Battaglia vinta contro l’inceneritore a Tarquinia

Battaglia vinta contro l’inceneritore

La Regione Lazio rigetta l’istanza di Valutazione di Impatto Ambientale per l’Impianto di Recupero Energetico di Tarquinia”, proposto dalla Soc. A2A Ambiente S.p.A. Fine della triste storia.

Dopo lunga attesa è arrivata l’attesa comunicazione di rigetto dell’istanza di Valutazione di Impatto Ambientale dell’Inceneritore a Tarquinia.

Questo è il risultato della battaglia condotta dalle Associazioni, dai comitati di cittadini, dai sindaci, in primis da quello di Tarquinia, e dei consiglieri regionali del territorio che, con determinazione, hanno affermato la contrarietà all’opera nei modi e nelle sedi preposte.

La procedura era stata avviata nel luglio del 2019 con il deposito della documentazione da parte della A2A Ambiente Spa, per un progetto di un mega inceneritore a Tarquinia in località Pian D’Organi, su una superficie di 433.478 mq., che prevedeva la costruzione di mc 866.956 di volumi impiantistici di cui una ciminiera alta 70 mt., due FORNI con una potenza complessiva di 200 Mwt che avrebbero bruciato 62 T/ora per un totale di 540.000 Ton/anno di rifiuti speciali non pericolosi, con 122.000 tonnellate/anno di ceneri pesanti e 40.000 tonnellate/anno di ceneri leggere di risulta dalla combustione e con un traffico previsto di 32.698 camion per il trasporto dei rifiuti (circa 90 camion al giorno).

Sono poi seguite varie fasi – dati i tanti rilievi ben motivati che si sono accumulati durante la procedura della Valutazione d’Impatto Ambientale. Molti di questi rilievi sono stati presentati dalle amministrazioni e dalle Associazioni contrarie all’opera.

L’iter si era poi interrotto a causa della pandemia ed oggi, la Regione Lazio, ha reso noto il formale rigetto del progetto.

“E’ con grande soddisfazione che apprendiamo questa notizia” dichiarano i portavoce dei comitati e delle Associazioni – “E’ un’importante battaglia vinta e condotta per affermare che il nostro territorio ha già dato in termini di sacrifici. Ha già dato perché proprio qui c’è ancora il polo energetico tra i più grandi di Europa, alimentato a Carbone e a gas, che unitamente al porto di Civitavecchia, lasciano pesanti criticità ambientali in eredità.

Ci aspettiamo ora, medesimo esito per il procedimento del biodigestore di Ambyenta Lazio, a valle del quale avremo la possibilità di sperare e costruire un futuro diverso per il nostro territorio.

Per ITALIA NOSTRA SEZIONE ETRURIA Marzia Marzoli – Presidente

Per il FORUM AMBIENTALISTA Responsabile Nazionale Energia Simona Ricotti

Per il COMITATO FARNESIANA 100% Marco Tosoni – Portavoce

Per il COMITATO PER IL DIRITTO ALLA MOBILITÀ DI TARQUINIA Nicola Buonaiuto – Portavoce

Per il COMITATO PER LA DIFESA DELLA VALLE DEL MIGNONE Bianca Stefancu – Portavoce

Rifiuti radioattivi: le ulteriori osservazioni nell’ambito della consultazione pubblica sul deposito nazionale e parco tecnologico.

video vt25

Il Seminario Nazionale sul progetto del Deposito Nazionale e Parco Tecnologico (DNPT) e in particolare sulla CNAPI – Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee, per individuare un sito Nazionale unico per la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi che si è chiuso il 15 Dicembre 2021 con la pubblicazione degli atti conclusivi consultabili sul sito www.depositonazionale.it. Si conclude il 15 Gennaio con l’invio delle ulteriori osservazioni.

ULTERIORI OSSERVAZIONI ALLA CNAPI

Mentre l’iter atipico messo in campo dalla Sogin Spa per l’individuazione del DNPT, con il Seminario Nazionale volge al termine ecco che spuntano notizie sulla Sogin, degne di ulteriori approfondimenti.

https://espresso.repubblica.it/attualita/2022/01/14/news/sogin_guardia_di_finanza-333836026/

https://www.eurocomunicazione.com/2021/04/13/fontani-sogin-lquivoco-sul-lazio-e-non-solo-laudizione-alla-camera-dei-deputati/

https://espresso.repubblica.it/economia/2021/11/10/news/sogin_emanuele_fontani_trasferte-325198164/

fLASH mOB PER DIRE NO AL dEPOSITO nAZIONALE DI RIFIUTI RADIOATTIVI NELLA tUSCIA

Tg3Lazio

https://www.perilbeneditarquinia.it/wp-content/uploads/2021/12/Tg3Lazio1.mp4

Il Seminario Nazionale relativo all’individuazione del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi, non è “vera partecipazione ma una semplice pubblicità di atti dell’iter previsto dal D.lgs. n. 31/2010

Sito Sogin nel comune di Tarquinia

Il Seminario Nazionale relativo all’individuazione del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi, non è “vera partecipazione ma una semplice pubblicità di atti dell’iter previsto dal D.lgs. n. 31/2010

 

Sogin, come previsto dal D.lgs. n. 31/2010, nell’ambito della, supposta, consultazione pubblica, ha avviato un Seminario Nazionale per l’approfondimento degli aspetti tecnici relativi al Deposito Nazionale e Parco Tecnologico, con l’intento di verificare la rispondenza delle aree individuate ai requisiti dell’IAEA-International Atomic Energy Agency e dell’ISIN-Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (Guida Tecnica n. 29) e agli aspetti connessi alla sicurezza dei lavoratori, della popolazione e dell’ambiente, e dulcis in fundo, l’illustrazione dei possibili benefici economici e di sviluppo territoriale connessi alla realizzazione di tali opere ed alle misure compensative (di cui all’art. 30 del Decreto Legislativo 31/2010.

Il Seminario Nazionale è iniziato il 7 settembre 2021 e finirà il 24 novembre, tutte le 7 Regioni coinvolte saranno ascoltate in diverse sessioni. La conclusione è prevista per il 15 dicembre 2021, data di pubblicazione del resoconto complessivo dei lavori. La tempistica prevede poi un tempo di circa 240 giorni tra ulteriori osservazioni e con il gran finale della manifestazione di interesse per il sito idoneo, che a detta del dott. Fabio Chiaravalli, Direttore Deposito Nazionale e Parco Tecnologico, Sogin, saranno più di uno. Secondo Sogin i 900 milioni di investimento saranno la chiave per la candidatura dei comuni che avranno la fortuna di ritrovarsi un sito idoneo.

