50% carbone e 100% inquinamento!

Sono stati presentati i risultati aziendali 2012 e il piano industriale 2013-2017 di ENEL: Greenpeace critica aspramente i dati che emergono riguardo alla produzione elettrica in Italia della multinazionale guidata da Fulvio Conti. La produzione di elettricità da carbone di ENEL passa da 32,4 TWh nel 2011 a 36 TWh nel 2012. Si ha quindi un notevole aumento della quota di energia proveniente da questa fonte, nonostante la produzione totale in Italia cali da 79 TWh a 74,5 TWh. In altre parole, se nel 2011 ENEL produceva col carbone il 41% della sua elettricità in Italia (e l’anno prima ne produceva il 34%), oggi l’azienda è arrivata a generare, con la fonte più inquinante e dannosa per il clima e la salute, il 48,4%. Un incremento relativo, in due anni, di quasi il 50 per cento.(Grenpeace)

Strategia Energetica Nazionale

“DOPO CONSULTAZIONE NON E’ CAMBIATA LA SOSTANZA. COSI’ IRRAGGIUNGIBILI OBIETTIVI AMBIENTALI. CARBONE  IGNORATO, INVECE IN AUMENTO”

Si toglie il sostegno pubblico alle rinnovabili per darlo alla costruzione dei rigassificatori e si riconferma anche l’avvio delle trivellazioni per petrolio e gas a mare e a terra

“La Strategia Energetica Nazionale (SEN) approvata oggi sarebbe un atto inutile, se si prendessero per buone le dichiarazioni dei ministri firmatari, che affermano che il prossimo Governo ha facoltà di modificarla. La realtà è che un governo dimissionario, e in carica solo per l’ordinaria amministrazione, si è arrogato il diritto di completare un atto strategico, travalicando le proprie competenze e senza coinvolgere il Parlamento (ormai sciolto) né nessuno degli interlocutori per dare trasparenza sulle modalità di recepimento degli esiti della consultazione”, affermano in una nota congiunta Greenpeace, Legambiente e WWF.

Secondo gli ambientalisti, stando a un primo esame, la Strategia Energetica Nazionale varata oggi con un decreto interministeriale non è sostanzialmente modificata rispetto al documento originario, ma rende palese un vero e proprio abominio: quello di togliere il sostegno pubblico (dei consumatori) alle rinnovabili per darlo alla costruzione dei rigassificatori. Pur avendo apparentemente accolto elementi suggeriti da molti nelle consultazioni (riferimenti all’obiettivo di decarbonizzazione al 2050), li pone a mo’ di corollario e non in un vero e proprio percorso a tappe, rendendoli del tutto ininfluenti.

“Nel documento si paventa la volontà di togliere dalla bolletta ulteriori forme di sostegno alla crescita delle rinnovabili, mentre invece si vorrebbe porre a carico dei consumatori le spese per i rigassificatori e per il cosiddetto hub europeo del gas, un hub che l’Europa non ha mai detto di volere e certo non giustificato dalla domanda interna (in decrescita). Questi sussidi si andrebbero ad aggiungere alle centinaia di milioni che vengono reperite in bolletta e distribuite ogni anno alle cosiddette “fonti energetiche assimilate” CIP 6, alle centrali a olio combustibile dell’Enel, per la dismissione ormai trentennale del nucleare ecc. Insomma, un’ulteriore regalia alle lobby fossili. Per di più  si mantiene stabile la quota di carbone (oggi in aumento) invece di essere conseguenti rispetto agli obiettivi ambientali proclamati e dichiarare la volontà di dismissione delle centrali, a cominciare da quelle più inquinanti”.

“Inoltre la strategia riconferma la volontà di dare l’avvio alle trivellazioni per petrolio e gas in tutta la penisola e in mare, pur sottolineando che non si sostiene lo shale gas. Ma la realtà è che le accortezze ambientali non valgono per concessioni già date, che sono un’infinità, quindi il danno potenziale per un Paese come l’Italia, che fonda la sua ricchezza sul turismo, sarebbe un danno incalcolabile”.

Il problema rimane quello di non aver operato una vera scelta a favore di un modello basato su rinnovabili ed efficienza, e quindi di non individuare una vera e propria strategia di transizione, come sta invece avvenendo in Germania. Per questo la Strategia finisce per essere solo un modo per sostenere i soliti noti e non intaccare, anzi favorire gli interessi delle grandi lobby dei combustibili fossili”.

Greenpeace – Legambiente – WWF