citiamo quanto asserito a pag. 63 della Relazione Peritale:

“I valori di flusso autorizzati per l’intera centrale (tre sezioni) per gli ossidi di zolfo (3.150 t/anno) e di azoto (3.450 t/anno) non sono omogenei al valore in concentrazione autorizzato per sezione (100 mg/Nm3) dallo stesso decreto M.A.P. e il rispetto di detti flussi di massa comporta di fatto una riduzione dei valori in concentrazione (per sezione) rispettivamente a 84 mg/Nm3per gli ossidi di azoto ed a 77 mg/Nm3 per gli ossidi di zolfo. “

I valori di flusso autorizzati per l’intera centrale (tre sezioni) per le polveri non sono omogenei al valore in concentrazione autorizzato per sezione dallo stesso decreto M.A.P. e il rispetto di detti flussi di massa comporta di fatto una riduzione dei valori in concentrazione (per sezione) rispettivamente a 10 mg/Nm3(f.s.aut. 390 t/anno) ed a 7,7 mg/Nm3 (f.s.aut. 35 t/mese) .’

Nonostante la nota provvedimentale prot. 0010746 del 13 giugno 2008 con la quale il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare prescriva al Gestore di dare seguito agli impegni assunti in merito alla riduzione del 30% dei limiti di emissione in flusso di massa annuo degli ossidi di zolfo e delle polveri, il problema rimane irrisolto.

Infatti, se il limite ai flussi di massa dell’SO2 diminuisce da 3150 t/a a 2100 t/a e quello delle polveri da 390 t/a a 260 t/a, restano ancora una volta invariati i limiti dei suddetti inquinanti nelle concentrazioni al camino e cioè 100  mg/Nm3per l’SO2  e 15 mg/Nm3 per le polveri.

 

Tabella – Comparazione tra flussi di massa e concentranzione al camino

Macroinquinanti

1°Progetto carbone

(4 gruppi)          Dic. 2000

2° Progetto carbone

(SIA)

    (4 gruppi)              Giugno 2001

Regione Lazio

(Det. B1058)          Maggio 2003

(3 gruppi)

Decreto VIA

n. 680

novembre 2003

(3 gruppi)

Decreto                MAP n. 55               Dic. 2003

(3 gruppi)

Decreto integrazione giugno 2008                                        (3 gruppi)

SO2

 

In concentrazione

(mg/Nm3)

200

100

100

100

100

100

in   massa

t/anno

 

5.200

3150

3150

3150

2100

Nox

 

In concentrazione

(mg/Nm3)

150

150

150

100

100

100

in   massa

t/anno

7800

3450

3450

3450

3450

3450

Polveri

 

In concentrazione

(mg/Nm3)

30

20

20

15

15

15

in   massa             t/anno

1040

585

585

390

390

260

 

Per quanto concerne le emissioni di anidride carbonica (CO2), nel decreto MAP è stabilito che non avrebbero dovuto superare ‘quelle che si avrebbero con il funzionamento a 6000 ore/anno della precedente alimentazione ad olio combustibile, fino a nuovo accordo ENEL/MATT relativo alle riduzioni dei gas serra’. [pag. 13/16 decreto MAP 55/02/2003]

Ne discende un valore attribuito dal MAP equivalente a 10,73 milioni di tonnellate annue, scaturite dal valore di 11,63 dichiarato nei dati progettuali della centrale alimentata ad olio combustibile per un funzionamento di 6500 ore/anno, invece dei ben 13,89 milioni di tonnellate garantiti dal progetto a carbone a quattro sezioni presentato da Enel che assicurava un incremento di oltre 2 milioni di tonnellate annue di CO2.

In relazione al disposto del c.1 art. 7 del D.lgs 59/2005, si ritiene necessario, anche in relazione al principio di precauzione di cui all’art. 301 del D.lgs 152/2006 e all’art. 174, paragrafo 2, del Trattato CE, che siano forniti elementi tali da consentire la valutazione di eventuali ricadute negative in ambito locale di una produzione di CO2 di entità senza dubbio rilevante come quella dell’impianto in questione.

