Brindisi, polveri del carbone. Enel Immagini choc al processo


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BRINDISI – Foglie di vite ricoperte da polvere nera, ma anche grappoli d’uva, altri prodotti della terra e perfino le mani degli agricoltori sporche, stando alle indagini, proprio di carbone: sono le immagini “choc” proiettate oggi in aula, al tribunale di Brindisi, dove è in corso una delle udienze del processo – cominciato il 12 dicembre del 2012 – a carico di 15 persone, 13 dirigenti e tecnici Enel e due imprenditori locali, per la dispersione di polveri di carbone dal nastro trasportatore della centrale Enel di Cerano e dal carbonile scoperto.

Le polveri avrebbero ricoperto le coltivazioni con conseguente danno agli imprenditori agricoli e all’economia locale. L’accusa è di danneggiamento e getto pericoloso di cose. I fotogrammi, estrapolati dalle video riprese eseguite dagli investigatori, su delega del pm Giuseppe De Nozza, documentano – secondo l’accusa – che le polveri di carbone nel corso del loro trasporto per 13 chilometri da Costa Morena fino all’impianto per la produzione di energia elettrica, finivano sui terreni coltivati circostanti i cui proprietari hanno presentato esposto oltre che, in alcuni casi, dato avvio a contenziosi civili per il risarcimento dei danni. A illustrare le foto l’ispettore della Digos di Brindisi, Alessandro Cucurachi che, rispondendo alle domande dell’accusa si è soffermato sulle presunte criticità del sistema di trasporto del minerale e quindi del contestato “insudiciamento” di strade, torri e campi agricoli.

Azienda. Hanno presentato oggi documentazione che attesterebbe che nel periodo in cui vi sarebbe stata – secondo le risultanze investigative – dispersione di polveri minerali dalla centrale termoelettrica di Cerano non vi fu in zona alcun calo nel turismo, anzi vi fu aumento di presenze e del traffico aeroportuale, gli avvocati dei 13 dirigenti Enel imputati insieme a 2 imprenditori locali nel processo per getto pericoloso di cose e danneggiamento che si sta celebrando a Brindisi. Il giudice monocratico Francesco Cacucci, nell’udienza odierna, ha assentito all’acquisizione degli studi di Provincia e Camera di Commercio di Brindisi e da articoli di giornale. Non si è però concluso l’esame da parte del pm Giuseppe De Nozza, che sostiene l’accusa nel processo, dell’ispettore della Digos Alessandro Cucurachi. Lo stesso investigatore che ha coordinato le indagini sugli esposti presentati dagli agricoltori proprietari di terreni nei pressi del nastro trasportatore della centrale sarà contro-esaminato dai legali degli imputati Enel il 2 dicembre prossimo, quando la parola passerà alla difesa. Prima, il 18 novembre, vi sara’ ancora un’udienza dedicata all’approfondimento delle tesi accusatorie. Stando a quanto emerso in aula, i legali dei dirigenti e tecnici Enel intenderanno dimostrare che non vi sia certezza alcuna, nelle perizie, che la polvere nerastra diffusasi sui prodotti agricoli, per le strade e sulle foglie di vite, così come documentato dalle immagini mostrate stamani e contenute nel fascicolo del pm, sia in realtà polvere di carbone riconducibile alla produzione Enel.

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