Diciamo ancora no al deposito nazionale di rifiuti radioattivi

Informarsi è il primo passo per salvaguardare ciò che abbiamo di più prezioso.

L’iter per localizzare il Deposito Nazionale di rifiuti radioattivi è ancora in corso ela Tuscia continua ad essere una zona altamente a rischio.

Per sapere a che punto siamo scarica la nostra brochure.

Cos’è il Deposito Nazionale?

Il Deposito Nazionale e Parco Tecnologico sarà costruito all’interno di un’area di circa 150 ettari, di cui 110 dedicati al Deposito e 40 al Parco Tecnologico.

Fonte: www.depositonazionale.it

Nel Deposito Nazionale saranno conferiti circa95.000 m3 di rifiuti radioattivi. Di questi, circa:

  • 78.000 m3 sono rifiuti radioattivi di molto bassa e bassa attività destinati allo smaltimento di cui:
  • 33.000 m3di rifiuti sono già stati prodotti;
  • 45.000 m3 verranno prodotti in futuro;
  • 17.000 m3 sono rifiuti a media e a alta attività che verranno stoccati temporaneamente in vista del loro smaltimento in un deposito geologico;
  • 400 m3, costituiti dal combustibile non riprocessabile e dai residui vetrosi del riprocessamento all’estero del combustibile irraggiato (rifiuti ad alta attività).
Fonte: www.depositonazionale.it

All’interno dei 110 ettari del Deposito Nazionale, in un’area di circa:

  • 10 ettari sarà collocato il settore di smaltimento per i rifiuti radioattivi a molto bassa e bassa attività e in un’area di circa;
  • 10 ettari saranno collocati i quattro edifici di stoccaggio per i rifiuti radioattivi a media e alta attività;
  • 90 ettari saranno collocati le aree di rispetto, agli impianti per la produzione delle celle e dei moduli, all’impianto per il confezionamento dei moduli, agli edifici per il Controllo Qualità, Analisi radiochimiche, e per i servizi a supporto delle attività.

Le barriere ingegneristiche del Deposito Nazionale e le caratteristiche del sito dove sarà realizzato garantiranno l’isolamento dei rifiuti radioattivi dall’ambiente per oltre 300 anni, fino al loro decadimento a livelli tali da risultare trascurabili per la salute dell’uomo e l’ambiente.

Il Deposito Nazionale ospiterà esclusivamente i rifiuti radioattivi prodotti nel nostro Paese, sulla base del principio, affermato dalle norme vigenti, che ogni Paese ha la responsabilità di gestire i propri rifiuti radioattivi. Tale principio, stabilito dalla IAEA, l’International Atomic Energy Agency dell’ONU, è confermato dalla Direttiva Euratom 2011/70, adottata dall’Italia con il decreto legislativo n. 45 del 2014.

Quanto costa e come sarà finanziato?

Di 900 milioni di euro è l’ammontare complessivo dell’investimento per la realizzazione del Deposito Nazionale e Parco Tecnologico, che sarà finanziato dalla componente tariffaria A2RIM (ex componente A2) della bolletta elettrica, che già oggi copre i costi dello smantellamento degli impianti nucleari.

La parte di investimento relativa ai rifiuti medicali, industriali e di ricerca sarà anticipata e poi restituita all’Autorità per l’Energia Elettrica, il Gas e il Sistema Idrico (AEEGSI) attraverso i ricavi generati dall’esercizio del Deposito Nazionale e Parco Tecnologico. Con la Legge di Bilancio 2018 l’AEEGSI è stata sostituita dalla nuova Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA).

Il costo dei rifiuti derivanti dalla produzione di energia elettrica sarà direttamente sostenuto dall’utente elettrico, come avviene per lo smantellamento delle installazioni nucleari.

Mentre per la gestione degli altri rifiuti il finanziamento avverrà attraverso una tariffa di conferimento, che i produttori privati corrisponderanno all’esercente del deposito per lo smaltimento dei loro rifiuti.
Per quanto riguarda il Parco Tecnologico, è prevista la ricerca di altre fonti di finanziamento, pubbliche e private, per l’attivazione di progetti di ricerca da realizzare in accordo con il territorio ospitante.

Le fasi della localizzazione

Il 6 Gennaio 2021 è stata pubblicata la proposta di CNAPI, Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee a ospitare il Deposito Nazionale e Parco Tecnologico.

Nei 180 giorni successivi alla pubblicazione della CNAPI, le Regioni, gli enti locali e i soggetti portatori di interessi qualificati, hanno potuto formulare e trasmettere a Sogin osservazioni e proposte tecniche in forma scritta e non anonima, terminata il 5 luglio 2021.

