Biogas a Tarquinia: Il nostro no al sistema anaerobico di smaltimento dei rifiuti

Il Biogas a Tarquinia:Non è la soluzione al problema dei rifiuti ma soltanto un sistema drogato dagli incentivi statali per insediare su terreni agricoli costruzioni che modificano l’ambiente e la salute pubblica.

http://www.tusciatimes.eu/tt2/notizie-dai-comuni/16309-anche-per-il-bene-di-tarquinia-contro-l-impianto-biogas-in-zona-olivastro.html

 Dipende solo dagli incentivi statali, questa frenesia creata sul biogas, infatti basta leggere il decreto del 6 luglio 2012 del Ministero dello Sviluppo Economico, che attua il decreto legislativo n°28 del 3 marzo 2011.

Il biogas gode ancora di forti incentivi statali: sono semplicemente cambiati i parametri e le tipologie di impianti incentivati. 

Come scrivono alcune aziende che si fanno pubblicità sul web “Questo è il momento migliore per quanti, decidono di investire in impianti biogas di piccola taglia per la propria azienda agricola”.

Infatti in base a tale decreto gli impianti che oggi beneficiano delle maggiori agevolazioni sono i piccoli impianti biogas da 100 a 300 kW , in particolare se alimentati con reflui zootecnici. 

Altri impianti ben incentivati sono gli impianti biogas da 300 kW che esprimono il massimo rapporto potenza/incentivo. Infine gli impianti da 600 kW, la massima potenza incentivata ancora con una tariffa base di un certo rilievo. Le potenze superiori invece hanno ricevuto sostanziosi incentivi in passato, ora ridotti, pur permanendo un certo vantaggio nel poterne usufruire.

La tariffa incentivante base per gli impianti da 100 kW alimentati con sottoprodotti di origine biologica non provenienti da raccolta differenziata è di 236 euro per MegaWatt all’ora.

E’ previsto un premio per la Cogenerazione ad Alto Rendimento (CAR) pari a 10 euro per MegaWatt all’ora. E un premio per la gestione dell’azoto da 10 a 30 euro per MegaWatt all’ora.

Ecco svelato il motivo di tanto interesse, ma soprattutto il motivo per cui tanti comitati nascono per combattere, la voglia sfrenata di fare business senza tener conto di cosa si và a produrre.

Come per l’energia sporca prodotta dal carbone e dalle altre fonti fossili, che bruciano per poi  rilasciare nell’aria inquinanti pericolosi, così fa il Biogas, con il digestato che rilascia l’inquinamento sul terreno.

La legge di conversione è datata 7 agosto 2012 (n. 134 del decreto legge 22 giugno 2012 n.83, al comma 2-bis dell’articolo 532). Ecco cosa contempla:

Ai sensi dell’articolo 184-bis del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, è considerato sottoprodotto il digestato ottenuto in impianti aziendali o interaziendali dalla digestione anaerobica, eventualmente associata anche ad altri trattamenti di tipo fisico-meccanico, di effluenti di allevamento o residui di origine vegetale o residui delle trasformazioni o delle valorizzazioni delle produzioni vegetali effettuate dall’agro-industria, conferiti come sottoprodotti, anche se miscelati fra loro, e utilizzato ai fini agronomici. Con decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, di concerto con il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, sono definite le caratteristiche e le modalità di impiego del digestato equiparabile, per quanto attiene agli effetti fertilizzanti e all’efficienza di uso, ai concimi di origine chimica, nonché le modalità di classificazione delle operazioni di disidratazione, sedimentazione, chiarificazione, centrifugazione ed essiccatura.

Digestato è una delle tante parolacce del secolo che nulla a che vedere, invece con il compost, il prodotto finale del processo di trasformazione biologica delle sostanze organiche che dà vita a un fertilizzante naturale molto simile all’humus, utilizzabile per concimare i terreni , come una vera botta di vitamine.

I motivi di tante resistenze all’uso del Biogas vengono dalle prove scientifiche, dalle analisi del terreno intorno alle centrali a Biomasse, e per il digestato, che contiene sostanze che per tipologia che per quantità destano il massimo dell’allarme.

Il più pericoloso è il botulino presente nel digestato delle centrali a biogas.

E’ stato infatti riscontrato che il ciclo di digestione di queste centrali non neutralizza completamente la carica batterica del materiale organico che vi entra. Ciò significa che alla fine del ciclo di digestione, il batterio è ancora presente nel digestato che viene rilasciato nel terreno e quindi disperso sul territorio.