Le audizioni rimarranno sul canale YouTube di Sogin, comprese le due giornate dedicate alla Regione Lazio, registrate il 10 e l’11 Novembre, i partecipanti erano i portatori di interessi che entro i termini di 180 giorni a partire dal 5 Gennaio 2021 avevano inviato le osservazioni al progetto, nel Lazio circa 40 tra associazioni, Enti locali, Comitati, Privati Cittadini e Società.

Sul Lazio, purtroppo, con 22 siti concentrati sulla provincia di Viterbo, di questi quelli che destano più preoccupazione sono i 4 siti classificate “MOLTO BUONE”, VT27 a Montalto di Castro e Canino, VT8 a Montalto di Castro, VT36 nel comune di Montalto di Castro, VT12 nei comuni di Corchiano e Vignanello, VT16 nel comune di Corchiano, 2 classificate “BUONE”, VT24 nel comune di Canino e Montalto di Castro, infine VT25 nel Comune di Tarquinia e Tuscania.

Sono stati due giorni importanti per spiegare in dettaglio la contrarietà al deposito Nazionale, da parte dei relatori che avevano 10 minuti e una presentazione di 5 slide a disposizione, una partecipazione blindata e per niente interlocutoria, si interveniva e dallo studio commentavano senza diritto di replica.

Sono intervenuti per il Lazio, quasi tutti i tecnici incaricati dai Sindaci per la redazione delle osservazioni, l’unico Sindaco che ha letto la sintesi delle osservazioni è stato il Sindaco di Tarquinia.

Al seminario ho rappresentato come presidente di Italia Nostra Sezione Etruria di Tarquinia, Montalto e Canino, anche le altre associazioni che avevano sottoscritto le osservazioni, la Lipu – lega italiana protezione uccelli – Forum ambientalista – il Comitato per il diritto alla mobilità di Tarquinia – il Comitato 100% farnesiana e il Comitato per la difesa della valle del Mignone.

Il mio intervento è stato anticipato da una breve premessa, esprimendo il personale disaccordo con il metodo Sogin che seppur stigmatizzando il grande lavoro di partecipazione dei cittadini, hanno continuato a confondere la pubblicità dell’iter autorizzativo con la vera e propria partecipazione. Le osservazioni sono state pubblicate sul sito ma non vi è stato di certo il tanto declamato DIBATTITO PUBBLICO, in questo percorso il cittadino è stato escluso. La scelta la faranno, soltanto i Sindaci anche senza la dovuta partecipazione dei cittadini.

Anche le risposte in diretta alle numerose domande inviate, sarebbero state partecipazione, vera, il risultato è invece edulcorato dalle buone maniere della conduzione.

L’area individuata come VT-25 è posizionata a cavallo della SP dogana che taglia quasi perfettamente a metà la superficie totale dell’area di (ha) 361, ricadenti tra il Comune di Tarquinia e quello di Tuscania.

La parte appartenente al Comune di Tarquinia, circa 150 ettari ed interamente corrispondente al territorio della «Roccaccia», in parte è di proprietà dell’Università Agraria di Tarquinia, terreni soggetti agli usi civici.

Ho sottolineato con forza che l’area interessata ad uso civico, ha un valore sottostimato dalle indagini tecniche di Sogin, poiché rappresenta l‘eventuale e inopportuna modifica territoriale che renderebbe non fruibili i relativi diritti di uso civico, che ha consentito alle tante generazioni di godere dei beni e del paesaggio intatto che aveva nei secoli precedenti.

L’area è in parte coltivata a grano, in parte è lasciata incolta, per questo motivo agli occhi di chi ha scritto la relazione sul sito di VT25, la ritiene di non altissimo valore naturale.

Su questo concetto si basa l’errore, ritenere non importante la naturalità dei luoghi e del suo paesaggio.

Sapete chi ha già fatto questo errore? L’ha fatto l’ANAS con il tracciato verde nella Valle del Mignone, sapete che fina ha fatto il progetto? E’stato bocciato dal tribunale del TAR, l’opera proposta è dichiarata e documentata in ben due pareri negativi del Minambiente, “immiticabile” e non può essere semplicemente oggetto di compensazioni ambientali, in questo caso economiche ritornando al progetto della CNAPI.

Sogin ritiene che l’area sia poco abitata, l’area è distante 9 km dal nucleo abitativo di Tarquinia, 13 Km da quello di Monte Romano e 10 km dalla Località marittima Spinicci (Tarquinia) che insieme a Tarquinia lido d’estate possono ospitare più di 50.000 persone in un giorno, non ci sembra un posto poco abitato.

Ho lasciato agli atti una serie di domande: Alla fragilità naturalistica si aggiunge quella sismica, sottostimata nel comune di Tarquinia, ma segnalata nell’area adiacente del comune di Tuscania, come è stato possibile far rientrare questa area tra le idonee?

Le linee guida di Ispra potrebbero non tenere conto dell’importanza delle aree naturali?

I corsi d’acqua e l’estrema vulnerabilità idraulica dell’area sono stati presi in considerazione?

Sui 40 ettari del parco tecnologico saranno autorizzate anche esperimentazione? Perché non è possibile sapere fin da ora a che cosa è esattamente destinato?

L’iter della CNAPI finirà con una manifestazione di interesse, se nessun comune parteciperà come avverrà la scelta?

A tutte queste domande ci saranno risposte scritte e pubblicate nelle pagine web del Seminario Nazionale che si chiuderà il 15 Dicembre, dopo di che ci saranno soltanto 30 giorni per le ulteriori osservazioni.

Sogin si è presa 11 anni per tirare fuori la proposta, i territori interessati avranno pochi giorni per replicare, questa secondo noi, non è partecipazione!

Per ITALIA NOSTRA Sezione Etruria Marzoli Marzia

IN Sezione Etruria – Seminario Nazionale – La mancata partecipazione

CNAPI – Aspettando il Seminario Nazionale i numeri: Che cosa succederà dopo?