All’interno della fase di consultazione pubblica, come previsto dalla norma, si è svolto il Seminario Nazionale, la cui promozione è stata avviata il 3 agosto 2021.

Il15 dicembre 2021il Seminario Nazionale è terminato con la pubblicazione degli Atti conclusivi. Con tale pubblicazione, si è aperta la successiva fase di 30 giorni, durante la quale i soggetti portatori di interessi qualificati hanno potuto inviare a Sogin e al Ministero dell’Ambiente ulteriori osservazioni.

A tutte le osservazioni presentate dai comuni interessati, non è stata data alcuna risposta.
Solo nel Lazio erano 35 osservazioni, di cui 14 di enti locali, ed il restante di associazioni/comitati/ordini, privati cittadini.

Il15 marzo 2022Sogin ha inviato al MASE la proposta di CNAI, la Carta Nazionale delle Aree Idonee, al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE).

Il13 dicembre 2023il MASE, Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, ha pubblicato sul proprio sito l’elenco delle 51 aree presenti nella proposta di Carta Nazionale delle Aree Idonee (CNAI).

www.depositonazionale.it

CNAPI: I Numeri della Localizzazione

67 Aree potenzialmente idonee, 7 Regioni interessate, 69 Comuni coinvolti.

Le aree che nella CNAPI hanno una classificazione “Molto Buona” (CLASSE A1) sono 12, localizzate rispettivamente: 7 in Piemonte –nelle seguenti province TO ad AL, 5 nel Lazio – VT.

Fonte: www.depositonazionale.it

CNAI: Che cosa è cambiato

Siamo passati dalle iniziali 67 aree potenzialmente idoneealle attuali 51, su 6 regioni: Basilicata, Puglia, Lazio, Piemonte, Sardegna e Sicilia.

In Piemonte 5 siti: Bosco Marengo, Novi Ligure, Alessandria, Oviglio, Quargnento, Castelnuovo Bormida, Sezzadio, Fubine Monferrato.

Il Lazio ha il maggior numero di siti idonei, 21, tutti nel Viterbese: nei comuni di Montalto di Castro, Canino, Cellere, Ischia di Castro, Soriano nel Cimino, Vasanello, Vignanello, Corchiano, Gallese, Tarquinia, Tuscania, Arlena di Castro, Piansano, Tessennano.

In Sardegna 8 siti concentrati fra la provincia di Oristano e quella di Sud Sardegna, a Albagiara, Assolo, Usellus, Mandas, Siurgius Donigala, Segariu, Villamar, Setzu, Tuili, Turri, Ussaramanna, Nurri, Ortacesus, Guasila.

Fra Puglia e Basilicata 15 siti: fra la provincia di Matera (Montalbano Jonico, Matera, Bernalda, Montescaglioso, Irsina) e i comuni di Altamura, Laterza e Gravina, con una appendice nel Potentino, a Genzano di Lucania.

In Sicilia si trova la quinta e ultima zona, nel Trapanese, con 2 aree idonee a Calatafimi, Segesta e Trapani.

Un nuovo iter

Dall’iter del Decreto Legislativo 15 Febbraio 2010, n. 31 completato con la pubblicazione delle CNAI, si passa al nuovo iter, del Decreto-Legge n. 181 del 9 Dicembre 2023.

Si rivela l’esigenza di giungere, in tempi rapidi, alla localizzazione e alla successiva messa in esercizio del Deposito nazionale, così da accelerare le attività di smantellamento delle installazioni nucleari e provvedere allo stoccaggio dei rifiuti nucleari trattati, derivanti dal riprocessamento all’estero del combustibile irraggiato, che, sulla base degli accordi sottoscritti, l’Italia è impegnata a ricevere entro termini dati ormai scaduti o in scadenza.

Che cosa è cambiato?

Vengono modificati alcuni commi del Decreto Legislativo 15 Febbraio 2010, n. 31, tra cui i più importanti:

  • Art. 25, comma 2, per cui «il parco tecnologico è dotato di strutture comuni per» … «, lo stoccaggio e lo smaltimento,» dei rifiuti radioattivi  e non più solo «lo stoccaggio»;

Avevamo ragione, non era un deposito temporaneo!

  • Art. 27, dopo il comma 5 viene inserita la possibilità di auto-candidatura da parte di enti non presenti nella CNAI e viene introdotta una proposta di Carta Nazionale Delle Aree Autocandidate (CNAA) da parte di Sogin S.p.A.