Il botulismo è una malattia mortale legata ad un batterio chiamato Clostridium botulinum, prodotta dal Clostridium botulinum, che provoca una paralisi flaccida dei muscoli, in conseguenza alla mancanza di trasmissione nervosa.

 In Germania a più riprese il biogas è stato indicato come la causa di infezioni botuliniche mortali nel bestiame domestico, negli ungulati selvatici ma anche nell’uomo. Il Prof. Boehnel dell’Università di Gottinga ha sollevato a più riprese l’esigenza di un approccio cautelativo. Anche se non è stato ancora possibile dimostrare un rapporto diretto tra biogas e infezioni botuliniche lo scienziato tedesco ha mostrato la presenza di Clostridium botulinum (che può produrre le tossine botuliniche) e di altri patogeni nei digestati in quantità pericolose sostenendo che mentre le condizioni (temperature, pH, ecc.) della massa del digestore possono essere note e controllate nulla si sa di quanto accade nel “cappellaccio” al d sopra della massa e sul fondo Botulino-Boehnel-Biogas.

Altra grave criticità del rischio dell’uso dei fanghi di depurazione per la produzione di biogas, è che poi le analisi rilevano la Shigella sp. (che resiste alla grande alla digestione anaerobica), l’ Escherichia coli e la Salmonella sp., in quantità enormi, visto che resistono alle temperature del digestore.

La verità delle tante richieste di impianti a Biogas è che assorbono incentivi statali intascati dagli affaristi della green economy per insediare su terreni agricoli costruzioni che modificano irreversibilmente l’ambiente e la salute pubblica.

Purtroppo negli ultimi anni, in Italia sono nati tanti impianti per la produzione di energia da biogas agricolo, hanno iniziato a diffondersi in modo consistente a partire dalle politiche di incentivazione, giustificate secondo tre bugie. La prima: produrre energia da biogas è necessario per ridurre le emissioni di anidride carbonica in atmosfera;

La seconda: il processo che porta alla produzione di energia è neutro dal punto di vista delle emissioni climalteranti perché le biomasse rilasciano in atmosfera l’anidride carbonica assorbita durante il ciclo di vita, con un bilancio perciò uguale a zero, produrre energia da biogas è necessario per sostituire le fonti fossili con fonti rinnovabili prodotte sui nostri territori, riducendo la dipendenza del nostro paese dall’estero. La terza: produrre energia da biogas vuol dire incrementare la multifunzionalità delle aziende agricole, consentendo loro di fare profitti ed investire nell’ammodernamento ecologico dei sistemi produttivi.

 

Il Biogas è soltanto una parola messa lì per rassicurare perché Bio è vita, ma dopo aver letto ogni storia di una centrale a Biogas, non ci sono dubbi che la volontà di fare business, da parte degli imprenditori, supera il buon senso, che invece in questi casi dovrebbe esserci, visto che si parla di processi chimici che poi riguardano anche la filiera alimentare.

I medici raccomandano sempre di verificare ogni eventualità di pericolo per la salute dell’uomo e dell’ambiente, richiamando sempre il principio di precauzione per prevenire danni causati in questo caso, dall’utilizzo di un processo industriale e per la produzione di energia.

Ma il principio di precauzione, o principio precauzionale, riguarda però le decisioni politiche ed economiche, di un territorio, dei Sindaco che si trovano di fronte alla richiesta di imprenditori per la realizzazione di tali impianti.

Come dicono illustri oncologi, la politica ambientale e di difesa del diritto alla salute, viene decisa dal Ministero delle attività produttive, nel caso di un governo Nazionale, dal Sindaco nel caso di un comune.

Per l’iter autorizzativo di un impianto a Biogas la discrezionalità di un Sindaco è fondamentale perché ha la piena facoltà di rimuovere o no i limiti posti dall’ordinamento, decide con un si o con un no la politica economica di un paese, anche contro il volere della popolazione.

Il comune di Tarquinia, stretto tra due centrali enormi e pericolose di produzione di energia elettrica da fonte fossile come l’olio combustibile nel caso di Montalto di Castro e come il carbone per la centrale di TVN di Civitavecchia dovrebbe metterci un nano secondo per dire la sua contrarietà, considerando poi che tali impianti non dovrebero stare in aree agricole e con le abitazioni a pochi metri di distanza.

Ci auguriamo che stavolta si faccia tesoro di tanti errori già fatti in passato, prendendo con decisione la strada precauzionale che tenga conto di tutte le criticità a cui il nostro territorio è suo malgrado già esposto.

Per approfondimenti sul tema: http://sgonfiailbiogas.blogspot.it/

https://sites.google.com/site/coordinamentoterrenostre/