Aspettando il Seminario Nazionale i numeri:

Nel Deposito Nazionale saranno sistemati definitivamente e in sicurezza circa 78.000 metri cubi di rifiuti radioattivi a molto bassa e bassa attività, la cui radioattività decade a valori trascurabili nell’arco di 300 anni. Di questi rifiuti, circa 50.000 metri cubi derivano dall’esercizio e dallo smantellamento degli impianti nucleari per la produzione di energia elettrica, circa 28.000 metri cubi dagli impianti nucleari di ricerca e dai settori della medicina nucleare e dell’industria.

Sul totale di circa 78.000 metri cubi, 33.000 metri cubi di rifiuti sono già stati prodotti, mentre i restanti 45.000 metri cubi verranno prodotti in futuro. Inoltre, nel Deposito Nazionale sarà compreso anche il Complesso Stoccaggio Alta attività (CSA), per lo stoccaggio di lungo periodo di circa 17.000 metri cubi di rifiuti a media e alta attività. Una minima parte di questi ultimi, circa 400 m3, è costituita dai residui del riprocessamento del combustibile effettuato all’estero e dal combustibile non riprocessabile.

Il perimetro complessivo del Deposito Nazionale e Parco Tecnologico coprirà un’area di circa 150 ettari, di cui 110 dedicati al Deposito e 40 al Parco Tecnologico.


Il Deposito Nazionale ospiterà esclusivamente i rifiuti radioattivi prodotti nel nostro Paese, sulla base del principio, affermato dalle norme vigenti, che ogni Paese ha la responsabilità di gestire i propri rifiuti radioattivi. Tale principio, stabilito dalla IAEA, l’International Atomic Energy Agency dell’ONU, è confermato dalla Direttiva Euratom 2011/70, adottata dall’Italia con il decreto legislativo n. 45 del 2014. Infatti, sulla base dello stesso principio di responsabilità, ogni Paese si dota di strutture idonee a sistemare definitivamente i rifiuti radioattivi prodotti nei propri confini nazionali.

L’investimento complessivo di circa 900 milioni di euro per la realizzazione del Deposito Nazionale e Parco Tecnologico sarà finanziato dalla componente tariffaria A2RIM (ex componente A2) della bolletta elettrica, che già oggi copre i costi dello smantellamento degli impianti nucleari.

La parte di investimento relativa ai rifiuti medicali, industriali e di ricerca sarà anticipata e poi restituita all’Autorità per l’Energia Elettrica, il Gas e il Sistema Idrico (AEEGSI) attraverso i ricavi (vedi paragrafo successivo) generati dall’esercizio del Deposito Nazionale e Parco Tecnologico. Con la Legge di Bilancio 2018 l’AEEGSI è stata sostituita dalla nuova Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA). Per i rifiuti derivanti dalla produzione di energia elettrica è previsto che il costo sia direttamente sostenuto dall’utente elettrico, come avviene per lo smantellamento delle installazioni nucleari.​

I costi di esercizio del Deposito Nazionale, per la quota parte relativa alla sistemazione dei rifiuti derivanti dalle installazioni nucleari, saranno finanziati mediante la componente tariffaria A2RIM (ex componente A2) della bolletta elettrica, mentre per la gestione degli altri rifiuti il finanziamento avverrà attraverso una tariffa di conferimento, che i produttori privati corrisponderanno all’esercente del deposito per lo smaltimento dei loro rifiuti. Per quanto riguarda il Parco Tecnologico, è prevista la ricerca di altre fonti di finanziamento, pubbliche e private, per l’attivazione di progetti di ricerca da realizzare in accordo con il territorio ospitante.

Il decreto legislativo n. 31 del 2010, al fine di massimizzare le ricadute socio-economiche e occupazionali legate al progetto, riconosce al territorio che ospiterà il Deposito Nazionale e Parco Tecnologico un contributo di natura economica, secondo modalità che gli Enti Locali interessati regoleranno attraverso la stipula di una specifica convenzione con Sogin.

Tutti i paesi nei quali è in corso la realizzazione di depositi per i rifiuti radioattivi hanno adottato un sistema di benefici diretti e indiretti per le comunità che ospitano questi impianti, non solo come indennizzo per la porzione di territorio che sarà occupata per un lungo periodo, ma anche per riconoscere una forma di valore aggiunto alle comunità che accettano di partecipare alla realizzazione di un servizio essenziale per lo sviluppo del Paese.

Il contributo sarà formalizzato con un decreto del Ministro dello Sviluppo Economico, di concerto con il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e con il Ministro dell’Economia e delle Finanze. ​​

Il processo che porterà alla realizzazione del Deposito Nazionale, come previsto dal decreto legislativo 31 del 2010, sarà sottoposto a verifiche di diversi enti preposti.

La proposta di CNAPI, Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee, viene validata dall’ente di controllo ISIN (ex ISPRA) e ottiene il nulla osta alla sua pubblicazione da parte dei Ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Successivamente, recepiti gli eventuali rilievi, viene pubblicata per essere sottoposta a una consultazione pubblica. Al termine di questo processo Sogin redige la proposta di CNAI, Carta Nazionale delle Aree Idonee, che deve essere definitivamente approvata con decreto ministeriale. Nelle successive fasi di caratterizzazione delle aree e di qualifica del sito selezionato, l’ente di controllo ISIN (ex ISPRA) indicherà le modalità d’esecuzione delle indagini tecniche e vigilerà sul loro corretto svolgimento.

Il Ministero dell’Ambiente gestirà, attraverso la propria commissione, il processo di Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) per il progetto del Deposito Nazionale, nell’ambito delle attività di emanazione del Decreto di compatibilità ambientale. Anche le attività di costruzione e di esercizio saranno sottoposte al costante controllo dell’ente di controllo ISIN (ex ISPRA), del Ministero dell’Ambiente e degli Enti regionali preposti. In aggiunta alle verifiche da parte delle istituzioni nazionali, Sogin prevede di far effettuare una revisione indipendente del progetto da parte di un’istituzione internazionale accreditata in ambito IAEA ​(International Atomic Energy Agency).​

Chi è ISIN – Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione 

L’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (ISIN) è oggi l’autorità di regolamentazione competente in materia di sicurezza nucleare e di radioprotezione, indipendente ai sensi delle Direttive 2009/71/Euratom e 2011/70/Euratom.