L’auto-candidatura e la CNAA

Secondo le modifiche del Decreto-Legge n. 181 del 9 Dicembre 2023, gli enti territoriali le cui aree non sono presenti nella proposta di CNAI, nonché il Ministero della difesa per le strutture militari interessate, entro trenta giorni dalla pubblicazione della CNAI, possono presentare la propria auto-candidatura a ospitare sul proprio territorio il Parco Tecnologico.

A tal proposito gli enti auto-candidati dovranno richiedere al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e alla Sogin S.p.A. di avviare una rivalutazione dei territori di propria competenza, al fine di verificarne l’eventuale idoneità.

Possono altresì presentare la propria auto-candidatura gli enti territoriali le cui aree sono presenti nella proposta di CNAI.

Qualora le autocandidature dovessero essere ritenute idonee, verrà predisposta ed approvata la Carta nazionale delle aree autocandidate (CNAA), ai fini della localizzazione del sito unico che ospiterà il Deposito nazionale. Lo precisa l’Ufficio stampa del Mase.

La candidatura di Trino Vercellese

Alla scadenza per presentare l’auto-candidatura a ospitare il deposito dei rifiuti nucleari, solo il comune di Trino Vercellese si è fatto avanti, già nella rete dei siti nucleari nazionali per via della centrale atomica che sorge sulle rive del Po. Con l’alzata di mano della giunta guidata dal sindaco Daniele Pane, in quota Fratelli d’Italia, la conformazione geografica di Trino Vercellese, finora escluso dalle liste dei siti idonei a ospitare il deposito dei rifiuti nucleari, dovrà essere revisionata per capire se la località può rientrare in corsa.

Del resto dei 51 siti ritenuti idonei da Sogin, nessuno si è reso disponibile a ospitare l’impianto.

Come si arriva alla CNAA

Adesso Sogin ha trenta giorni per consegnare un parere sulla candidatura di Trino Vercellese all’Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione (Isin), che, entro un mese, dovrà rispondere al MASE e a Sogin.

A quel punto Sogin avrà altri 30 giorni dal recepimento del parere di ISIN per predisporre la proposta di Carta Nazionale delle Aree Autocandidate (CNAA), con il relativo ordine di idoneità dei volontari. In questo caso, solo uno.

La CNAA viene quindi inviata al MASE che, nei successivi 30 giorni, avvia, con il supporto tecnico di Sogin, la procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) sulla proposta di CNAA, o in caso di mancata presentazione di auto-candidature a ospitare il DNPT, sulla proposta di CNAI. Terminate le Vas, Sogin ha altri 30 giorni per stilare la classifica finale delle aree, in ordine di priorità, che spedisce al Mase, che lo inoltra all’Isin, che ha altri 30 giorni per dare un parere.

Infine, con un proprio decreto, il MASE di concerto con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, approva la CNAA o la CNAI con relativo ordine di idoneità, che vengono pubblicati sui siti internet dei due Ministeri, di ISIN e di Sogin.

L’adozione del decreto di approvazione della CNAA o della CNAI, da parte dei Ministri competenti, avverrà al massimo entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore del Decreto-Legge.

In questa eventualità, le successive fasi procedurali risulteranno notevolmente semplificate, in quanto si passerà direttamente al raggiungimento dell’intesa con le regioni nel cui territorio sono situate le aree autocandidate, o con il Ministero della difesa in relazione alle strutture militari, e alle indagini tecniche su tali aree.

Ospitare un Deposito Nazionale di scorie radioattive conviene?

Il Decreto Legislativo 15 febbraio 2010, n. 31 prevedeva già, per il territorio che ospiterà il Deposito Nazionale e Parco Tecnologico, l’assegnazione di un contributo di natura economica, secondo modalità che gli Enti Locali interessati regoleranno attraverso la stipula di una specifica convenzione con Sogin.

Il contributo sarà formalizzato con un decreto del Ministro dello Sviluppo Economico, di concerto con il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e con il Ministro dell’Economia e delle Finanze.

Cosa dice l’art.30 del Decreto Legislativo 15 febbraio 2010, n. 31?

Al fine di massimizzare gli impatti positivi in termini socio-economici, occupazionali e culturali derivanti dalla creazione del Parco Tecnologico, viene riconosciuto al territorio circostante il sito del Parco un contributo economico.