In caso contrario la decisione di non fissare nell’Autorizzazione Integrata Ambientale “valori limite per le emissioni dirette di gas serrarisulterebbe infondata e fonte di rischio per la popolazione.

In particolare, sarebbe opportuno fornire elementi in grado di chiarire l’eventuale incidenza delle emissioni di CO2 in relazione alle c.d. “ondate di calore”, fenomeno per il quale Civitavecchia è monitorata da 2 anni con risultati preoccupanti nell’ambito del Sistema Nazionale di Sorveglianza, previsione e di allarme per la prevenzione degli effetti delle ondate di calore sulla salute della popolazione.

2.5.1. I sistemi di abbattimento degli inquinanti atmosferici

Sono anni che nelle diverse fasi dell’iter autorizzativo l’azienda elettrica si spende per esaltare le performance ambientali del nuovo impianto presentato all’opinione pubblica come elemento di insuperabile eccellenza salvo poi doversi misurare con standard che la sconfessano clamorosamente: ciò a conferma che i valori per le emissioni via via proposti non sono mai stati i migliori possibili.

Occorre capire che le prestazioni ambientali di un tale impianto non devono essere immaginate come uno standard rigido e garantito, ma dipendono in realtà da una lunga serie di scelte operative riguardanti sia il combustibile, sia il ciclo produttivo, che nella pratica possono condurre a risultati scadenti pure in presenza di impianti di captazione con notevole efficienza nominale.

Nella difesa del proprio progetto di riconversione a carbone, Enel diffonde da anni alcune percentuali di riduzione delle emissioni che si realizzerebbero con il nuovo impianto: tali riduzioni risultano pari all’82% per la SO2, al 61% per gli NOX e al 74% per le polveri, con un contenimento della stessa anidride carbonica pari al 18%.

Questi dati sono in realtà del tutto fuorvianti: il contenimento delle emissioni ottenuto sembra infatti solo il frutto della riduzione di inquinanti ottenuta in conseguenza della diminuzione di 660 MW della potenza installata (da 4 a 3 gruppi, per complessivi 1980 MW), con il risultato di occultare le effettive potenzialità di abbattimento degli inquinanti della nuova centrale per alimentare nell’opinione pubblica l’idea che non sia possibile ottenere di più.

Per avere un riscontro di quanto andiamo affermando riteniamo utile rivolgere uno sguardo critico agli stessi dati forniti dall’azienda elettrica, nonché a quelli relativi alla concrete esperienze industriali maturate in alcune centrali Enel (Fusina) e presso la centrale di Aalborg (Danimarca), impianto simile a quello di Torrevaldaliga nord e già noto per essere stato visitato nel 2001 dalla 1a Commissione comunale presieduta dal dott. Wegner.

In realtà, proprio nelle centrali a carbone dove ha installato filtri a manica, la stessa Enel realizza da anni valori molto più bassi di quelli prefigurati per Torrevaldaliga nord e la centrale di Fusina ne è un esempio avendo registrato nel 2005 la media in concentrazione delle polveri nei fumi al camino per il gruppo 2 di 2,1 mg/Nmc A (nonostante un limite di legge pari a 50 mg/Nmc).

Valore assolutamente alla portata dell’impianto di Torrevaldaliga nord e non solo perché dotato dei filtri a manica.

Bisogna infatti aver presente come il valore in concentrazione delle polveri nei fumi al camino sia diretta conseguenza delle tipologie di captazione utilizzate, del loro rendimento (per TN 99,9%) e delle modalità di gestione adottate per questi impianti, ma anche della percentuale totale di ceneri presenti nel carbone utilizzato e, nondimeno, delle rilevanti quantità di queste che vengono trattenute in caldaia, nei DeNox, nei riscaldatori d’aria – ossia a monte dei filtri a manica che quindi trattengono il 99,9 % del solo quantitativo rimanente e quindi negli stessi impianti DeSox posti alla fine del circuito fumi subito prima della ciminiera.