L’Ispettorato assorbe tutte le funzioni in materia di sicurezza nucleare e di radioprotezione già attribuite in passato dalla legislazione nazionale al CNEN, all’ENEA DISP, all’ANPA, all’APAT e, infine, al Dipartimento nucleare, rischio tecnologico e industriale, al Centro Nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, nonché all’Area Fisica del Centro Nazionale per la rete nazionale dei laboratori per le attività in materia di radioattività dell’ISPRA.

I Numeri della Localizzazione:

67 Aree Potenzialmente Idonee, 7 Regioni Interessate, 69, Comuni Coinvolti, 1 unico sito idoneo.

Le aree che nella CNAPI hanno una classificazione “Molto Buona” (CLASSE A1) sono 12, localizzate rispettivamente: https://www.depositonazionale.it/documentale/documenti_proposta_cnapi/carta_nazionale_delle_aree_potenzialmente_idonee/dngs00195_cnapi_tav_3.pdf

7 in Piemonte –nelle seguenti province TO ad AL, 5 nel Lazio – VT.

Rispettivamente: VT8 a Montalto di Castro, Inquadramento CNAPI VT8

VT27 a Montalto di Castro e Canino, Inquadramento CNAPI VT27

VT36 nel comune di Montalto di Castro, Inquadramento CNAPI VT36

Osservazioni: N. Prot.32115, n. 12315, n.32442,

VT12 nei comuni di Corchiano e Vignanello Inquadramento CNAPI VT12

Osservazioni: n. prot.12059, n. 26199, n. 27686, n. 27686, n. 31997,

VT16 nel comune di Corchiano inquadramento CNAPI VT16

Osservazioni n. Prot. 26199

Quelle che hanno una classificazione “Buona” (CLASSE A2) sono 11, localizzate rispettivamente: 1 in Piemonte – AL, 2 in Toscana – SI e GR, 2 nel Lazio – VT, 5 in Puglia – BA e TA, 1 in Basilicata – MT.

Rispettivamente: VT24 nel comune di Canino e Montalto di Castro, Inquadramento CNAPI VT24

Osservazioni: N. prot.32628

VT25 nel Comune di Tarquinia e Tuscania, Inquadramento CNAPI VT25

Osservazioni: N. prot. 12043 Comune di Tarquinia, 32283 Italia Nostra e altre associazioni, n. 32115 Comune di Tuscania e altri comuni

Raccolta Osservazioni Lazio: Raccolta OsservazioniLazio

Tempistica del Seminario Nazionale: 

 

 

 

 

Il ciclo di consultazione pubblica dovrebbe finire dopo 240 giorni dalla dine del seminario.

Che cosa succederà dopo?

 

 

 

 

 

 

CNAPI: NO AL DEPOSITO NAZIONALE DI SCORIE RADIOATTIVE

  

L’Italia con due referendum, ha deciso che non voleva impianti nucleari, anche per la questione della gestione dei rifiuti, che sarebbe stata impossibile, ospitare un deposito e dormire sonni tranquilli.

L’area individuata come VT-25 è posizionata a cavallo della SP dogana che taglia quasi perfettamente a metà la superficie totale dell’area di (ha) 361, ricadenti tra il Comune di Tarquinia e quello di Tuscania. Le osservazioni a cura degli scriventi si occuperanno di trattare solamente della parte appartenente al Comune di Tarquinia ed interamente corrispondente al territorio della Roccaccia, che in parte è di proprietà dell’Università Agraria di Tarquinia.

Osservazioni CNAPI IN Sezione Etruria+associazioni+comitati

https://www.depositonazionale.it/consultazione-pubblica/proposta-di-cnapi/pagine/default.aspx

Le osservazioni al deposito Nazionale: https://www.depositonazionale.it/consultazione-pubblica/pagine/osservazioni-proposte-tecniche-trasmesse.aspx

Osservazioni delle associazioni e dei comitati alla CNAPI

 

 

 

Osservazioni alla CNAPI delle Associazioni e dei comitati

https://www.depositonazionale.it/

Entro i termini del 5 Luglio sono state presentate, a firma di associazioni e comitati , le  Osservazioni alla Proposta di Carta Nazionale Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) ai sensi del D.Lgs. 31/2020, in riferimento alla “Consultazione pubblica per l’avvio della procedura per la localizzazione, costruzione ed esercizio del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e Parco Tecnologico”.

Nel Deposito Nazionale, secondo Il decreto legislativo n. 31 del 2010, saranno sistemati definitivamente e in sicurezza circa 78.000 metri cubi di rifiuti radioattivi a molto bassa e bassa attività, la cui radioattività decadrà a valori trascurabili, nell’arco di 300 anni. Di questi rifiuti, circa 50.000 metri cubi derivano dall’esercizio e dallo smantellamento degli impianti nucleari per la produzione di energia elettrica, circa 28.000 metri cubi dagli impianti nucleari di ricerca e dai settori della medicina nucleare e dell’industria. Il quantitativo complessivo dei rifiuti è composto in particolare da:

– rifiuti derivanti dall’esercizio e dal decommissioning delle centrali ex Enel e degli

impianti del ciclo del combustibile ex Enea – rifiuti derivanti da attività medico

sanitarie, industriali e di ricerca (esistenti e futuri afferenti al cosiddetto “Servizio Integrato”);

– rifiuti derivanti dall’esercizio e dal decommissioning delle installazioni nucleari del Centro Comune di Ricerca di ISPRA;

– rifiuti dall’esercizio e dal decommissioning di reattori di ricerca ed altre installazioni nucleari non facenti capo al Servizio Integrato.

Stiamo parlando di un deposito nucleare nazionale da cui non si potrà più sfuggire per generazioni, un deposito la cui individuazione ha lasciato i cittadini fuori dalle scelte, cittadini che si sono espressi chiaramente attraverso ben due referendum sul rifiuto al nucleare in Italia e che invece ora si trovano a pagarne le conseguenze. Della preoccupante situazione, altra cosa gravissima, non tutti sono a conoscenza, perché poco è stato detto e spiegato.

Le nostre osservazioni hanno trattato solamente della parte appartenente al Comune di Tarquinia ed interamente corrispondente al territorio della Roccaccia, che in parte è di proprietà dell’Università Agraria di Tarquinia, l’ente pubblico di usi civici.

L’area individuata come VT-25 è posizionata a cavallo della SP dogana e taglia quasi perfettamente a metà la superficie totale dell’area di (ha) 361, ricadenti tra il Comune di Tarquinia e quello di Tuscania, distante 9 km dal nucleo abitativo di Tarquinia, 13 Km da quello di Monte Romano e 10 km dalla Località marittima Spinicci (Tarquinia).