Questo contributo si articola in due parti, riferite a: 

  1. I rifiuti radioattivi provenienti dalle attività derivate dall’esercizio del Deposito Nazionale;
  2. I rifiuti radioattivi provenienti da attività che erano già concluse al momento dell’entrata in vigore del Decreto Legislativo 15 febbraio 2010, n. 31

In particolare,

per quanto riguarda i rifiuti radioattivi derivanti dall’esercizio del Deposito nazionale, viene stabilito che il contributo finanziario relativo a tali rifiuti è responsabilità della Sogin S.p.A. (Società Gestione Impianti Nucleari), e i criteri per determinare questo contributo devono essere definiti mediante un decreto del Ministro dello Sviluppo Economico, in collaborazione con il Ministro dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare e con il Ministro dell’Economia e Finanze.

Il decreto dovrebbe considerare sia il volume complessivo dei rifiuti radioattivi che il loro contenuto di radioattività.

Nello specifico, secondo l’articolo 23, comma 4, del decreto legislativo, i benefici economici derivanti da questo contributo saranno distribuiti territorialmente nel seguente modo:

  • 10% alla Provincia o alle Province dove è situato l’impianto
  • 55% al comune o ai comuni dove è situato l’impianto
  • 35% ai comuni limitrofi, definiti come quelli il cui territorio ricade interamente o in parte entro 20 km dal perimetro dell’impianto di produzione di energia elettrica, o entro 10 km nel caso di impianto per la produzione di combustibile nucleare.

Il contributo spettante ai comuni limitrofi sarà calcolato in proporzione alla loro superficie e alla popolazione residente entro le distanze indicate, considerando anche criteri di perequazione territoriale.

Per quanto riguarda i rifiuti radioattivi provenienti da attività che erano già concluse al momento dell’entrata in vigore del Decreto Legislativo 15 febbraio 2010, n. 31, si applicano le regole stabilite in leggi precedenti, anziché quelle contenute nel suddetto decreto.

Secondo la legge 27 febbraio 2009, n. 13, l’ammontare complessivo annuo del contributo per i rifiuti provenienti da attività già concluse è determinato attraverso l’istituzione di aliquote della tariffa elettrica, con l’obiettivo di ottenere un gettito complessivo pari a 0,015 centesimi di euro per ogni kilowattora prelevato dalle reti pubbliche con obbligo di connessione di terzi.

Successivamente, il contributo è assegnato annualmente con una deliberazione del Comitato interministeriale per la programmazione economica, basandosi sulle stime dell’inventario radiometrico dei siti.

Queste stime vengono determinate annualmente con un decreto del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, su proposta dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA).

La ripartizione del contributo per ciascun territorio avviene nel modo seguente:

  • 50% a favore del comune nel cui territorio è ubicato il sito
  • 25% a favore della relativa provincia
  • 25% a favore dei comuni confinanti con quello nel cui territorio è ubicato il sito, calcolato in proporzione alla superficie e alla popolazione residente nel raggio di dieci chilometri dall’impianto.

Gli enti locali che ricevono i contributi sopra menzionati hanno l’obbligo di reinvestire una percentuale di tali contributi a favore delle persone residenti e delle imprese operanti nel territorio circostante il sito del Parco Tecnologico, entro un raggio di 20 chilometri. Questo reinvestimento avviene attraverso una riduzione corrispondente del tributo comunale sui rifiuti o attraverso misure simili, il tutto secondo criteri e modalità trasparenti e predefinite. 

Cosa dice l’art. 11 del Decreto-Legge n. 181 del 9 Dicembre 2023?

Con il Decreto-Legge 9 dicembre 2023, n. 181, che sarà convertito e (forse modificato) in legge entro 60 giorni, vengono apportate alcune modifiche al Decreto Legislativo 15 febbraio 2010, n. 31.

In particolare, i commi 1) e 2) all’Art. 11 apportano modifiche all’Art. 26 del decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31:

  1. Introducono la possibilità di premiare le comunità territoriali ospitanti il Parco Tecnologico attraverso un programma elaborato dalla Sogin S.p.A. 
  2. Autorizzano una spesa annua a tale scopo, indicando le fonti di finanziamento specifiche per coprire questi costi.

1. Programma di interventi soggetti a misure premiali (Aggiunta di una nuova disposizione (e-ter) dopo la lettera e-bis))

La Sogin S.p.A., entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della disposizione, dovrà elaborare un programma di interventi soggetti a misure premiali a favore delle comunità territoriali che ospitano il Parco Tecnologico.

Il programma deve essere poi trasmesso al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, che a sua volta ha trenta giorni per approvarlo.