Tutti elementi che, opportunamente gestiti, possono complessivamente spingere il dato delle polveri in concentrazione su valori medi prossimi a 1 mg/Nm3.

Senza contare inoltre la positiva influenza che ulteriori fattori potrebbero avere sulla stessa portata dei fumi e sulle quantità di tutti gli inquinanti emessi, polveri incluse, tra cui anche l’utilizzo di carboni con un più elevato potere calorifico (il pci varia tra 5.700 – 6.800 Kcal/kg), una minore umidità (5-12%) e più alta macinabilità (hdi 45-65), giacché come è intuibile ogni miglioramento segnato su questi parametri consente di ridurre la quantità di combustibile utilizzata.

Un discorso analogo si può sicuramente fare anche per gli ossidi di zolfo, considerando che dai dati raccolti dalla citata commissione Wegner presso la centrale di Aalborg risulta che già nel 2001 in quell’impianto si ottenevano valori medi in concentrazione per gli SO2 uguali a 20 mg/Nm3 ossia pari a circa un quinto di quelli fissati dal decreto autorizzativo per Torrevaldaliga Nord. In effetti Enel sa bene che per mezzo di carboni a basso tenore di zolfo e a maggiore alcalinità (fattore che consente di trattenere quantità rilevanti dello stesso zolfo nelle ceneri), nonché grazie alla buona efficienza degli stessi impianti di captazione (97 %), si potrebbero già ora ottenere valori in concentrazione di SO2 al camino molto più bassi di quelli prospettati.

Ciò detto, si può realisticamente affermare che Enel potrebbe già adesso contenere le emissioni in massa di ossidi di zolfo senza alcun bisogno di inedite scoperte tecnologiche o di miracolosi perfezionamenti gestionali.

Naturalmente anche per gli NOx potrebbero aversi ulteriori miglioramenti. E’ noto infatti che tali inquinanti possono essere contenuti con riduzioni della temperatura e della concentrazione di ossigeno nel processo di combustione, ma anche utilizzando carboni a basso contenuto di composti azotati, ottimizzando i dosaggi di ammoniaca o inserendo un ulteriore strato di catalizzatore per linea fumi, considerando che i DeNOx di Torrevaldaliga Nord sono già predisposti per quest’ultima opzione. Se poi a tutto ciò aggiungiamo quanto già esposto sui fattori che possono ridurre complessivamente gli inquinanti, potremo sicuramente aspettarci valori in massa di NOx molto più bassi di quelli fissati dal decreto di autorizzazione.

La considerazione finale che si può trarre da quanto precede è chiara: i dati di emissione annua fissati per Torrevaldaliga nord, nonostante la riduzione del 30 % per polveri e SO2 rimangono assolutamente più elevati di quelli che già adesso si potrebbero ottenere.

In sostanza è stato concesso ad Enel di emettere migliaia di tonnellate di inquinanti che potevano essere evitate. Si tratta certamente di una affermazione importante, di cui l’azienda elettrica e le diverse istituzioni che hanno autorizzato l’impianto dovrebbero rendere conto anche solo per smentirla.

La domanda che ci si pone, ovviamente è sempre la stessa: se Enel può così agevolmente rispettare i limiti alle emissioni potendo addirittura scendere a valori più bassi, perché non si impegna a ottenere i migliori risultati tecnicamente conseguibili?

La ragione è ovviamente la massimizzazione del profitto, come è certo il suo interesse economico a valori limiti non eccessivamente stringenti per almeno due aspetti: primo, perché inquinare di meno costa molto ed Enel è ovviamente orientata a tenere bassi i costi di produzione ed inoltre perché limiti alle emissioni più stretti, specie in concentrazione, imporrebbero all’azienda elettrica maggiori vincoli produttivi. Motivazioni abbastanza intuitive, dunque, che non necessitano di particolari spiegazioni.

Un terzo motivo di cui Enel evita accuratamente di parlare e su cui vale la pena di spendere qualche parola è la volontà di produrre più di quanto annunciato. E’ soprattutto per questo che l’azienda elettrica vorrebbe garantirsi limiti alle emissioni abbastanza “larghi”, tenendo ben presente che maggiore produzione significa innanzitutto maggiore inquinamento.