Nella Relazione Tecnica “Inquadramento geologico, naturalistico e antropico dell’area VT-25” (elaborato DN GS 00127) si parla delle particolarità generali dell’area “caratterizzata dalla presenza di aree naturali, definite da boschi cedui, e di aree agricole prevalentemente a seminativo, intervallati da prati stabili con pascolo a prevalenza ovino e bovino.

Nell’intorno dell’area è presente la Riserva naturale di Tuscania, a circa 7,0 km di distanza e i seguenti siti Natura 2000:

– ZPS IT6010058 “Monte Romano” distante circa 6,7 km;

– ZSC IT6010021 “Monte Romano” distante circa 7,0 km;

– ZSC IT6010020 “Fiume Marta (alto corso)” a circa 7,6 km;

– ZSC IT6010040 “Monterozzi”, a circa 9 km di distanza”.

Nonostante l’importanza naturalistica dell’area, valorizzata anche dagli usi civici delle terre dell’Università Agraria che ne hanno garantito la naturalità, tutte le presenze di Habitat vengono sottostimate con la dichiarazione che, “Sulla base dei sopralluoghi effettuati non sono stati rilevati habitat di Direttiva 92/43/CEE”.

È segnalata soltanto la potenziale presenza dell’habitat 6220* “Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea”, in corrispondenza degli spazi aperti presenti tra le fasce boscate del settore orientale ed è menzionata la potenziale presenza della specie vegetale Ruscus aculeatus, volgarmente Pungitopo, come riportata dalla Tabella 3.2.1 della Relazione Tecnica. Per giustificare tali mancanze, la Società conferma che si tratta di un vaglio preliminare e che solo accedendo alle fasi di controllo successive si potrà effettivamente constatare la presenza di habitat protetti nell’area.

Ma allora che validità può avere l’affermazione: “Sulla base dei sopralluoghi effettuati non sono stati rilevati habitat della Direttiva 92/43/CEE” se non esistono controlli validi per formulare una tale conclusione?

Stessa analisi incompleta emerge nei capitoli 3.2 e 3.3 della Relazione Tecnica in cui la Società riporta gli elenchi delle specie animali di Direttiva 92/43/CEE e delle specie di Uccelli di Direttiva 2009/147/CEE o di interesse conservazionistico potenzialmente presenti nell’area.

Tali conclusioni non possono risultare esaustive dal momento che ad esempio l’intero studio degli habitat, a detta della stessa Società, “si è basato principalmente sulle informazioni disponibili in bibliografia e banche dati ufficiali presenti sul sito EIONET” e che lo studio delle specie vegetali, animali e di uccelli protetti sia stato elaborato anche attraverso sopralluoghi in situ di cui tuttavia la Società non riporta alcun dato.

Quel che preme sottolineare è che l’esposizione di tutte le potenziali specie protette presenti nell’area, riportata dalla Società, in realtà rappresenta una semplice elencazione che ha il limite di essere il risultato di consultazioni bibliografiche e di sopralluoghi effettuati in un limitato e remoto arco di tempo (autunno 2014) ed omette di menzionare chi si è occupato di svolgere i sopralluoghi ed il metodo utilizzato per compierli.

La Società poi prosegue con la verifica dei criteri della GT29 di ISPRA ed elenca le

motivazioni per cui nell’area VT-25 tutti i criteri d’esclusione risulterebbero positivamente

verificati in quanto non sarebbero state riscontrate condizioni, fenomeni e processi

riguardo le caratteristiche fisiche, naturalistiche e antropiche dell’area tali da determinarne l’esclusione.

Oltre a tutte le indicazioni tecniche che abbiamo messo in evidenza vogliamo soffermarci su un altro passaggio fondamentale di questa triste vicenda che ci vede di nuovo, nostro malgrado, protagonisti, la mancanza di un percorso, partecipativo, per i cittadini che hanno sottoscritto le osservazioni. Manca infatti il percorso partecipativo agli step successivi alla presentazione delle osservazioni, perché per il momento saranno soltanto i Sindaci a seguirne gli sviluppi e a partecipare ai tavoli decisionali.

Questo sarà quindi il nostro prossimo passo, chiedere fermamente che venga rispettato il principio della trasparenza e della partecipazione perché i cittadini, possano prendere parte attiva al percorso politico e tecnico che porterà all’individuazione del sito definitivo.

Inceneritore: La salute prima di tutto!

 

 

 

 

 

https://www.change.org/p/regione-lazio-e-all-assessore-massimiliano-valeriani-stopinceneritoretarquinia-archiviazione-del-procedimento-la-salute-prima-di-tutto?redirect=false

#STOPINCENERITORETARQUINIA – Chiediamo l’archiviazione del procedimento autorizzativo. La salute prima di tutto.

FIRMA LA PETIZIONE

per chiedere alla Regione Lazio, e all’assessore Massimiliano VALERIANI, di ritirare il progetto del mega inceneritore che A2A Ambiente S.p.a vorrebbe realizzare a Tarquinia; un mega impianto, che si prevede si estenda per una superficie di 433.478 mq., con la costruzione di mc 866.956 di volumi impiantistici di cui una ciminiera alta 70 mt., che prevede 2 FORNI con una potenza complessiva di 200 Mwt che bruceranno 62 T/ora per un totale di 540.000 Ton/anno di rifiuti speciali non pericolosi, produrrà 122.000 tonnellate/anno di ceneri pesanti e 40.000 tonnellate/anno di ceneri leggere di risulta dalla combustione, con un traffico di 32.698 camion per il trasporto dei rifiuti, circa 90 camion al giorno.A2A-051-2019

I rifiuti non si bruciano si riciclano!

Chiediamo quindi l’archiviazione dell’istanza di Valutazione di Impatto Ambientale presentata dalla Società A2A Ambiente S.p.a. per il progetto di un “Impianto di Recupero Energetico” ubicato nel Comune di Tarquinia, in Provincia di Viterbo, località Pian D’Organo ‐ Pian dei Cipressi. Registro elenco progetti: n. 051/2019

La procedura di V.I.A. è stata avviata il 16/10/2019 dalla Regione Lazio. Gli Enti Locali, le Associazioni Ambientaliste, i Comitati e singoli cittadini hanno contribuito alla valutazione del progetto pubblicando osservazioni che hanno evidenziato gravi criticità procedurali e tutti i drammatici rischi che la realizzazione di un impianto del genere causerebbe al nostro territorio, già caratterizzato da un elevato livello di stress ambientale e sanitario.