2. Autorizzazione di spesa e modalità di finanziamento (nuovo Comma 1-bis)

Viene autorizzata la spesa di 1 milione di euro all’anno a partire dal 2024, destinata al riconoscimento di misure premiali basate sul programma. Per coprire questi oneri si prevede un finanziamento.

Per il 2024, l’importo sarà coperto riducendo i soldi previsti nel bilancio triennale 2023-2025, che sono destinati a spese correnti speciali. Per farlo, verranno utilizzati i soldi messi da parte per il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.

A partire dal 2025, la copertura finanziaria sarà realizzata riducendo il Fondo previsto dall’articolo 1, comma 200, della legge 23 dicembre 2014, n. 190.

Considerazioni finali

Anche leggendo attentamente e considerando tutti i richiami e gli aggiornamenti al Decreto Legislativo 15 Febbraio 2010, n. 31 non si evince quanto sia conveniente in termini economici alienare 150 ettari di un territorio per la realizzazione del Deposito Nazionale.

Un deposito che una volta realizzato ci sarà per sempre.

La convenienza economica sparisce se si dovessero contare i danni irreversibili al territorio inteso come tessuto produttivo, commerciale e turistico. Per non parlare dell’azzeramento del valore immobiliare.

Una catastrofe per avere cosa?

Le compensazioni economiche, così come le convenzioni con l’inquinatore di turno o semplicemente l’esistenza di una servitù, sono ormai esperienze cinquantennali. Le località che ospitano impianti energetici inquinanti sono molte, anche molto vicine a noi, Civitavecchia, Tarquinia.

Nessuno di questi comuni ha azzerato il tasso di disoccupazione.

A Civitavecchia, dove la parola d’ordine era “lavoro anche a costo di ammalarsi”, la disoccupazione è alta ed inoltre si continuano ad avere problemi cronici alle infrastrutture, alla qualità dell’aria e alle reti idriche e fognarie.

La stessa Montalto di Castro, può testimoniare oggi di aver migliorato di poco o niente il livello di qualità della vita con il rendimento delle convenzioni per la servitù energetica.

Le entrate derivanti dalle convenzioni non si traducono in un impatto positivo sul territorio, bensì rappresentano un problema per l’intera area. Inoltre, una volta stipulate, queste convenzioni non possono essere annullate.

Che succede se il sito di Trino Vercellese non dovesse essere idoneo?

In caso di inidoneità del sito, trascorsi i 60 giorni, si tornerà a valutare la CNAI e le soluzioni indicate dal nuovo decreto, ora in fase di discussione e che il 7 Febbraio sarà convertito in legge.

Saranno presentati vari emendamenti, i quali modificheranno la legge in maniera sostanziale. Siamo quasi sicuri che cercheranno di spacchettare i 150 ettari previsti per il deposito Nazionale, per avere meno impatto sui fragili territori Italiani.

Basti pensare che lo spazio dell’area prevista per i rifiuti radioattivi è di soli 20 Ettari.

Se questo avverrà, saranno interessate più aree e forse più regioni. Dobbiamo tenere alta l’attenzione perché non è finita la preoccupazione che la Tuscia possa essere un sito di questi.

Diciamo NO al Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi nella Tuscia

Non sappiamo né come sarà modificato il Decreto-Legge n. 181 del 9 Dicembre 2023, né se il comune di Trino sarà idoneo ad ospitare il Deposito Nazionale di scorie radioattive.

Tuttavia, è essenziale che i sindaci della Tuscia affermino chiaramente il loro intento di salvaguardare tutto il territorio, dichiarando con forza di non accettare eventuali imposizioni dello Stato riguardo l’ospitare il Deposito Nazionale o a una qualsiasi parte dei rifiuti radioattivi, nemmeno considerando le compensazioni economiche legate a questa scelta.

Ricordiamo, se mai vi fosse il dubbio, che che l’opposizione al deposito non è di natura politica né ideologica, ma tecnica e scientifica, come sottoscritto dalle numerose osservazioni inoltrate alla Sogin, dove ogni comune ha potuto spiegare e denunciare le numerose incongruenze delle linee guida utilizzate per la scelta dei vari siti proposti nella Tuscia.

Se consideriamo che l’Italia possiede il più grande patrimonio culturale a livello mondiale, noi abbiamo il privilegio di averne una parte. La ricchezza di biodiversità da preservare è nostra responsabilità e la dobbiamo difendere e qualsiasi minaccia di frappone tra noi e la salvaguardia del territorio della Tuscia la combatteremo, insieme.

Italia Nostra Onlus Sezione Etruria
Marzia Marzoli