2.6. Scarichi idrici

Si rimanda alle osservazioni di cui al § 2.9 e segg. della scheda B 18

2.6.5. Impianti di trattamento

Si rimanda alle osservazioni al § 2.9.2.e segg. della Scheda B18

2.7.1. Gesso

Si rimanda alle osservazioni di cui al § 2.8.1 dell’allegato B 18

2.13. Opere a mare

Si rappresenta che è da ritenersi opportuna e, nel caso della banchina destinata all’accosto delle navi carboniere, doverosa la realizzazione di collegamenti elettrici per le navi in banchina. Come si legge nel Decreto VIA 680/2003, infatti, la banchina principale, svolgendo anche le funzioni di molo di sottoflutto, “sostituirà l’opera prevista per questo scopo nel progetto originario della darsena energetico-grandi masse”. In tal senso, non si intravedono motivazioni per le quali il nuovo molo di sottoflutto debba sottrarsi alla prescrizione, relativa alla componente inquinamento, “collegamenti elettrici per le navi in banchina” indicata a pag. 32 del Decreto VIA 6923 del 28/01/2002 con il quale si è espresso giudizio positivo circa la compatibilità ambientale del progetto relativo alla Darsena Energetico-Grandi Masse.

3. RAPPRESENTAZIONE SINTETICA DELL’ASSETTO DI FUTURO DI ESERCIZIO

Si vedano le osservazioni al § 2.10.1 della Scheda B 18

4. SINTESI DEI PRINCIPALI ASPETTI AMBIENTALI DEL PROGETTO A CARBONE (“CLEAN COAL TECHNOLOGY)

Si rileva come, ancora una volta, l’ENEL Produzione Spa nel descrivere la tecnologia utilizzata per l’impianto di Torrevaldaliga Nord la definisca “Tecnologia del Carbone Pulito”.

Parlare di carbone pulito fornisce a quanti sono destinatari di tali messaggi un’immagine falsata circa la non pericolosità di tale combustibile.

L’impianto di Torre Valdaliga Nord andrà ad utilizzare carbone fossile nella misura di 3.900.000 t/a, con una produzione di 187.500t/a di gesso e 450.000t/a di ceneri.

Ciò significherà l’immissione in atmosfera di 6.300.000 mc. d’emissioni ogni ora per 17 ore il giorno e 6.500.000 ore l’anno di cui:

  • 3.450 t/a d’ossidi d’azoto;
  • 2100 t/a d’ossidi di zolfo
  • 260 t/a di particolato.
  • 24 t/a di Metalli pesanti (mercurio, vanadio, nichel, cadmio, cromo, etc)
  • 10.730.000 t/a di anidride carbonica (Dati Decreto MAP 55/2003)

La nuova tecnologia della quale è fornita la centrale di Torrevaldaliga Nord, (filtri a manica, desolforatori e denitrificatori), può ridurre le emissioni delle particelle di dimensioni più grandi (PM 10) e, forse, gran parte delle polveri fini (PM 2.5). Tuttavia le polveri ultrafini, responsabili di mortalità e morbilità (asma) non possono essere filtrate per le loro dimensioni (Ø dia. 0.1 – 0.001 µm, 500 – 50.000 volte il diametro della sezione di un capello) [1,2,3,4,5,6,7, ] non possono essere filtrate con efficacia per le loro dimensioni (Ø dia. 0.1 – 0.001 µm, 500 – 50.000 volte il diametro della sezione di un capello) [8]. Le polveri ultrafini addirittura aumentano in presenza di filtri molto validi, quali quelli usati dalla nuova centrale. Questo fenomeno è dovuto al fatto che le polveri di dimensioni più grandi (PM 10) vengono emesse in quantità enormi quando non sono filtrate e le polveri ultrafini aderiscono alla loro superficie. Quando invece il PM 10 viene filtrato, si riduce il fenomeno descritto di adesione e le polveri ultrafini vengono liberate nell’aria.