Il 10/07/2020, a seguito della prima seduta della Conferenza dei Servizi tenutasi il 30/06/2020, la Società proponente, ha chiesto di poter dare riscontro alle osservazioni delle associazioni e comitati presenti e alle note delle Amministrazioni e dei diversi soggetti coinvolti, nonché a quanto emerso durante la Conferenza dei Servizi relativa al progetto, chiedendo per tale scopo un termine di 180 giorni.

La Regione Lazio, nonostante l’irritualità della richiesta, con nota del 24/07/2020, a firma del Direttore Ing. Flaminia TOSINI,  ha concesso tale lunghissimo termine alla Società A2A Ambiente, non supportando,  tuttavia, tale assenso con  alcuna norma di riferimento: centottanta giorni, in deroga ai termini perentori per le Conferenze di Servizi e per gli stessi procedimenti di Valutazione d’Impatto Ambientale,  per rispondere “agli aspetti attinenti alle criticità ambientali rappresentate nelle osservazioni nonché tutti gli aspetti connessi alla formulazione dei pareri e al rilascio dei titoli abilitativi da acquisire nel presente procedimento di VIA-PAUR”.

La Società, in data 18/12/2020, ha quindi presentato le proprie controdeduzioni, senza però fornire risposte convincenti alle criticità sollevate sul tema ambientale, su quello sanitario, sulla mancata conformità al PRGR, sulla componente naturalistica, sulla mancata valutazione degli impatti cumulativi.

Nonostante la L.R. n° 27 del 09/07/1998 Disciplina regionale della gestione dei rifiuti. Art.15 c.1 bis stabilisca che “è vietata, qualora non sia espressamente prevista dal vigente Piano Regionale di Gestione dei rifiuti, l’installazione di nuovi impianti di incenerimento e coincenerimento di rifiuti o che utilizzino combustibili derivanti da rifiuti” e il Piano per la Gestione dei Rifiuti – sia nella redazione approvata con Delibera di Consiglio Regionale n.14 del 18 gennaio 2012, vigente nel periodo di svolgimento della CdS, sia nella proposta di Piano adottata dalla Giunta Regionale con Deliberazione di Giunta Regionale  n.592 del 2/08/2019 (successivamente approvata con Delibera di Consiglio Regionale n. 4 del 5 agosto 2020) alla quale si deve comunque fare riferimento nella procedura in corso – non preveda la realizzazione di nuovi impianti di incenerimento, A2A continua a presentare il progetto dell’impianto come unica soluzione allo smaltimento dei rifiuti.

Chiediamo alle Istituzioni di far rispettare il proprio ruolo di governo del territorio facendo rispettare quanto stabilito nella normativa regionale vigente.

Un nuovo inceneritore causerebbe un ulteriore peggioramento della qualità dell’aria che respiriamo, un forte impatto sugli aspetti naturalistici e paesaggistici, contribuirebbe ad aumentare il numero di fattori inquinanti e dannosi ad in un territorio già gravato dalle servitù energetiche di TVN a carbone, di TVS a turbogas ed infrastrutturali come il porto di Civitavecchia.

Bruciare i rifiuti è una follia: aumenta il riscaldamento globale e non risolve il problema dello smaltimento, anzi lo moltiplica creando rifiuti più pericolosi e gas velenosi che respireremo.

La soluzione indicata dal Piano Regionale è l’unica possibile: ovvero potenziare in modo rigoroso la raccolta differenziata attraverso sistemi efficaci come la raccolta porta a porta, il compostaggio domestico, la riduzione a monte di rifiuti e il sistema di tariffazione puntuale. La via maestra è quella delle 3R: Ridurre, Riusare, Riciclare.

Non possiamo accettare che i cittadini di Tarquinia, Civitavecchia e dell’intero Lazio, dopo decenni di “lecito inquinamento” derivante dal polo energetico Civitavecchia – Montalto, debbano subire anche la realizzazione di un impianto di “valorizzazione energetica” di rifiuti non pericolosi, che si ricorda essere classificato come Industria “insalubre di prima classe” (art. 216 del testo unico delle Leggi sanitarie – G.U.n.220 del 20/09/1994); nessuno può ignorare questo pericolo e accettare che le comunità dell’Alto Lazio continuino ad essere sfruttato per scopi puramente lucrativi e mai sostenibili.

Dopo il caso della dirigente dell’Area Rifiuti sottoposta a provvedimenti giudiziari severi, chiediamo, quindi, di archiviare la procedura in corso di valutazione dell’inceneritore proposto dalla Società A2A Ambiente S.p.a. Non deve esistere alcuna ombra sulle autorizzazioni a progetti che, qualora venissero approvati, impatteranno in modo negativo, e per sempre, sui territori su cui verranno insediati; ogni principio di precauzione, in questo senso, deve essere adottato.

Abbiamo bisogno del supporto di tutti: firmate e condividete questo appello, solo così potremo avere la possibilità di essere ascoltati ed avere giustizia.

Petizione promossa da

Italia Nostra Onlus sezione Etruria, Associazione Forum Ambientalista ODV, Lipu Birdlife, Comitato per il diritto alla mobilità di Tarquinia, Comitato Farnesiana 100%, Comitato per la difesa della valle del Mignone

Consorzio per la gestione dell’osservatorio ambientale di TVN- Il Movimento Nocoke Altolazio

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Credere in un paese libero dalle servitù, un paese dove gli interessi economici di pochi non prevalgono sul benessere della popolazione, è ciò che tiene insieme tante persone e le fa sperare nel futuro – affermano i No coke – Marzia Marzoli, nell’accettare l’incarico da assessore con la giunta Giulivi, si era messa in gioco con la speranza autentica di portare risultati concreti nella difesa del nostro territorio. Ciò in virtù di un atteggiamento apparentemente nuovo dell’attuale Sindaco, circa il contrasto delle nuove aggressioni al territorio, nonostante il rischio di veder frustrata questa speranza. Purtroppo la rottura si è consumata in breve tempo, perché la Giunta si è espressa a favore dell’assurda riattivazione dell’illegittimo Consorzio per la gestione dell’Osservatorio Ambientale: questo, Marzia non poteva accettarlo. La lunga battaglia per l’istituzione dell’Osservatorio Ambientale regionale di Tvn (regionale, non locale) appartiene al Movimento No Coke, con la diffida presentata al Ministero dell’Ambiente più di un decennio fa. Ministero che nel 2009 fu costretto a chiarire ai Sindaci locali, che avevano già attivato il Consorzio per la gestione dell’Osservatorio Ambientale, che le attività in carico all’Osservatorio -di cui al decreto Via- erano solo quelle validate dai rappresentanti della Regione Lazio, della Provincia di Roma, dei Comuni interessati, della Asl, dell’Arpa, del Ministero della Salute, del Ministero dell’Ambiente, oltre ad altri eventuali enti nazionali di rilevanza scientifica ed enti di ricerca pubblici e privati, e che dette attività non potevano essere finanziate da Enel, l’inquinatore”.