Il materiale particolato proveniente dall’uso del carbone come combustibile, risulta essere quello più dannoso per la salute, in quanto strettamente legato all’eccesso di mortalità (Ozkaynak et al., 1987) [9]; la stessa Università di Harvard (Laden and al., 2000) [10], ha confermato la maggior tossicità delle polveri emesse nell’aria dalla combustione del carbone, rispetto a quelle emesse dalla combustione di altre sostanze, infatti esse contengono metalli molto tossici per le cellule polmonari come arsenico, cadmio e metalli di transizione come il ferro ed il vanadio che causano uno stress ossidativo (Costa et al, 1997; Dreher et al, 1997; Lay et al, 1999) [11,12,13].

Questo fenomenoQQQQQfffQQQQQQIl mercurio contenuto nel carbone può essere maggiore di quello contenuto nell’olio combustibile fino ad un massimo di 150 volte. Questa situazione espone la popolazione al rischio d’inquinamento da mercurio. Il problema del mercurio, per i gravi effetti sulla salute umana e soprattutto sul sistema nervoso in via di sviluppo (feto, neonato e bambino), viene recepito dalla Commissione Europea per l’Ambiente come un problema di estrema importanza [14,15,16]. Si sottolinea che a pag. 18 della VIA si legge: “Si esprime perplessità riguardo al fatto che le emissioni di mercurio possano essere effettivamente contenute nel valore dichiarato di 0.8 microgr/nm3”. Il valore autorizzato alle emissioni per il mercurio (0,05 mg/Nm3) è superiore del 40% rispetto a quello associato (0,03 mg/Nm3) agli impianti che utilizzano le migliori tecnologie disponibili (BAT) analoghe a quelle che saranno installate nella futura centrale a carbone, nonché superiore di oltre 60 volte a quello rappresentato e atteso alle emissioni di 0,8 µg/Nm

La centrale sarà costruita sul mare e, poiché il pericolo per l’essere umano è l’ingestione di mercurio (metilmercurio) presente nel tessuto dei pesci, si comprende la potenziale minaccia per la popolazione del comprensorio (Clean Air Task Force: Casting Doubt : Mercury, Power Plants and the Fish We Eat – http://www.clnatf.org/publications/reports/children_at_risk.html).

La combustione del carbone immette nell’ambiente acido cloridrico, acido fluoridrico e metalli tossici quali arsenico, cromo e cadmio (solo per citarne alcuni), sostanze tossiche a dosi infinitesimali che hanno un ben noto rapporto causale con il cancro e delle quali il carbone è particolarmente ricco [17]. In particolare in relazione all’Arsenico è da sottolineare che il carbone arriva a contenere fino a 35 grammi di arsenico per 1.000 grammi di sostanza (Jack C. coll., 2003) a seconda della provenienza.

L’arsenico è classificato come cancerogeno dallo IARC (gruppo I: cancerogeno per l’uomo) e la sua concentrazione in atmosfera corrispondente, secondo i fattori di rischio cancerogeno aggiornati ad aprile 2003 da U.S. EPA (Risk based concentration tables, U.S. EPA 2003) ad un rischio incrementale di tumore pari a 1 caso su un milione, è pari a 0,4 ng/m3

L’arsenico causa il cancro al polmone al fegato alla pelle alla vescica al rene e all’intestino, l’aumenta della pressione arteriosa malattie del sistema cardiovascolare, del sistema nervoso ed altre patologie, inoltre compromette l´efficacia dell´insulina.

E’ bene specificare che non esistono livelli di arsenico non dannosi. L´essere umano è esposto all´arsenico attraverso l´aria, l´acqua ed il cibo contaminato.

La combustione del carbone emette nell´aria soprattutto polveri di diametro compreso tra 0.1 – 0.5 µm e l´efficacia dei filtri a manica, tecnologia definita d´avanguardia nella limitazione delle emissioni di materiale corpuscolato, si riduce sensibilmente per le polveri di diametro < 1 µm. Inoltre, la maggior parte del PM prodotto dalla combustione del carbone si forma successivamente alla emissione dei fumi (PM secondario), come conseguenza della condensazione di altri inquinanti emessi in forma gassosa. I metalli come l´arsenico sono veicolati soprattutto da polveri dello stesso diametro di quelle prodotte dalla combustione del carbone (Review of the U.S. Department of Energy Office of Fossil).

La prevista emissione in atmosfera di 6,3 milioni di Nm³ di fumi ogni ora per 6.500 ore/anno (pari a 40.950.000 di m3/anno), garantiscono l’emissione dalla ciminiera di un’enorme quantità di polveri molto fini e, conseguentemente, di arsenico.

Nel decreto autorizzativo alla riconversione in relazione all’arsenico non è prescritto nessun limite emissivo sebbene la fissazione di valori limite di emissioni puntuali siano previste nella direttiva n°96/61/CE, nonché nello stesso D.Lgs n. 59/2005.

Il radon presente nel carbone è responsabile di livelli di radioattività, nel territorio intorno ad una centrale a carbone, superiori a quelli rilevati intorno ad una centrale nucleare [18].

Relativamente alle emissioni di anidride carbonica (CO2) essendo il carbone il combustibile con maggior percentuale di carbonio, a parità di potenza prodotta si avrà un significativo aumento delle emissioni della stessa.

A pag. 18 della V.I.A. si legge che “ in seguito alla trasformazione dell’impianto è previsto un incremento delle emissioni di CO2 pari a circa 2 MT/anno”per un totale di 10.730.000 mt/anno (all.18).

Infine definire a carbone pulito la riconversione di Civitavecchia è non solo ingannevole concettualmente, ma anche nominalmente, come chiaramente esplicitato nell ‘ articolo uscito su Repubblica, supplemento Affari e finanza, del 16 ottobre, dove si spiega dettagliatamente in che cosa consiste la tecnica IGCC [Gassificazione Integrata a Ciclo Combinato] detta anche del “carbone pulito“(all.19);

In tal senso ci sembra importante evidenziare che nel Decreto per la Valutazione di Impatto Ambientale per la conversione a carbone della centrale di Torre Valdaliga Nord, pag. 8, la tecnica sopradescritta (IGCC) che realizza veramente una riduzione considerevole delle emissioni è stata scartata da ENEL poiché ritenuta poco affidabile:

Per la configurazione tecnica degli impianti ENEL dichiara di aver preso in considerazione, oltre a quella proposta:

  • sistemi alternativi di combustione del carbone: gassificazione e caldaie a letto fluido;
  • alimentazione a metano;
  • l´opzione di realizzare un impianto di gassificazione del carbone è stata scartata poiché ritenuta poco affidabile. In proposito ENEL cita le due esperienze di Puertollano (Spagna) e Buggenum (Olanda) che non sono ancora entrate in servizio commerciale nonostante la costruzione sia stata terminata a metà degli anni 90. Tali impianti risultano inoltre di taglia molto inferiore a quella della centrale di Torrevaldaliga Nord;
  • per quanto riguarda la combustione a letto fluido, oltre al fatto che non esistono caldaie di potenza superiore ai 350 MW, ENEL ha scartato tale tecnologia sulla base del rendimento inferiore (circa 40% a fronte del 44,7% ottenibile con la tecnologia proposta) e sul fatto che le ceneri prodotte, oltre ad essere quantitativamente superiori, non sono adatte per il reimpiego in cementifici e quindi devono essere poste a discarica;…omissis”

Peraltro che la definizione “carbone pulito” sia non corrispondente alla realtà, e quindi ingannevole, viene confermato dalla stessa ENEL s.p.a. nelle dichiarazioni contenute nell’articolo su “Nuovo Oggi Civitavecchia” del 14.12.2006 dal titolo “ Il carbone pulito? Dal 2014 (forse..) ”;

Infine un impianto a carbone si può, anche se solo nominalmente, e comunque impropriamente, definire a carbone pulito solo quando è applicata, unitamente alle modalità di combustione sopra descritte e scartate dall’ENEL come si evince dalla VIA, la tecnologia del CCS (Carbon Capture and Storage), ovvero la cattura e lo stoccaggio della CO” in siti profondi.