“L’unico Osservatorio ufficiale – insistono i no coke – è, quindi, quello costituito nel 2010 con determinazione B1757/2010 della Regione Lazio, in cui dovevano essere presenti i comuni di Civitavecchia, Tarquinia, Allumiere, Tolfa, Santa Marinella, Cerveteri e Ladispoli. Tra questi però, hanno aderito formalmente solo Allumiere, Cerveteri e Ladispoli, che hanno partecipato con figure di spicco del Movimento, quali Mauro Mocci, Gianni Ghirga e, successivamente, Simona Ricotti. Purtroppo questo Osservatorio Ambientale della Regione Lazio è stato lasciato da sempre con fondi scarsissimi, assolutamente insufficienti a compiere le sue attività. Quindi la valutazione delle ricadute della centrale a carbone, sull’ambiente e sulla salute della popolazione attraverso l’analisi dei livelli complessivi degli inquinanti, è stata gravemente impedita, per la gioia degli inquinatori”.

«In questa fase storica, con l’Europa che accelera il processo di decarbonizzazione – aggiungono i no coke – si vorrebbe ancora disseminare il nostro territorio con nuove centrali, stavolta Turbogas: i nostri Comuni hanno l’obbli
go morale di liquidare definitivamente quel Consorzio per la gestione dell’Osservatorio. Abbiamo tristemente visto come quel Consorzio locale abbia funzionato principalmente come alibi per Enel, che per suo tramite ha “dimostrato” la sua condotta “ambientalmente corretta”. Mancano tre anni e mezzo allo spegnimento della velenosa centrale a carbone: riesumare adesso il carrozzone del Consorzio significa, per il Comune di Tarquinia e per gli altri che fanno parte del Consorzio, due cose: 1) essersi rassegnati (o addirittura, sperare) che la centrale di Tvn sia riconvertita a gas, anziché essere dismessa, e quindi continui a inquinarci per i prossimi trent’anni; 2) continuare a cercare l’elemosina del milione di euro all’anno, elargita da Enel perché il Consorzio finga di “osservare”; un’assurda macchina finalizzata unicamente a spendere quel milione all’anno, togliendo la gestione delle centraline all’Arpa per riportarla a casa. Non siamo stupiti da questa volontà: è la politica scorretta e predatoria a cui vorrebbero ci abituassimo, quella di chi non ha mai avuto il coraggio prima e la tenacia poi, di combattere veramente per la propria terra. In questi mesi abbiamo letto fiumi di parole, attacchi indegni, siparietti montati ad hoc per strappare qualche consenso, pretesti per perseguire i propri fini politici. La storia di Marzia, da poco ex assessore però, è nota tutti: la sua perseveranza nella difesa dell’ambiente e del suo territorio è tra le virtù su cui si basa la stima che si è guadagnata, tra i concittadini e non solo. La coerenza della sua condotta è un esempio di grande valore, anche per i giovani: non dobbiamo rinunciare alla speranza, testimonianze come la sua sono ossigeno, per una comunità che subisce imposizioni deleterie».

«La credibilità si conquista sul campo – concludono i no coke – non mollando mai, tenendo vigile l’attenzione, collaborando con chi mette a disposizione la propria esperienza e competenza, azioni che Marzia ha sempre compiuto, anche quando, come in questo caso, era difficile ed impopolare».

https://www.civonline.it/2021/04/06/i-nostri-comuni-hanno-lobbligo-morale-di-liquidare-definitivamente-quel-consorzio/

 

Inceneritore: Tarquinia risponde punto per punto alle controdeduzioni di A2A Ambiente Spa per ribadire il no al progetto di un mega-inceneritore.

In sintesi, rimangono senza risposta, gran parte delle osservazioni degli enti e del pubblico, a cui in maniera volutamente insufficiente e fuorviante, la A2A Ambiente Spa, ha tentato di replicare utilizzando l’esercito di propri tecnici a disposizione, ben dotati di tempo e di risorse, al contrario dei cittadini che dalla loro, hanno poco tempo e risorse ma certamente la ragione e che non saranno mai disposti a cedere.

Al momento il tentativo di confondere e scoraggiare i cittadini, è stato respinto al mittente.

 

 

 

 

 

 

 

IN – Osservazioni alle Controdeduzioni di A2A

https://regionelazio.app.box.com/v/VIA-051-2019/file/768182476468

Il tracciato verde è “insostenibile ambientalmente” e non permetteremo ad un commissario straordinario di imporre la distruzione della Valle del Mignone

 

La recente decisione del Governo di accelerare sulle nomine dei commissari governativi per le grandi opere ha generato nella comunicazione toni fin troppo trionfalistici e strumentali da parte di alcuni politici che si affrettano a rivendicarla come proprio successo, quando  rappresentano invece la prova della sconfitta della democrazia e della condivisione delle opere con i territori.