In tal senso è bene evidenziare che l’esperienza del confinamento della CO2 oltre ad essere attualmente solo in fase sperimentale e con non pochi problemi da risolvere, tanto che si parla, a seconda delle fonti, di riuscire a realizzare progetti di tale genere (ma sempre sperimentali) tra il 2012 e il 2020, non è comunque tecnologia applicata né prevista in tutte le carte ufficiali (progetto, Via, Decreto autorizzativi, domanda di rinnovo AIA) relative alla centrale a carbone di Torrevaldaliga Nord.

Né a tal fine può ritenersi utile appellarsi, enunciandoli, ai vari impianti di filtraggio delle emissioni, che seppure rientranti nel concetto di migliori tecnologie disponibili, non consentono di definire la tecnologia utilizzata nell’impianto come “Tecnologia del Carbone Pulito” tanto più se la qualità del carbone dovesse rimanere quella scadente ben illustrata nella sintesi non tecnica e nella scheda B 18.

Che un “oste”, nella fattispecie Enel, spacci per buono il proprio vino, nella fattispecie il carbone, anche quando la realtà è oggettivamente opposta, è un comportamento esecrabile che si inserisce nel solco di una tradizione millenaria, oggi peraltro sanzionabile come pubblicità ingannevole (si veda ad esempio il Provvedimento n. 4548 ( PI957 ) del 23 dicembre 1996 emesso dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e relativo all’espressione “Il metano non sporca”).

Sarebbe inaccettabile che si consentisse da parte di codesto Spettabile Ministero l’utilizzo dell’espressione “carbone pulito” nell’ambito del procedimento relativo all’Autorizzazione Integrata Ambientale dell’impianto di Torrevaldaliga Nord.

 

9. Conclusioni

Alla luce di quanto osservato al § “2. Domanda” circa l’errata definizione di impianto “esistente” nonché della rilevanza delle lacune e delle discrasie sopra argomentate, si ritiene opportuna/necessaria la ripresentazione ex novo, da parte del Gestore, della domanda di Autorizzazione Integrata Ambientale, corredata da documentazione che, per la definizione di valori limiti e misure atte a prevenire, ridurre e, se possibile, eliminare l’inquinamento, in armonia con la ratio del D.LGS 59/2005, che costituisce la normativa di riferimento, parta quanto meno dai contenuti del Decreto Autorizzativi MAP 55/02/2003 e sue successive modificazioni ed integrazioni.

 

Con nota 0046690 del 4/12/2008 l’Enel, contravvenendo oltre a quanto nei precedenti paragrafi illustrato, anche a tale raccomandazione del Ministero dello Sviluppo Economico, ha comunicato la messa in esercizio a carbone della sezione n.4 della centra ledi Torrevaldaliga Nord a far data dal 22/12/2008 di fatto ponendo in esercizio un impianto la cui Autorizzazione all’esercizio risulta carente di misure e limiti obbligatoriamente previsti dalla normativa vigente , come d’altronde la decisione di sottoporre a riesame il decreto autorizzativo ha posto in innegabile evidenza.

 

Concludiamo ricordando che, come rappresentato dallo stesso Ministero dell´Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, nell’ambito della Conferenza dei Servizi svoltasi il 18/03/2008 presso il Ministero dello Sviluppo Economico, e riconfermato con nota prot. DSA-2008-0011263 del 22 aprile 2008:

 

Stante il perdurare del quadro sopra delineato, rimane elevato il rischio di esposizione a possibili procedure di infrazione a livello comunitario e della impugnazione diretta dell’autorizzazione medesima dinanzi la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, da parte di qualunque cittadino dopo la messa in esercizio dell’impianto”.

Ricorso a cui gli scriventi si riservano di dare corso in tutte le sedi competenti, giudiziarie ed amministrative, nazionali ed europee, qualora perdurassero le evidenti carenze autorizzative e procedurali sopra descritte.

 

 

 

 

Riferimenti bibliografici

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