 

Infatti il ricorso ai Commissari straordinari per forzare la realizzazione di grandi opere rappresenta l’esatta antitesi ai “dibattiti pubblici” di cui molti eletti erano strenui sostenitori ma che hanno troppo in fretta e colpevolmente dimenticato tacitando con un colpo di codice le ultime difese dei territori dagli assalti degli asfaltatori…

 

Ebbene come soggetti attivi e presenti sin dalle prime battute all’iter approvativo del completamento del tratto della SS 675 Monteromano – Civitavecchia, in virtù delle circostanziate osservazioni e critiche sempre attentamente motivate contro il cosidetto “tracciato verde” che decreterebbe lo scempio della Valle del Mignone, facciamo importanti precisazioni che purtroppo mai compaiono negli entusiastici comunicati dei fiancheggiatori delle grandi opere – costino quel che costino…

 

Non risponde al vero che sia già stato nominato un Commissario a sovrintendere all’avvio dei lavori. Al momento esiste solo un atto del Governo, lo schema di DPCM contenente l’elenco delle opere infrastrutturali individuate e il relativo commissario straordinario, all’esame delle Commissioni parlamentari VIII (Ambiente) e IX (Trasporti), che si esprimeranno entro 20 giorni, e soltanto dopo la Presidenza del Consiglio dei Ministri provvederà ad approvare uno o più DPCM per l’attuazione dei provvedimenti.

 

Al di là del come e del chi sarà il commissario straordinario, rimane il fatto che il territorio e gli enti locali saranno bypassati dai superpoteri di un tecnico scelto per concludere l’opera.

 

Tutti quelli che plaudono la nomina e l’imminente arrivo dei commissari straordinari, e sono convinti sulla necessità di procedere d’imperio sulle criticità dei vari progetti delle grandi opere, rimaste al palo, fingono quindi di ignorare che sull’avvio dei lavori pende il fondamentale giudizio del TAR della Regione Lazio in accoglimento ai ricorsi presentati da Associazioni, Comitati e Cittadini contro la localizzazione del tracciato all’interno della Valle del Mignone.

 

Vale la pena quindi riassumere con precisione le tappe salienti di questa vicenda, compresi i motivi per cui l’opera è ferma.

 

L’iter di approvazione del cosiddetto “tracciato verde” ha subito sin dall’inizio una serie di storture e di forzature, di cui la possibile nomina di un Commissario straordinario sarebbe solo l’ultima in ordine di tempo.

Infatti la Commissione del Ministero dell’Ambiente ha già per ben due volte bocciato il tracciato verde (parere VIA n. 2289 del 20.1.2017 e  parere VIA n. 2453 del 07.07.2017)  definendo l’opera “immitigabile” ed “insostenibile” ribadendo come “non sia possibile elaborare eventuali prescrizioni e misure di mitigazione, in quanto gli impatti ambientali che si configurano dall’analisi della documentazione fornita dal proponente sono tali da non poter essere mitigati o compensati”.

 

Nonostante ciò la Presidenza del Consiglio dei Ministri delibera il provvedimento di compatibilità ambientale per il completamento della SS 675 nella valle del Mignone (tracciato verde), avvallando una scelta solo sulla carta economicamente sostenibile pur sapendo che è assolutamente insostenibile relativamente alla componente ambientale.

 

Le maggiori associazioni ambientaliste nazionali (WWF, LIPU, Italia Nostra, GRIG et al.), insieme a numerosi cittadini, hanno quindi impugnato al TAR del Lazio il provvedimento di compatibilità ambientale chiedendo l’annullamento previa sospensiva (ricorso n. 1155 del 2018). Con una prima ordinanza, del 01.3.2018, il Tribunale amministrativo fissava l’udienza al 19 dicembre 2018 “considerato che, nel bilanciamento con l’interesse pubblico, le esigenze della parte ricorrente siano apprezzabili favorevolmente e tutelabili adeguatamente con la sollecita definizione del giudizio nel merito”.

Con una seconda ordinanza, del 24.1.2019, il TAR sospendeva il giudizio e chiedeva alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea di pronunciarsi in merito al ricorso, rivolgendo all’organo comunitario sovrannazionale 7 quesiti. I giudici amministrativi volevano infatti sapere dalla Corte Europea se sia conforme alla normativa comunitaria la modalità di svolgimento e conclusione del procedimento e dei relativi provvedimenti adottati. Nell’ordinanza il TAR conferma “il bene ambientale come primario”, ma anche che “dubita della conformazione alla normativa eurounitaria della modalità di svolgimento e conclusione del procedimento e dei relativi provvedimenti adottati”. Il 16 luglio 2020 La Corte di Giustizia ha pubblicato la sentenza (C-411/19) che contiene le risposte ai quesiti del TAR del Lazio e che è stata trasmessa al tribunale amministrativo il 27 luglio.

 

La sentenza della Corte è stata letta da più parti come una “bocciatura” del tracciato verde. Pertanto in attesa della sentenza definitiva del TAR (che ha fissato l’udienza per il 26.5.2021), che dovrà giudicare muovendosi nel quadro delineato dalla Corte di Giustizia Europea, la cautela deve essere d’obbligo.

 

La stessa cautela dovrebbero averla sia i politici che gli organi amministrativi nel valutare con attenzione se proseguire su una strada tracciata nel solco dell’accanimento su un tracciato “sbagliato” ab origine, che potrebbe rivelarsi un vicolo cieco o, peggio, un danno certo all’ambiente, ai cittadini tutti e allo Stato stesso, le cui risorse dovrebbero essere spese nel perseguire e nel difendere il bene comune (ambiente incluso).

 

Restiamo quindi vigili fino alla fine a difesa del territorio continuando a sostenere che le opere faraoniche spesso fanno più bene a certa politica che ai cittadini e che impegni di spesa di questa entità andrebbero rivolti, anche, alla messa in sicurezza della viabilità già esistente ormai degradata da anni di trascuratezza ed al ripristino della sicurezza idrogeologica del territorio che ormai da troppo tempo è stato dimenticato ed abbandonato.

Ci riferiamo alle strade statali, provinciali, e rurali, che lontane dall’essere in sicurezza, mettono in pericolo, ogni giorno chi le percorre ma che non sono mai attenzionate dalla politica, non rivestendo il goloso interesse dei grandi appalti.

 

Un’ultima amara annotazione sulla notizia di indagati nell’elenco dei Commissari proposti dal Governo, sentirsi rassicurati da queste decisioni è sempre più difficile.

 

Per ITALIA NOSTRA SEZIONE ETRURIA Marzia Marzoli – Presidente

Per il COMITATO 100% FARNESIANA 100% Marco Tosoni – Portavoce

Per il COMITATO PER IL DIRITTO ALLA MOBILITÀ DI TARQUINIA Virginia Borgi, Nicola Buonaiuto – Portavoce

Per il COMITATO PER LA DIFESA DELLA VALLE DEL MIGNONE Bianca Stefancu – Portavoce

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